73° Stagione Lirica Sperimentale - Spoleto 2019
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Musica di Gioacchino Rossini
Libretto di Cesare Sterbini
Direttore Salvatore Percacciolo
Regia Paolo Rossi
Registi assistenti
Emanuele Dell'Aquila - Lisa Nava
Scene Andrea Stanisci
Custumi Clelia De Angelis
Luci Eva Bruno
Fotografo di scena Riccardo Spinella
Cantanti del Teatro Lirico Sperimentale "A. Belli"
Personaggi e Interpreti
IL CONTE D'ALMAVIVA Alejandro Escobar
DON BARTOLO Luca Simonetti
ROSINA Susanna Wolff
FIGARO Paolo Ciavarelli
DON BASILIO Antonio Albore
FIORELLO Maurizio Cascianelli
AMBROGIO Ivano Granci
BERTA Tosca Rousseau
UN UFFICIALE Maurizio Cascianelli
NOTAIO Giuseppe Giacinti
MIMO Jacopo Spampanato
Direttore di scena Irene Lepore
Capo Macchinista Paolo Zappelli
Materiali luci S.P.A.N. ensemble s.a.s di Spoleto
Teatro Nuovo - Spoleto 22 settembre 2019
Il barbiere di Siviglia di Rossini affascina per i colpi di scena, i guizzi, l'ironia, i tranelli e i suoi personaggi buffi. Nella regia di Paolo Rossi, quest'opera assume le tinte d'un lieto balagancik che sfoggia tutte le meraviglie che ha per incantare il pubblico.
La scena curata da Andrea Stanisci: un palco senza divisioni, quinte e fondali dipinti. Tutto è popolato da costruzioni approssimative al centro posizionate, improvvisati camerini dove gli interpreti si muovono a piacere. A dare un'idea di cosa siano questi luoghi, cartelli dal sapore brechtiano: "Camerino 1" è la casa di don Bartolo dove è rinchiusa e sorvegliata la povera Rosina amata dal conte d'Almaviva; "Trucco e parrucco" è invece la bottega del "factotum della città".
I costumi indossati dagli interpreti richiamano l'epoca in cui il Barbiere è ambientato, ma danno anche l'immagine di qualcosa approntata all'ultimo momento, coi pochi mezzi che un regime di ristrettezze impone.
Questo palco così anarchico e sull'orlo di crollare, con un cartello in alto che esibisce la scritta minacciosa "Spettacolo annullato", fa pensare alla triste stagione che il teatro vive al giorno d'oggi: luogo dove la fantasia, l'intelligenza e la genialità debbono sopravvivere con pochissimi mezzi e che di anno in anno divengono sempre meno. Ecco, quindi, che nella regia di Paolo Rossi i personaggi di Figaro e del Conte d'Almaviva rappresentano gli artisti che difendono la creatività – Rosina – con tutti i mezzi, sottraendola alla tirannia del padrone di turno – Don Bartolo – che dà credito e respiro a ciò che gli fa intravedere facili guadagni in danaro: questo il senso dell'entrata in scena di Don Basilio in bicicletta, che richiama alla memoria il noto personaggio di Don Matteo, protagonista di una serie televisiva italiana.
Nella rilettura che ne fa Rossi, Il barbiere di Siviglia è la metafora del teatro contemporaneo, costretto a combattere giorno dopo giorno contro chi lo impoverisce con una concorrenza sleale e più povera: la televisione, il facile consumismo.
In quest'atmosfera di protesta politica in perfetto stile rivoluzionario sessantottesco, il Figaro impersonato da Paolo Ciavarelli è a dir poco sublime: per modulazione vocale, ironia, capacità mimica di raffigurare la furbizia e l'opportunismo del personaggio, espressività degli occhi. Ciavarelli ha interpretato la famosa cavatina con misura, equilibrio, senza abbandonarsi a virtuosismi estremi così primeggiando sulle bellissime musiche di Rossini. Spiritoso all'inverosimile il Don Bartolo di Luca Simonetti, ingenuo e sciocco ma dalla vocalità decisa e piena di colori. E che dire della vezzosa Rosina di Susanna Wolff, così arguta e decisa pur mascherandosi da anima innocente e pia? Semplicemente deliziosa.
Un Barbiere non ortodosso, questo di Paolo Rossi; ma che ha restituito al meglio lo spirito di Rossini gettando un occhio lucido e intelligente sui tempi infelici che l'arte e il teatro, loro malgrado, si trovano costretti a vivere.
Pierluigi Pietricola