Tre spettacoli di Teatro Ragazzi a Parma, al Teatro del Cerchio e dalle Briciole/Solares
Diverse le fonti d’ispirazione: la fiaba di tradizione, Peynet e il libro dei suoni
“Una storia - da Hansel & Gretel”
regia: Francesco Cortoni
con: Alessia Cespuglio
produzione: compagnia Pilar Ternera
Visto a Parma, al Teatro del Cerchio, il 28 gennaio
“Noooo!”, hanno gridato più di una volta i bambini quando l’attrice - unica interprete in scena Alessia Cespuglio della Compagnia Pilar Ternera - ha finto di chiudere il racconto, i due personaggi però ancora in pericolo: le fiabe appartengono profondamente ai bambini che amano ascoltarle più e più volte. Com’era possibile un tale tradimento, lasciare la narrazione in sospeso?!
Tutto uno scherzo naturalmente! E s’immagina lo sapessero bene anche i tanti bambini che con le famiglie riempivano la sala del nuovo Teatro del Cerchio: l’ammiccamento solidale era iniziato già prima, quando, fingendo una sorta di sdoppiamento, lei insieme fratello e sorella, Alessia Cespuglio chiedeva informazioni alla platea. “Dov’è andata/o, di qua, di là?”
Per “Una storia - da Hansel & Gretel”, regia di Francesco Cortoni, il primo motivo di coinvolgimento, e di fresche risate, è stato proprio l’ingresso dell’attrice, un po’ burattinesco, il corpo pronto ad agire in autonomia nelle sue singole parti, un muoversi buffo, gambe e braccia disobbedienti: in molti passaggi dello spettacolo l’esile Cespuglio pare mossa come da un vento che la fa ruotare leggera. Piccole magie, con la luna che rimbalza, veli colorati - e l’apparizione della casetta di marzapane dove la strega e i due bambini sono sagome a bastone. Hansel apparirà chiuso in gabbia, Gretel costretta a compiere i più umili lavori, sapendo che, come loro avevano voluto soddisfare quella grande fame, “l’avidità orale e l’irresistibile tentazione di assecondarla”, così la strega, “personificazione degli aspetti distruttivi dell’oralità” vuole divorarli, continuamente controllato il bambino in attesa che ingrassi a sufficienza. Bruno Bettelheim dedica molte pagine de “Il mondo incantato” proprio alla fiaba di Hansel e Gretel, che inizia con una situazione realistica, l’estrema povertà di una famiglia di boscaioli, molti i passaggi comuni a “Pollicino”. Nello spettacolo visto al Cerchio si crea una sorta di distinzione tra la madre e il padre, che non riesce a consolarsi della perdita dei due figli, che però, soli, collaboreranno per potersi salvare. Lui saprà accoglierli felice, loro infine portatori anche di ricchezza, il tesoro di chi voleva mangiarli e di cui erano riusciti a impadronirsi. “Fintanto che i bambini continueranno a credere alle streghe - spiega ancora Bettelheim - bisognerà raccontare loro delle storie in cui dei bambini, grazie alla loro abilità, si liberano di queste figure persecutrici che popolano la loro immaginazione”. E qui c’è anche la bella solidarietà tra fratello e sorella che torneranno a casa cresciuti, più sicuri. La scena crea ricche visioni per quelle fiabe amate che diventano esperienza per chi ascolta, per chi è spettatore.
