Drive Your Plow Over the Bones of the Dead (Ara sulle ossa dei morti), temi ecologici nel teatro di narrazione di Complicité.
dal romanzo di Olga Tokarczuc
Regia di Simon McBurney
scenografia e costumi di Rae Smith
luci di Paule Constable
suoni di Christopher Shutt
video di Dick Straker
Con Thomas Arnold, Johannes Flaschberger, Tamzin Griffin, Amanda Hadingue, Kathryn Hunter, Kiren Kebaili-Dwyer,
Weronika Maria, Tim McMullan, César Sarachu, Sophie Steer, Alexander Uzoka.
Londra, Barbican Theatre, dal 16 marzo al 1 aprile e poi in tournée.
Nottingham Playhouse, 4 - 8 aprile; Belgrade Theatre, Coventry, 19 - 22 aprile; The Lowry, Salford, 25 - 29 aprile; Ruhrfestspiele, Recklinghausen, 3 - 6 maggio; Grand Theatre, Luxembourg, 11 - 12 maggio; 10th Theatre Olympics, Budapest, 16 - 17 maggio; Wiener Festwochen, Vienna, 22 - 26 maggio; Holland Festival, Amsterdam,1 - 3 June; L'Odeon, Paris,7 - 17 June 2023
di Beatrice Tavecchio
Il teatro di narrazione è stata l’innovazione teatrale più importante delle ultime decadi in Italia. Narratori come Marco Baliani, Laura Curino, Marco Paolini, Gabriele Vacis, Ascanio Celestini, Davide Enia, Andrea Cosentino ed altri, hanno portato avanti e approfondito in modi originali la modalità dell’attore-narratore, la cui ‘recente’ origine risale ai monologhi di Mistero Buffo (1969) di Dario Fo. Il teatro di narrazione è caratterizzato da una scena povera o quasi, con solo suggerimenti di oggetti, costumi e spazi, in cui l’attore-solista, drammaturgo e affabulatore rifacendosi al proprio vissuto e al materiale storico e culturale raccolto, ricostruisce la memoria collettiva.
La Compagnia teatrale di fama internazionale Complicité, diretta da Simon McBurney, opera in questa modalità. Drive Your Plow Over the Bones of the Dead (Ara sulle ossa dei morti) ricorda il suo altro spettacolo The Encounter (L’incontro) del 2016 (vedi B. Tavecchio, Sipario, Feb. 2016) sia per l’uso di un narratore che per il tema ecologico.
In The Encounter, lo stesso McBurney era il narratore che impersonava un fotografo americano che incontra la tribù Mayoruna nella foresta brasiliana. Incarna il fotografo, il capo tribù, la figlioletta che a casa lo disturba, riempie la scena di rumori ripresi ed ampliati dai microfoni bi-auricolari di suoni della foresta, il frusciare degli alberi, lo scrosciare della pioggia, lo squittire delle scimmie, il cinguettio degli uccelli, il tutto con bottiglie di plastica ed altri materiali poveri. I temi toccati in quella produzione: la nozione del tempo, dove presente, passato e futuro si rivelano effimeri, e la possibilità di comunicare mentalmente, sono immersi nel reale contesto della progressiva tragica scomparsa della foresta amazzonica e dei suoi indigeni.
Drive Your Plow Over the Bones of the Dead. Foto Alex Brenner
In Drive Your Plow Over the Bones of the Dead i temi sono multipli, ma quello principale che contiene tutti gli altri, è quello dettato dalla preoccupazione ecologica. Infatti, chiamerei il suo ‘attivismo teatrale per la salvaguardia del pianeta’. Il tema è ecologico, in difesa degli animali e del loro habitat, ed è associato alla celebrazione della bellezza del creato sulla Terra e nell’universo. Come sempre McBurney stupisce e per la molteplicità dei temi che riesce ad unire e per la loro rilevanza. Il suo è un teatro che non ha paura di suscitare reazioni, anzi cerca il dibattito ed in questo vede la ragione del suo essere teatro. Il tutto presentato con originalità e maestria di interpretazione e di messa in scena.
Ma andiamo con ordine. Come McBurney è riuscito a tenere assieme i vari contenuti e come figurativamente prendono vita sulla scena?
