Lo scorso anno avevamo parlato di una vera e propria sfida occupandoci di presentare la prima edizione del “Salieri Circus Awards”: non c’era termine più adatto per circoscrivere l’idea del visionario regista Antonio Giarola di coniugare le arti circensi con la musica classica declinata nelle modalità più variegate e dedicata al musicista nativo della cittadina del Quadrilatero di Radetzky, probabilmente troppe volte sottostimato.
Abbiamo assistito, quindi, ad una vera e propria opera di riscrittura di ogni “numero” in competizione da parte di Giarola che ha agito non solo da direttore artistico del festival nel suo complesso selezionando le diverse performance in concorso insieme alla coreografa Elena Grossule ma da vero e proprio regista capace di lavorare su ciascuna attrazione per renderla funzionale allo spirito della kermesse.
Quest’anno gli organizzatori del festival – sostenuti da un’amministrazione locale disponibile e lungimirante – hanno voluto alzare ulteriormente l’asticella, come si direbbe in ambito sportivo. La bomboniera del “Teatro Salieri” di Legnago ha ospitato dal 22 al 26 settembre anche un’orchestra ritmico-sinfonica di trentasei elementi diretti dal Maestro Diego Basso che ha arricchito di significati la rassegna conferendo all’intera operazione un tono ancora più profondo. Di grande effetto e altrettanta efficacia si è rivelata la scelta di utilizzare un led wall a fare da sfondo che si adattava alle diverse attrazioni.
Un’altra intuizione degli organizzatori ha caratterizzato la manifestazione 2022, ovvero quella di affidare la decisione circa l’assegnazione dei premi principali ad una giuria tecnica composta di sole donne – ben quindici – provenienti da organizzazioni, paesi e contesti assolutamente variegati: fianco a fianco si sono sedute rappresentanti del “Festival International du Cirque de Monte-Carlo” e del Cirque du Soleil, della Federation Mondiale du Cirque e dell’Australian Circus Festival, del Cirque d’Hiver di Parigi e del circo elvetico Knie, tutte coordinate dall’infaticabile Letizia Giarola, vera anima organizzativa dell’evento. Per l’Italia erano presenti Ghisi Casartelli del “Circo Medrano” e Heidi Faggioni della Zoppis Production. Ancora una volta parallelamente a quella principale ha lavorato anche una giuria della critica condotta con garbo e leggerezza dal brillante Roberto Bianchin già firma di “Repubblica” e storico appassionato delle arti circensi: a lui sono stati affidate anche le quotidiane conversazioni open air con gli artisti collocate all’ora dell’aperitivo proprio all’ingresso del teatro.
Va sottolineato che il festival ha patito le ripercussioni derivanti dall’attuale congiuntura internazionale: infatti, gli artisti russi originariamente in programma non hanno potuto partecipare così come la giurata Maria Nikulina, tutti assenti per ragioni chiaramente indipendenti dalla volontà degli organizzatori. Riteniamo difficilmente accettabile che arte, cultura e sport siano vittime di bandi, esclusioni e discriminazioni territoriali di ogni genere.
Anche la seconda edizione è andata in archivio con un esito più che positivo sia sotto il profilo della qualità artistica complessiva sia sul piano organizzativo, campo nel quale la “Pro Eventi”, produttrice esecutiva, eccelle senz’altro.
Alla fine due “Salieri d’Oro” ex aequo sono andati al funambolo spagnolo al filo basso Nicol Nicols e al duo francese al trapezio EmYo. Il primo ha mirabilmente trasformato la sua performance tecnicamente di alto profilo (salto mortale indietro e avanti nel suo repertorio) in una danza con tanto di marsina sulle arie del “Barbiere di Siviglia”: nessun dubbio sulla sua vittoria finale tant’è che anche la giuria della stampa ha deciso di attribuirgli il suo riconoscimento. La coppia francese, invece – che si è aggiudicata la vittoria battendo la concorrenza del duo argentino-statunitense “Pas de deux Straps” alle cinghie aeree cui è andato uno degli argenti – ha presentato una routine fluida e non banale capace di ammaliare gli spettatori.
Altri due argenti sono andati alle quattro contorsioniste etiopi “Sheger Contorsion Queens” – tipico prodotto di qualità della scuola di Addis Abeba – e al ventriloquo italiano Andrea Fratellini, tecnicamente abilissimo e dotato di una naturale carica di empatia ma forse fuori contesto rispetto al tono della manifestazione: la sua comicità molto diretta gli è valsa anche il premio del pubblico.
All’italiana Kimberly Zavatta è andato uno dei “Salieri di bronzo” grazie ad una vigorosa performance alle cinghie aeree sulle note della celeberrima aria della “Carmen” di Georges Bizet, accompagnata dal soprano Marzia Vedovato mentre a Yasmine Dell’Acqua il premio della giuria della musica per il suo eccellente numero di antipodismo che forse avrebbe meritato un miglior trattamento. Il premio speciale del “Club Amici del Circo” è stato attribuito all’artista tedesca Alexandra che portato in scena una performance energetica con gli hula hop, frutto anche della sua grande esperienza con la ginnastica ritmica.
Una menzione particolare per l’elvetica Silke Pan, special guest della kermesse, che ha presentato senza pudori uno spaccato di vita con la sua esibizione di verticalismo, in combinazione col ballerino dell’Arena di Verona Luca Condello, quindici anni dopo l’incidente che l’ha resa paraplegica: quella vista sul palcoscenico di Legnago è stata una rappresentazione plastica di una vera e propria rinascita.
Il galà di chiusura è stato valorizzato anche dalla presenza del più famoso clown del mondo, David Larible - nativo proprio del veronese, che ha presentato la sua famosa entrata dell’”Opera” prima di ricevere un “Salieri di platino” dalle mani della sorella Eliana per i suoi cinquant’anni di carriera.
Detto che tutti gli spettacoli sono stati condotti con trasporto dal Maestro di Cerimonie “Principe Maurice”, alias Maurizio Agosti, chiudiamo evidenziando come il “Salieri Circus Awards” abbia rappresentato anche una sorta di ritorno alle origini per il circo che si è riappropriato dello spazio scenico che gli era usuale un paio di secoli fa. Non si deve dimenticare, infatti, che le arti circensi – soprattutto prima dell’introduzione delle strutture itineranti – hanno calcato con regolarità per decenni le tavole dei palcoscenici di ogni dove.
Francesco Mocellin