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“C’era 2 volte 1 cuore”
dalle illustrazioni di “Les Amoreux” di Raymond Peynet
drammaturgia e regia: Daniela Nicosia
voce narrante: Maria Sole Barito
con: Susanna Cro e Labros Mangheras
scene: Marcello Chiarenza
disegno luci: Paolo Pellicciari
luci e suono: Francesco Manzoni
produzione: Tib Teatro
Visto a Parma, al Teatro al Parco, stagione Briciole/ Solares, il 29 gennaio
“Oh! Gli straordinari racconti di un grande libro”
Voglia di delicatezza, di poesia. Del resto il riferimento esplicito è a Raymond Peynet, il disegnatore dalle sagome sottili, immediatamente riconoscibili, panchine e cuoricini, “Les amoureux”. Di notevole bellezza le prime immagini, perfette le luci, con la finestra al centro della scena, lì dove appariranno lui e lei, protetti dentro la casa, scene di Marcello Chiarenza, raffinato artista, che ama l’essenziale, stilizzazioni evocative che diventano, nella semplicità, simboli. Piume, ombrelli, cuscini. Due cuori che battono. Una voce di bambina. Musiche dalla Francia. Atmosfere. Lo spettacolo di Daniela Nicosia è attraversato dal tempo dell’attesa tra voglia di conoscere, esplorare, di lei, e i molti timori, le paure di lui: una scaletta permetterà loro di uscire, conoscere il mondo, composto in verità da un susseguirsi di immagini/ sorpresa, con ombrelli da cui cade anche la neve. Le stagioni. L’alberello cui si aggiungeranno rami fioriti. Il vento, le foglie dell’autunno. Uccelli chiari che passano alti sulla scena. Giocare con le lucciole. La figura luminosa che è luna, barca, culla. Lievi farfalle sui fiori. Susanna Cro e Labros Mangheras sono vestiti di bianco: solo nella parte finale indosseranno gli abiti di Peynet, per lui anche il cappellino nero. Torna la voce di bimba: “Ecco: ora due cuori si erano incontrati e innamorati, ora c’erano una mamma e un papà, due cuori pieni d’amore ad aspettarmi!”. Una situazione nuova, fresca, creata con passaggi che volevano creare meraviglia. Bene la musica di chiusura, “Que reste-t-il de nos amours” di Charles Trenet che però, rispetto alla narrazione, offerta solo per emozioni tutte nascenti, dice di qualcosa di perduto, ormai lontano, “Que reste-t-il de nos amours? Que reste-t-il de ces beaux jours?/ Une photo, vieille photo/ De ma jeunesse/ Que reste-t-il des billets doux/ Des mois d'avril, des rendez-vous/ Un souvenir qui me poursuit/ Sans cesse…”. Alla fine, così nascosti, sentimenti di malinconia, di perdita, la primavera presto lontana, l’innamoramento, con le figurine di Peynet, solo un mucchietto di ricordi in un breve soffio?
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“Oh! Gli straordinari racconti di un grande libro”
di/ con Daniele Giangreco, Edoardo Nardin
da: “OH! Il libro che fa dei suoni” di Hervé Tullet
scenografie: Molino Rosenkranz, Roberto Pagura
costumi: Clotilde
musiche: Edwin Lucchesi
produzione: Compagnia Catalyst
con il sostegno di Factory TAC ed Officina Giovani Prato/Comune di Prato
Visto a Parma, al Teatro al Parco, stagione Briciole/ Solares, il 5 febbraio
“Oh! Gli straordinari racconti di un grande libro”
Come scenografia un grande, elegante libro bianco: usciranno di lì i due protagonisti, Daniele Giangreco ed Edoardo Nardin, tante le botole che compongono la prima pagina, la copertina sollevata come pronta a ospitare qualcosa di sorprendente. Come sempre quando si apre un libro?. E’ senza parole ma non senza suoni lo spettacolo “Oh! Gli straordinari racconti di un grande libro”: tra lazzi e azioni clownesche si gioca con la voce per quell’”Oh” del titolo, ma anche con “Ah!” in una serie di rimbalzi che coinvolgono anche il pubblico in sala, compongo ritmi dalle diverse lunghezze. Le gambe di uno sembrano impegnare tutta la lunghezza di quel volume gigante, ma poi uscirà anche una mano dal braccio sproporzionatamente alto. Tutto è candido, anche i costumi dei protagonisti. La musica esce da una sorta di libro con chiave in movimento, Alcune azioni sembrano proprio magiche con le cose che obbediscono al movimento di un dito. Dal libro escono altri libri, sempre ugualmente di una luminosità lattea, che paiono anche agire in autonomia. I due protagonisti sono anche un po’ bambini che giocano, litigano (poco), sanno inventare tanti modi per stare insieme. Stanno bene lì, si sentono al sicuro, protetti in quello spazio-libro. Ma cosa succede se qualcosa va oltre quella soglia di sicurezza? Prima un libro, poi una di quelle palline con cui moltiplicare le vocali sonore: che fare? Inutile cercare sistemi per raggiungerli. E provare a uscire, scendere di lì? Come superare la paura? E chi sono tutti quei numerosi bambini di fronte a loro? Nell’ultima parte dello spettacolo - ispirato a “OH! Il libro che fa dei suoni” di Hervé Tullet, scenografie di Molino Rosenkranz e Roberto Pagura, costumi di Clotilde, musiche di Edwin Lucchesi, produzione di Compagnia Catalyst - Daniele Giangreco ed Edoardo Nardin scendono in platea coinvolgendo i giovani spettatori in un’atmosfera di grande allegria.
Valeria Ottolenghi