La storia narrata dall’eccellente Amanda Adingue, -che all’ultimo momento ha sostituito l’incomparabile Kathryn Hunter, moglie e compagna di Marcello Magni, purtroppo recentemente deceduto- è tratta dal romanzo omonimo Drive Your Plow Over the Bones of the Dead dell’acclamata scrittrice polacca Olga Tokarczuk, Premio Nobel per la Letteratura nel 2018. La protagonista Janina (Amanda Adingue), un’anziana femminista eccentrica ci racconta di strane morti tra i maschilisti cacciatori del paese. Dopo la prima morte, due altre ne seguono, del commissario di Polizia e del Politico locale, tutti attivi e crudeli membri del clan dei cacciatori. Mentre si cerca il colpevole nel buio degli indizi, quando anche i sospetti vertono su Janina, il pubblico è portato a credere quello che Janina professa, cioè che gli animali stessi si stanno vendicando del loro eccidio. Molte le orme di cervi, volpi e uccelli intorno ai cadaveri. Janina legge gli oroscopi e si diletta d’astrologia. Chiama i suoi cani che ha trovato uccisi, suoi ‘cari’. L’amore per la natura e l’orrore per l’ignoranza e brutalità dell’Uomo nei suoi confronti, la riempiono d’indignazione per i crimini ed al tempo stesso le fanno apprezzare ancor più fortemente la bellezza dell’Universo. Il giallo si risolve con la sua confessione di aver commesso gli ultimi crimini per vendicarsi dell’uccisione intenzionale dei suoi cani, impilati ai piedi dei cacciatori insieme al loro bottino di animali morti.
Un giallo ecologico quindi, con una narratrice ingannevole, lega insieme i due temi portanti, quello della miopica distruzione del nostro mondo e a contrasto quello dell’incredibile bellezza dell’universo. Su questi s’inserisce una sferzante satira della chiesa cattolica, che celebra Sant’Uberto come patrono dei cacciatori, pur essendo stato fermato nella sua caccia dalla visione di un cervo che portava il crocefisso tra le corna. Figurativamente in scena la visione dei cervi massacrati dai cacciatori -in una grande foto e poi mimati dagli attori-, e quella del cervo di Sant’Uberto, si mischiano a creare il senso di tragica inquietudine, diretta agli spettatori, a cui contribuisce l’immagine dell’incendio della chiesa a cui Janina ha dato fuoco.
Drive Your Plow Over the Bones of the Dead. Foto Alex Brenner
Nel complesso è la poeticità della visione della bellezza del Creato che rimane impressa. Lo spazio scenico, ristretto, con un microfono bi-aurale centrale da cui parla la narratrice, si allarga, diventa liquido e prende varie profondità per uno schermo che funge da fondale su cui vengono proiettati il cielo stellato, il pianeta Venere che nasce e cala sull’orizzonte, e via via gli altri pianeti, la via lattea, i segni zodiacali, che avanzano e sembrano fuoriuscire dal palco per investire gli spettatori. A tratti citazioni di versi del poeta visionario del diciottesimo secolo William Blake contribuiscono all’atmosfera.
L’azione della rappresentazione coinvolge altri due ruoli maggiori, oltre quello principale della narratrice sempre presente a narrare ed a partecipare all’azione, quelli del vicino di casa Oddball (lo Strano), l’ottimo César Sarachu, e dell’entomologo con cui Janina ha una relazione romantica, l’attore Johannes Flaschberger. E qui bisogna chiarire che gli attori di Complicité, provengono dalla scuola mimica di Lecoq - lo stesso McBurney, Kathryn Hunter, César Sarachu-, e di Marcel Marceau per Johannes Flaschberger. Quando Oddball, Janina e l’entomologo si fanno una canna, la loro azione ricorda le vecchie comiche del cinema. Sono maestri di tempo, di ritmo: la sorpresa dell’effetto dell’erba, si tramuta in riso, il riso in sussulti e questi in sussurri di meraviglia all’incredibile bellezza del cielo stellato. Anche gli altri attori sono mimi. Le loro braccia diventano corna di cervi; un attore interpreta il cane che scodinzola intorno al suo padrone; un altro attore diventa il signore col cane invisibile al guinzaglio. La musica ed i suoni sono rarefatti specie nelle visioni dell’universo, evocativi, e mai forzati. L’azione è fluida, costumi e oggetti sono ridotti al minimo e solo suggeriti da pochi elementi. Le luci sottolineano e/o interrompono l’azione agendo come grosse lampadine flash di una vecchia macchina fotografica.
Drive Your Plow Over the Bones of the Dead è un gioiello di arte teatrale, un prodotto curato, levigato, come Complicité ci ha assuefatto, ma principalmente nuovo e rilevante per i temi trattati.