Peppe Villa – l’attore che recitava per strada
Di Peppe Villa
Monologhi teatrali o cinematografici, storie per bambini, poesie e traduzioni di W. Shakespeare
All’ingresso del Teatro Diana di Napoli
Per consultare il suo “menù” https://tavernadellattore.wixsite.com/peppevillaonstreet/menu-2
Chi, almeno una volta nella vita, non è rimasto chiuso fuori casa senza le chiavi? Una dimenticanza, si sa, può capitare a chiunque e a volte costa anche cara. Nel vero senso della parola, perché bisogna chiamare il fabbro, se non si trova altro modo e questo può significare anche ingenti somme di denaro. Senza contare lo spiacevole tempo trascorso ad attendere fuori da quella porta che non puoi varcare, non puoi attraversare e la guardi e la riguardi e nel mentre ti passa per la testa di tutto, perfino questioni filosofiche, fino a che non ti accasci contro quella stessa porta, sconsolato, aspettando il mago con gli strumenti giusti, che ti salvi da quel momento. Stavolta però, a restare “fuori casa” è un attore, che non è rimasto fuori dalla sua abitazione, ma fuori dall’altra sua casa, ovvero, ovviamente, il teatro. Peppe Villa, questo il suo nome, è un attore professionista e rappresenta simbolicamente la condizione di tutti i teatranti italiani e in generale di tutti gli operatori del mondo dello spettacolo che, per la maggior parte, sono a casa da ormai un anno. Già, dentro casa, quando vorrebbero volentieri uscirne, in questo caso, per tornare a lavorare. Quando si passa davanti al Teatro Diana di Napoli, nel quartiere del Vomero, si può avere il piacere di incontrare l’arte. In che senso? Nel senso che si può “incappare” in Peppe Villa che, nonostante il freddo e la pioggia dei giorni invernali, è davanti alle porte del teatro, naturalmente chiuso, ad offrire la sua voce e la passione per il suo mestiere. Se ti fermi ti mostra un QR code, da cui entrare magicamente nel mondo di un menù teatrale da cui poter scegliere ciò che si preferisce ascoltare. Dai monologhi del teatro a quelli del cinema, dalle poesie ai racconti per bambini, fino alle sue traduzioni degli originali di Shakespeare, è indicata persino la durata di ogni pezzo, così da permettere ad ognuno di decidere in base al tempo che ha a disposizione senza far aspettare impegni, lavoro oppure appuntamenti. Non è il massimo, potrebbe obiettare qualcuno. I rumori delle macchine, il vociare della gente e il brusio di sottofondo non permettono di vivere per bene quell’esperienza, forse e di questo l’attore si scusa. Poi sceglie in accordo coi passanti che si sono fermati una musica che accompagni le parole, la carica dal suo cellulare e parte la magia. Chiariamoci, l’arte in strada c’è sempre stata, è una tradizione antica, di quando le compagnie di teatranti e girovaghi andavano per le piazze a raccontare storie o a recitar commedie, come lo facevano anche i trovatori, i rimatori provenzali nelle corti e nelle strade, ma il discorso era molto diverso: i rumori delle città erano davvero ridotti rispetto ad oggi, di certo non c’erano macchine a sfrecciare e declamare in pubblico era consuetudine consolidata. Oggi gli artisti di strada sono soprattutto coloro che ballano la street dance o attingono dalla cultura hip hop e con musica ad alto volume si fanno sentire senza difficoltà, ma soprattutto si fanno vedere nelle più varie coreografie. Oppure sono quelli che per le strade affollate mostrano qualche numero straordinario, quasi circensi in versione cittadina che allietano i passanti, strappando loro un sorriso. E poi ci sono i pittori, gli artisti che, specialmente durante i periodi di villeggiatura, o anche per le strade del centro dipingono e vendono i loro quadri in una rinnovata tendenza en plein air, ritraggono chi è disposto a pazientare o ancora decorano i marciapiedi con colori e forme. C’è sicuramente una cultura ed una storia, dietro tutto questo, senza contare poi le tradizioni dei graffiti e delle zone famose per gli artisti come Montmartre o città italiane in cui si sistemano le statue viventi e i mimi. Siamo andati ovviamente oltre, semplicemente per dire che l’idea che può apparire stravagante di Peppe Villa ha in realtà illustri precedenti e degni contemporanei ed in questo momento storico in particolare, ha certamente un significato ed un valore nuovo, fortemente simbolico e rappresentativo. Si tratta di dare voce anche a chi non ce l’ha perché scarsamente considerato e troppo spesso e da troppo tempo messo da parte. E di farlo anche ironicamente, disegnando un sorriso, con la finale scelta del pubblico del cappello, per un’offerta, o di un pomodoro, da tirare se la performance non è stata gradita. Ma si tratta anche di portare un po’ di bellezza tra le vie ed i rumori della città, tra un verso di Leopardi ed una “favola al telefono”.
Francesca Myriam Chiatto