Shakespeare o non Shakespeare?
The Tragedy of King Richard the Second (La tragedia di Re Riccardo II)
Regia di Joe Hill-Gibbins. Scenografia di Ultz
Con Simon Russell Beale (Riccardo II) e Leo Bill (Bolingbroke)
Almeida Theatre, Londra, fino al 2 febbraio 2019
di Beatrice Tavecchio
La Tragedia di Re Riccardo II di Shakespeare è un capolavoro che coinvolge potentemente fin dalle prime battute attraverso una serie di situazioni all'interno di palazzi e sui campi di battaglia che tracciano la lotta tra le forze del Re e quelle del cugino Bolingbroke che Riccardo ha esiliato e deprivato del suo titolo e delle sue terre. La paletta di Shakespeare è impressionista, nel senso che attraverso pennellate robuste dipinge una situazione storica in cui si viene a conoscenza del clima politico, con un Tesoro reale in bancarotta, continue guerre in Francia ed altrove, le sconfitte ed i compromessi territoriali che ne seguono e per ultima la rivolta in Irlanda. Riccardo II ha bisogno di fondi per le sue guerre e non fa di meglio che tassare ancora di più i commons, cioè gli artigiani e le classi professionali e confiscare terre e beni anche ai lords, cioè alla nobiltà, ultimo tra i quali per temporalità è Bolingbroke. Quando questi si rivolta e torna dall'esilio, trova l'appoggio della maggior parte degli altri aristocratici, timorosi di perdere la loro eredità. L'impressionismo di Shakespeare è accompagnato da una minuzia realistica, storica, che ci dà informazioni sulle situazioni e sui personaggi, Nomi e cognomi di chi sta col Re e perde la testa e di chi si mette con Bolingbroke che diventerà il futuro Re Enrico IV. Il quadro storico privilegia la lotta tra i due cugini Riccardo e Bolingbroke ed in particolare focalizza sulle personalità dei due, sul misto di grazia e meschinità di Riccardo e sull'onestà e forza di Bolingbroke. Al centro del lavoro, nel quarto atto, è la deposizione del Re, cioè La Tragedia di Re Riccardo II.
E questo è il perno da cui partono le più potenti riedizioni della tragedia. Rupert Goold, nel suo Riccardo II del 2012, attraverso l'ipnotizzante, superba interpretazione di Ben Whishaw, aveva investito il personaggio delle referenze nel testo shakespeariano al Cristo tradito da Giuda e aveva fatto del suo Riccardo -giovane quasi emaciato ma vestito splendidamente d'una tralucente tunica bianca- un Cristo con le braccia aperte a crocefisso nel momento in cui cede la corona e il suo regno. Per di più per far percepire a un pubblico contemporaneo la pietà umana di Shakespeare verso un Riccardo sopraffatto dagli avvenimenti, Goold aveva trovato ispirazione per il personaggio nel sentimento che Michael Jackson, un'altra giovane stella irretita dall'adulazione, aveva sofferto.
Ben diversa dalla visione di un Riccardo/ Michael Jackson-Cristo, Deborah Warner nel 1995, aveva dato una versione femminista del personaggio, facendo emergere la sensibilità di Riccardo e suggerendo un attaccamento non solo da cugino verso Bolingbroke, dando così la parte alla grande attrice Fiona Shaw.
Ora la versione di Joe Hill-Gibbins all'Almeida Theatre di Londra, punta su un altro particolare minuto contenuto nelle battute shakespeariane: sul fatto cioè che Riccardo prigioniero a Londra era stato insozzato dalla polvere e dall'acqua buttata dagli astanti. Ci sono altri riferimenti a secchi d'acqua o di lacrime nel testo da cui sicuramente il regista e lo sceneggiatore hanno tratto la visione dell'intero dramma. Un cubo metallico levigato in cui parecchi secchi d'acqua, di 'sangue' e di polvere sono scagliati sui vari personaggi e sulle pareti, creando macchie allarmanti di colore. Specie quando acqua e polvere sono ripetutamente ed in quantità gettati sul deposto Re, l'attore Simon Russell Beale - uno dei tre protagonisti con Adam Godley e Ben Miles de The Lehman Trilogy di Stefano Massini, regia di Sam Mendes, data la scorsa estate al National Theatre di Londra, che sarà ripresa al Park Avenue Armory di New York dal 22 marzo al 20 aprile e poi dall'11 maggio 2019 al Piccadilly Theatre nel West End di Londra- per cui nonostante la sopportazione di Russell Beale si desidererebbe l'intervento del sindacato degli attori per porre un limite al suo calvario. Anche perché non funziona, l'immagine non convoglia pietà ma stanchezza per un'idea che viene ripetuta troppe volte.
Bolingbroke è in questa edizione un personaggio dubbio, scaltro, teso ad usurpare il Regno, ben lontano dalla accattivante originale. L'attore Leo Bill, privato dalla statura regale di Bolingbroke, ne fa un personaggio che si confonde con gli altri, senza una sua levatura e perciò poco convincente.
Questa versione del Riccardo II vuole forse funzionare come una tragedia greca perché tutti i personaggi storici secondari sono privati di parte delle loro battute e si comportano come coro, riuniti insieme, coreografati a ridosso delle pareti, da cui si staccano per violentemente gettare le loro righe. Il risultato perde la complessità shakespeariana che dibatte la lotta per il potere non solo tra due individui, ma all'interno di una nazione in un clima di guerra civile.
Questo detto, Simon Russell Beale domina la scena. Anche la scenografia di Ulzt col cubo di metallo è originale e funziona perché convoglia con la sua nitidezza, specie quando spruzzato di sangue, l'immagine di un mondo ostile e chiuso.