coreografia: Alexei Ratmansky
direttore: Pavel Sorokin
scene: Ilya Utkin, Evgeny Monakhov
costumi: Yelena Markosvskaya
con Natalia Osipova, Ivan Vasiliev, Viaceslav Lopatin, Anastasia Goryacheva
Compagnia di Ballo del Teatro Bolscioi
Mosca, Teatro Bolscioi, Nuova scena 2008
Finale impressionante e pulp: i sanculotti avanzano verso la platea, fucili puntati, baionette in canna e cantano minacciosi il "Ça ira". Travolgon tutto, compreso il povero Jerome, disperato e ormai fuori di senno che, a terra, stringe fra le braccia la testa mozza (chiusa in un sacco, tranquilli) dell'amata Adeline: l'aristocratica è salita sul patibolo insieme al marchese Costa de Beauregard suo padre.
Parigi torna a bruciare. Perché a Mosca il direttore uscente del balletto del Bolshoj, Aleksej Ratmanskij, ha resuscitato, sulla Nuova Scena del Teatro moscovita, "Le fiamme di Parigi". Dal 1932 al 1964 è stato un blockbuster sovietico, il preferito dal compagno Stalin, ambientato ai tempi della Rivoluzione francese. Allora, nel 32, nasceva con la musica di Boris Asafev e la coreografia di Vassilij Vajnonen ed era un balletto agitprop con gran dispiego di masse e protagonisti figurine di cartapesta. Ma con alcuni momenti di danza firmati Vajnonen travolgenti e bellissimi (in repertorio è rimasto il passo a due ma ci sono Farandole, Carmagnole, una nobile sarabanda e una danza basca) che preziosi filmati d'epoca hanno conservato intatti. E che Ratmanskij ha mantenuto, rifacendo ottimamente tutto il resto alla sua maniera. Ma soprattutto ha dato al balletto un nuovo taglio. Non più spettacolo di propaganda, ma intreccio di vicende umane, ora felici ora tristi, sullo sfondo di un evento epocale. Ecco allora le coppie di giovani rivoluzionari: Jeanne e Philippe (Natalia Osipova e Ivan Vasiliev, di bravura stupefacente ma anche interpreti convincenti), e Jerome e Adeline (ottimi Vjaceslav Lopatin e Anastasia Goryacheva) dal destino tragico. E poi gli artisti Mireille de Poitiers e Antoine Mistral che prima danzano a Versailles il ballet de cour "Rinaldo e Armida", e poi interpretano il trionfo della République.
Primo atto a Marsiglia, fra i rivoluzionari in marcia, e a Versailles fra gli aristocratici con Louis XVI tontolone e Maria Antonietta. Secondo atto davanti alle Tuileries fra i rivoltosi: si amoreggia, si canta (la Marsigliese), si danza. Balli di Alvernia, di Marsiglia, ma soprattutto la trascinante danza basca con Osipova, Vasilev e Lopatin che fanno faville. Quindi assalto alle Tuileries, con scontri di massa. E poi grande festa della Repubblica nella scena finale fra coccarde tricolori, cappelli frigi e tuniche grecizzanti. Jeanne e Philippe freschi sposi danzano un passo a due memorabile. E qui Osipova e Vasiliev ribaltano letteralmente la platea. Ma la ghigliottina è in agguato e la felicità non è per tutti. La Rivoluzione svela il suo volto più truce e violento: anche Adeline morirà. Ai tempi sovietici il finale con baionette e "Ça ira" era trionfante. Oggi Ratmanskij ci fa riflettere sul fatto che le grandi idee non giustificano vittime e crudeltà.
Resta da dire della musica importante di Asafev che cita Lully, Marais, Grétry motivi popolari di fine 700, qui diretta da Pavel Sorokin. Resta da dire poi della capacità di Ratmanskij di muovere grandi masse danzanti, come è nella tradizione sempre viva del Bolshoj, dei bei costumi di Elena Markovskaja e delle scene semplici ed elegantissime di Utkin e Monachov: soprattutto fondali e quinte disegnate in bianco e nero che rifanno le stampe d'epoca con un occhio a Piranesi.
Sergio Trombetta