Prima mondiale: HYMN (Inno) di Lolita Chakrabarti
Regia di Blanche McIntyre (The Writer);
scenografia e costumi di Miriam Buether.
Con Adrian Lester (Red Velvet; Hustle) and Danny Sapani (Killing Eve; Les Blancs).
In streaming dal vivo dall’Almeida Theatre di Londra, dal 17 al 21 febbraio 2021.
di Beatrice Tavecchio
Originariamente programmata per aprire a un pubblico socialmente distanziato, la prima mondiale di Hymn, è ora accessibile via streaming per cinque sere ed un pomeriggio al costo di dieci sterline.
Filmata dal vivo all’Almeida Theatre davanti ad una platea vuota, la diretta vede in scena solo due attori, che danno vita a Inno in cui Lolita Chakrabarti ha voluto ritrarre una ragnatela di sentimenti maschili. È una storia semplice: alla morte del padre, Gil (Adrian Lester) scopre che esiste un altro figlio nato fuori dal matrimonio. Conosce il fratellastro Benny (Danny Sapani) e tra di loro sorge una vera amicizia che coinvolge le rispettive famiglie. Il racconto è circolare. Parte dall’ossequio di Gil al funerale del padre e finisce coll’ossequio di Benny alla morte di Gil. Il tocco della scrittrice è lieve e diffuso mentre esplora i temi del significato di ‘buon’ padre, fratello e figlio. L’amicizia tra i due si esplicita attraverso gli incontri al bar, i discorsi in palestra tra lezioni di boxe, il rivangare il bel tempo passato attraverso la musica e le canzoni più amate. Gil, un piccolo imprenditore che dapprima offre lavoro a Benny ed a suo figlio Louis, alla fine fallisce e si toglie la vita, dando al racconto una chiusura catartica. Ma non è tragedia, al contrario, il dramma è vitale, pieno dell’energia data da un miscuglio di dialoghi parlati e canti o/e canzoni pop, soul, ritmi giamaicani raggae resi dagli stessi attori, giacche di strass, parrucca riccia anni ottanta, colpi di boxe, street dancing, in un’effervescenza che dà prova dell’abilità canora e acrobatica di questi due ottimi interpreti: Lester convincente nel passaggio dai toni lievi a quelli tragici, Sapani potente e allo stesso tempo terribilmente umano. L’intimità dei sentimenti e la loro esternalizzazione avrebbe potuto risultare in una rappresentazione fredda, lineare. Invece la gestualità ed i movimenti coreografici che accompagnano musiche e canti infondono calore e danno vita ai sentimenti dei dialoghi.
A fare il punto sull’esperienza streaming in diretta dal vivo segue una interessante sessione di Domande e Risposte guidata dal direttore artistico dell’Almeida Rupert Goold, presenti i due attori, la drammaturga Lolita Chakrabarti e la regista Blanche McIntyre, sul palco a platea vuota.
Blanche McIntyre si dice fortunata per questo intimo dramma a due voci, perché è rappresentabile in tempi di pandemia. Narra della difficoltà di tener separati, metro alla mano, alla distanza decretata dal governo di due metri, i due attori e di farli tuttavia muovere in sincronia. In effetti la regista e la coreografa Robia Milliner, sono riuscite a infondere al lavoro una rotazione ed un dinamismo che riempie la scena nonostante il limitato numero di interpreti.
Voluta anche la scelta della mascherina che ha un valore non solo realistico ma anche simbolico perché addita alla difficile situazione del mondo teatrale. Gli attori arrivano sulla scena indossando la mascherina, la tolgono per la rappresentazione, e dopo essersi inchinati alla platea vuota, la rimettono lasciando la scena.
Per quanto riguarda la registrazione filmica, Blanche McIntyre nota che l’intimità dei sentimenti espressi attraverso il viso e le mani ben si presta ai primi piani offerti dalla telecamera e loda l’abilità del montatore nello scegliere le inquadrature.
La drammaturga Lolita Chakrabarti sposata con Adrian Lester, rivela di aver potuto imbastire a casa la propria scrittura sulle possibilità fisiche e artistiche dei due attori.
Per gli interpreti Lester e Sapani, la mancanza di pubblico ha significato prima di tutto l’assenza delle anteprime che consentono all’attore di testare sul pubblico la bontà dell’elocuzione, i ritmi del discorso, la potenza o la scarsità della propria rappresentazione. Al tempo stesso Sapani dichiara che la mancanza di pubblico induce ad approfondire sensazioni e sentimenti e spinge l’attore ad una analisi più interna del personaggio.