TEATRO LA MONNAIE BRUXELLES
14 maggio 2014
Un RIGOLETTO al limite della pornografia. Con le dame della corte del Duca di Mantova in rags e completamente nude non fosse stato per un minuscolo perizoma. Come nudo appare, nella scena che precede l'accoppiamento (a porte chiuse) con Gilda, il duca di Mantova. Ovvio che la nudità ha poco a che fare con la pornografia: per questa ci vuole l'intenzione di chi la esibisce. E lì l'intenzione c'era. Almeno adombrata. Difficile, del resto, sfuggire alla allusione pornografica, quando i modelli di comunicazione ne grondano tanto abbondantemente. Una variante pubblicitaria dell'approccio velatamente pornografico al capolavoro di Verdi è l'ostentazione della bottiglia di whiskey, che il duca tracanna tra una fornicazione e l'altra, con l'etichetta bene in vista. Si tratta di Johnny Walker, volendo andarci a fondo. Ma sono dettagli. E' chiaro che l'ostentazione dei corpi rivela l'intento morale del metteur en scene, il canadese ROBERT CARSEN, che sottolinea la depravazione del Duca mostrandone la infallibile riduzione a merce di tutto quel che tocca: corpi, oggetti, fino al loro simulacro pubblicitario, l'etichetta. Viene in mente Mario Soldati: "non esistono più vini, solo etichette".
Questo RIGOLETTO della Monnaie arriva tre mesi dopo quello del Metropolitan di New York, ambientato a Las Vegas, con l'allure del musical e voci alla Frank Sinatra. E alcuni anni dopo quello del Covent Garden, dove il Duca è un boss mafioso di Little Italy e Rigoletto un killer al suo servizio. Si direbbe che Rigoletto abbia il potere di sbrigliare la fantasia dei suoi registi fino e anche oltre il limite dell'opportunità e del buon gusto. Quanto a voci e sapienza teatrale, il Rigoletto della Monnaie è opera di grande dignità: su tutte spicca Anne Marie Gillet, delizioso soprano lirico, che interpreta con voce giovane e delicata e movenze di grande attrice una splendida Gilda. Meno convincente il Duca, Arturo Chacon –Cruzil, tenore giovane e dalla voce un po' fragile. Splendido il balletto, anche se con qualche indulgenza alla acrobazia: sono le ragazze del Bolshoi a rappresentare le dame della corte. Eccellente il coro, diretto dal maestro Carlo Rizzi, mentre a dirigere l'orchestra era il maestro Samuel Jean.
Attilio Moro