L’annuncio è arrivato durante l’evento online, organizzato dall’Istituto per il Teatro e il Melodramma, che presentava ufficialmente l’archivio di Franco Scaldati, custodito presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
Alla notizia della messa in ordine del corposo materiale si è aggiunta anche quella della pubblicazione di un volume che conterrà numerosi testi inediti del drammaturgo palermitano.
Ad annunciarlo è stato l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà.
“Questa decisione è scaturita dall’incontro con i figli Giuseppe e Gabriele Scaldati e dall’idea comune, che in questi mesi ha preso corpo, di valorizzare l’opera di uno degli artisti che meglio ha saputo interpretare l’anima dell’uomo e il suo dramma interiore, facendo della lingua siciliana uno strumento formidabile per raccontare vicende e vite reali con uno stile inconfondibile. Un aedo contemporaneo che ha raccontato l’epopea urbana di questa città, tra surrealtà e verità, vittorie e sconfitte, luci e ombre, silenzi e voci”.
“Palermo - ha aggiunto l’assessore Samonà - per anni ha voltato le spalle a Scaldati: lo ha fatto mentre era in vita e ha continuato a farlo anche da morto. È tempo che la Sicilia si interessi di questo grande figlio della nostra terra, con un’iniziativa che non guardi soltanto ai confini regionali ma, com'è doveroso, ne sottolinei l’importanza e il valore nel contesto della grande cultura teatrale europea”.
Tra i principali esponenti della drammaturgia nazionale, Scaldati non operava nei ranghi della scena ufficiale ed è stato artefice di un teatro che poneva al centro l’attore con le sue specificità.
Dal 2013, anno della sua morte, fino allo scorso giugno è calato sulla figura del “sarto poeta” un velo di inspiegabile dimenticanza, sopratutto da parte delle istituzioni locali, tanto che, per ben sette anni, non è stato possibile destinare nessun luogo dove custodire e valorizzare questa produzione.
A nulla è valso il coro di artisti, collaboratori ed estimatori tra i quali Franco Maresco (opera sua il docufilm “Gli uomini di questa città io non li conosco” sulla vita del drammaturgo palermitano), che ripetutamente chiedeva l’intitolazione di un sala teatrale, di una via, una testimonianza insomma che affermasse il genio di Scaldati. Da qui la decisione della famiglia di donare gli scritti alla Fondazione Cini, arricchendo la sezione degli archivi siciliani in cui figurano anche quelli di Santuzza Calì e Michele Canzoneri.
All’evento online hanno preso parte, tra gli altri, anche Melino Imparato, storico collaboratore e attore della Compagnia Franco Scaldati, il “cuntista” Mimmo Cuticchio, e il critico teatrale Guido Valdini che ha lanciato la proposta di realizzare una “Scaldatiana” durante la quale mettere in scena testi teatrali del drammaturgo affidati a diversi registi.
Non ultimi hanno dato il loro contributo Enzo Vetrano e Stefano Randisi, eccelsi interpreti dei testi di Scaldati.
Nel corso dell’incontro, visibile a questo link, è stato presentato un montaggio video, con interviste e brevi interpretazioni di Franco Scaldati, oltre a delle immagini dei materiali che compongono l’archivio.
Rosa Guttilla