“LE SORELLE MACALUSO” DI EMMA DANTE IN TELEVISIONE (RIDUTTIVO PERO’ IL PALINSESTO)
di Angelo Pizzuto
Alla Mostra alla di Venezia dello scorso anno la sapiente ed anarchica commistione fra cinema e teatro che Emma Dante apportava ad una delle sue opere più complesse (e ambiziose) si concludeva con dieci minuti di applausi ed una sfilza di Premi “Pasinetti”assegnati dalla della critica italiana al “miglior film e miglior e migliori protagoniste” della rassegna, Meritatissimi.
Approdate di recente in televisione: “Le sorelle Macaluso” ha però avuto collocazione riduttiva seppur élitaria (Rai movie: una domenica torrida e impigrita) destinando a un ristretto pubblico di cinefili un anomalo, inatteso capolavoro –frutto di una regia cruda, capillare, visionaria e virtuosa- che di tutto necessita tranne che di “breve memoria.”
Scritta da noi, non sempre in passato reverenziali e generosi verso la regista siciliana, ci permettiamo di reputare attendibile e non di “mera cortesia”la nota che segue (e precede).
Il film si poggia su una poetica che esprime le tre stagioni della vita di donne comuni e “peculiari” allo stesso tempo: “che sono loro stesse la vita; anche dopo la morte”. Nelle immagini variegate, Emma Dante irradia una solare e vitale energia che esplode nella armonica coralità del film. La vita delle cinque sorelle viene sconvolta dalla morte della più piccola, che tuttavia “riappare”.
Fulcro della vicenda (sacralità di un luogo?) è la avita “casa dei piccioni”, affittata per le cerimonie. Gli uccelli vengono liberati, ma poi ritornano sempre, e in volo, al loro “nido”. Come le anime per gli scintoisti. Specie se in vita hanno subìto violenza.
La stagione ultima della famiglia si chiude con un funerale ed il contestuale trasloco che, per chi l’ha provato, è la morte delle case.
Vero cinema che fa recitare gli oggetti, ma anche i volatili fedeli compagni delle sorelle, nella vita e nella morte. Vita che in altri modi si ricompone, come un piatto frantumato: nella sua duplicità struggente ed evocativa.
E’ infatti così che il film di Emma Dante “strazia” (letteralmente) il cuore dello spettatore, vivisezionato magistralmente nella scena degli animali nel laboratorio, ad esplicita citazione del maestro Bunuel (e del suo surrealismo da “Cane andalusi”)
Grande cinema, quindi, che si fonda sulla inveterata capacità di teatralizzazione della regista, così come esplicitata sui palcoscenici europei.
Un cast superlativo infonde una straordinaria veridicità alla vicenda. Un film che avrebbe meritato un più vasto appeal. Una scelta necessaria per evitare uno spreco di bellezza (e di fondi pubblici)
Il Cast
Viola Pusatelli, Eleonora De Luca, Simona Malato, Susanna Piraino, Donatella Finocchiaro, Laura Giordani, Ileana Riganom Rosalba Bologna, Maria R. Alati, Serena Baronem Anna Pomario, Eleonora De Luca, Alissa M. Orlando, Sandro M. Capagna