Il 2023 pone Budapest al centro del panorama internazionale teatrale come protagonista. Un vasto programma annuale ha impegnato tutto il territorio ungherese sotto la guida del Teatro Nazionale di Budapest diretto dal vulcanico regista Attila Vidnyánszky, divenuto anche membro del Comitato Olimpico Internazionale, presieduto da Theodoros Terzopoulos, con Tadashi Suzuki, Bob Wilson.
Quindi l’anno in corso è una specie di grande concerto culturale che potremmo dividere come le quattro stagioni del teatro internazionale:
inverno e primavera impegnate ad ospitare, produrre divulgare la 10ma edizione del Festival Internazionale Theatre Olympic contestualmente la 9a edizione del MITEM - un impegno che ha presentato il meglio della produzione teatrale internazionale; estate invece dedicata alla famosa opera di Irme Madach “La tragedia di un uomo”, operazione che ha portato a Budapest più centoventi attori/studenti provenienti da dieci nazioni (per l’Italia il Centro Teatro Attivo di Milano) realizzando uno spettacolo “monstre” di sette ore, una maratona ripresa e documentata dalla televisione ungherese che ne ha recentemente presentato un documentario diviso in due parti.
autunno dedicato al festeggiamento dei dieci anni del MITEM con un programma speciale articolato in quattro blocchi: MITEM+ con la presenza della Comédie-Française del Teatro Nazionale di Košice e del Teatro drammatico jugoslavo; il “Festival Synergy” con spettacoli teatrali di minoranze linguistiche e nazionali da Ufa, Bashkiria, a Colonia, Germania; la “Vetrina del Teatro Nazionale" con le produzioni innovative e di successo del teatro ospitate negli ultimi anni e "Berehove 30” – con gli spettacoli leggendari del Teatro Ungherese di Berehove, che celebra il suo 30° anniversario. La città di Berehove si trova a pochi chilometri sul lato ucraino del confine del Trianon. Questo teatro della Transcarpazia opera “al confine” non solo in senso geografico e teatrale minoritario, ma anche artisticamente: tra il mondo teatrale ungherese e quello russo-ucraino, ma anche tra i teatri in Ungheria e oltre confine.
La vetrina del teatro Nazionale di Budapest ha messo in campo le seguenti produzioni visibili su https://mitem.hu/en/programme/ calendar.
Abbiamo potuto seguire tre produzioni:
Il cerchio di gesso del Caucaso di Bertolt Brecht per la regia del georgiano Avtandil Varsimashvili.
Lo spettacolo viene sostenuto dalla compagnia del Teatro Nazionale di Budapest - composta da attori e attrici di assoluta eccellenza - che tiene con ritmo, bravura e coesione l’idea della messa in scena che ruota attorno ad un stile che potremmo definire un “grottesco carnaval”, scelta che a volte eccede e spezza la linearità del contesto della drammaturgia.
La trama è ambientata nella Georgia devastata dalla guerra civile, dove il governatore del paese, Georgi Abasvili, viene assassinato in un colpo di stato organizzato dal principe. Natella, la moglie in fuga del governatore, abbandona il suo giovane figlio, che viene accolto dalla gentile cameriera Grusha Vachnadze (la brava Kinga Katona). Da quel momento in poi, lo alleverà come se fosse suo figlio. Tuttavia, la moglie del governatore ritorna dopo la guerra per reclamare il suo figlio biologico. La soluzione a questo dilemma apparentemente irrisolvibile è lasciata ad Azdak (interpretato da uno scatenato Zsolt Trillo), il giudice, che cerca di risolvere la disputa tra le due donne utilizzando un antico test noto come “cerchio di gesso caucasico”.
Del giovane autore russo Kirill Fokin è stato presentato lo spettacolo REX, la cui produzione è diretta dal padre dell'autore, Valery Fokin, figura di spicco del teatro russo e direttore artistico del Teatro Alexandrinsky di San Pietroburgo.
Il protagonista dello spettacolo è Livey Kaplan (interpretato da Dénes Farkas), il leggendario segretario generale delle Nazioni Unite che nel corso della sua lunga vita ha unito tutta l'umanità in un unico stato. Ma invece dell'unità sperata, il mondo precipitò in cataclismi storici ancora più terribili che portarono al fallimento del progetto utopico di Kaplan. L'ex politico ora ha 129 anni e desidera morire, ma smettere di esistere non è così facile in questa strana società, e Kaplan è costretto a vivere in solitudine, appartato dal mondo, accudito da un servitore androide a lui assegnato.
Rinchiuso in una scatola di plexiglass il protagonista si dibatte per la libertà della figlia rapita a causa del fallimento del suo progetto.
Una scrittura distopica che cerca di indagare un futuro ormai già troppo presente. Un “requiem dell’umanità”, si potrebbe definire, ma il progetto teatrale e la scrittura scenica risultano meno distopici di quel si pensa, perché oggi quel che si sviluppa attorno a noi sempre più velocemente, sorprende quasi di più di quel che si vede in scena. La resa ne appesantisce ancora di più il risultato obbligando il bravo attore a rimanere chiuso dentro quel bel box che rende la scena troppo statica e faticosa.
Attila Vidnyánszky rivisita un grande classico ungherese Il Banchiere Bank di Joseph Katona, autore ungherese del 1800, con uno spettacolo dalle molteplici soluzioni e dagli accavallamenti stilistici di grande rilievo tra danza popolare, musica jazz, musica tonale e rumori che riempiono il palcoscenico stratificando la narrazione in un complesso modulo di segni che ampliano la visione dello spettatore ricordando la moltitudine e la complessità storica ungherese.
La vicenda è ambientata nella corte di Andrea II (1205-1235), dove l'alto dignitario Bánk accusa la regina Gertrude di connivenza con lo stupro subito da sua moglie per opera del fratello della regina, e infine la uccide. Il dignitario Bánk, a causa del rimorso per il suo gesto, perde il lume della ragione. Non solo una storia d’amore, ma una riflessione anche sul posizionamento geografico del paese tra Oriente e Occidente, che si muove tra conflitti personali e politici, crudeltà, denaro, visioni apocalittiche e misteri, vicenda che ha avvolto lo spettatore per tre ore di grande teatro.
Nell’ampio progetto segnaliamo la interessante coesione di Novi Sad e Budapest con un festival nel festival: Sinergy al MITEM. Dal punto di vista teatrale, questo impatto sistemico fa sì che i teatri minoritari nelle zone di confine dei rispettivi paesi siano "torri di guardia" che salvaguardano la propria identità linguistica e culturale, arricchendosi con il patrimonio intellettuale della maggioranza e fornendo risposte utili alle domande di la cultura maggioritaria.
Synergy World Theatre Festival è stato fondato a Novi Sad, in Serbia, nel 2017, per fungere da piattaforma per teatri e compagnie che operano lungo i confini di varie comunità e culture linguistiche. Il festival si svolge a Novi Sad sin dal suo inizio, con il sostegno della città, organizzato dal Teatro Novi Sad/Novosadsko Pozorište. È stato ideato e gestito da Valentin Venczel, direttore del teatro in lingua ungherese dal 2013 al 2023. Fondato a Novi Sad, il Festival è arrivato a Budapest nel 2023, anno delle Olimpiadi del teatro in Ungheria, e ha trovato la sua collocazione al 10° Incontro Internazionale di Teatro Madách (MITEM).
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