musica: Léo Delibes
coreografia: Derek Deane
direttore: David Coleman
scene e costumi: Luisa Spinatelli
luci: Jacques Chatelet
con Paloma Herrera, Friedemann Vogel
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
Milano, Teatro alla Scala, dal 15 febbraio al 5 marzo 2009
Calma piatta in Galizia. Niente di nuovo nel paese di Franz e Swanilda dove è ambientato il balletto Coppélia. L’allestimento della Scala, con coreografia di Derek Deane, scene e costumi di Luisa Spinatelli, può essere definito con una parola: qualsiasi. Doveva essere una versione molto tradizionale nelle intenzioni della direttrice uscente Elisabetta Terabust. E lo è, ma senza un guizzo, un colpo di genio. Passi banali, e vagonate di pantomima. Alla prima i protagonisti, Paloma Herrera (Swanilda) e Friedemann Vogel (Franz), erano opachi e privi di charme, lontani da quell’interpretazione frizzante che si vorrebbe. E dire che se Terabust desiderava una versione tradizionale si poteva ricorrere a un capolavoro come quella di Frederick Ashton in repertorio al Royal Ballet. Ma è un degno prodotto da esportazione. E in più il corpo di ballo è in gran forma, motivato, coordinato, brioso, con stile. Che sia già merito del nuovo direttore della compagnia, il russo Makhar Vaziev?
Sergio Trombetta
La musica orecchiabile di Delibes, la performance spumeggiante del Corpo di Ballo, la sicurezza tecnica dell’argentina Paloma Herrera, hanno regalato a Coppélia, alla Scala con la coreografia di Derek Deane, un caloroso successo. Il balletto, tre atti in cui si racconta del bizzarro Coppelius e del laboratorio in cui costruisce una bambola tanto bella da far perdere per un attimo la testa al giovane fidanzato di Swanilda, Franz (il biondino Friedemann Vogel, bravo, ma un po’ privo di sale) non riesce però ad offrire emozioni diverse da quelle della giocosa fiaba-pantomima. Deane ha ottime intuizioni, ma il solitario Coppelius non manifesta inquietudine, così che questo carattere (alla “prima” era Gianni Ghisleni) non si discosta molto dal solito “originale” giocattolaio. Peccato anche che, nel I Atto, Coppelius sia relegato su un balcone talmente a ridosso della quinta destra da rimanere invisibile al pubblico seduto da quella parte (nessuno l’ha detto alla scenografia?) col risultato che a molti spettatori non resta che indovinare i suoi sberleffi alla dispettosa Swanilda. La creazione di Deane è comunque molto godibile: la sorpresa è il Corpo di Ballo che comunica che la danza è anche divertimento.
Laura Magnetti
La «Coppelia» creata alla Scala dall' inglese Derek Deane, annunciata come la novità della stagione, è in realtà uno spettacolo fin troppo tradizionale, e del tutto privo di coraggio innovativo: il balletto degli automi, del sogno infranto di uno scienziato che vorrebbe infondere la vita alla sua bambola, della festa d' amore e di dispetti ambientata in una ipotetica Galizia, ci è stato riproposto in una edizione accurata ma senza allegria, come fosse la ripresa di una vecchia rappresentazione anni cinquanta. Nel 1996 la Scala aveva ospitato la versione di Roland Petit, che è la più bella, la più intelligente, la più moderna, la più elegante, la più credibile. Non sarebbe stata una scelta migliore, per un Teatro come la Scala? Deane ha fatto lavorare bene il Corpo di ballo, ha reso lo scienziato più umano e normale, ma non ha saputo rinnovare l' atto degli automi e neppure liberarsi delle troppe zone mimiche; non ha avuto interpreti travolgenti in Paloma Herrera (foto) e Friedemann Vogel, e neppure l' aiuto di una scenografia brillante; e neppure l' orchestra affidata all' esperto David Coleman è parsa all' altezza della bella partitura di Léo Delibes, festosa e folk. Diamo credito a Luisa Spinatelli per i costumi di grande gusto ed armonia, siamo meno d' accordo sulle scene, un pò scolorite nei dettagli e normalissime nello studio dello scienziato (ma forse non poteva fare altrimenti). È piaciuto Gianni Ghisleni (Coppelius), come Francesca Podini (la luna) e Maria Garritano (l' aurora). Per la Herrera e Vogel, protagonisti veloci e piacevoli, un successo meritato nell' atto delle nozze, alla fine lunghi applausi per tutti. Repliche fino al 5 marzo.
Mario Pasi