domenica, 15 settembre, 2024
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FOR GODS ONLY / SACRE #3 - coreografia Olivier Dubois

Marie-Agnès Gillot in "For Gods Only / Sacre #3" coreografia Olivier Dubois. Foto Andrea Macchia Marie-Agnès Gillot in "For Gods Only / Sacre #3" coreografia Olivier Dubois. Foto Andrea Macchia

Olivier Dubois / Marie-Agnès Gillot / Orchestra Haydn
For Gods Only / Sacre #3
PRIMA ASSOLUTA
ASSISTENZA ALLA CREAZIONE Cyril Accorsi
INTERPRETAZIONE Marie-Agnès Gillot
MUSICA François Caffenne; Igor Strawinski
CONCEPT E REGIA LUCI Emmanuel Gary
SCENOGRAFIA E COSTUMI Morgane Tschiember
DIREZIONE TECNICA François Michaudel
IN COLLABORAZIONE CON Colaab (scenography) Mycowork (costumes)
DIREZIONE D'ORCHESTRA Timothy Redmond
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Bolzano, Teatro Comunale, Sala grande, 23 luglio 2024

www.Sipario.it, 26 luglio 2024

Spettacolo di impegno quello che ha commissionato il Festival Bolzano Danza per il quarantennale a Olivier Dubois, For Gods Only / Sacre # 3 resterà anche un unicum nella forma presentata. Una creazione su Le Sacre du Printemps di Igor Stravinskij che chiude la trilogia avviata con il duo maschile Prêt à Baiser / Sacre #1 (2012) ospitato al Festival di Bolzano nel 2021, seguito da Mon Élue Noire / Sacre #2 (2014), assolo per la leggenda della danza africana, già Leone d’Oro alla Biennale di Venezia, Germaine Acogny. Per il coreografo francese Olivier Dubois, anche una presentazione come nuovo direttore artistico insieme a Anouk Aspisi, dopo le dimissioni di Emanuele Masi dalla guida della rassegna di danza bolzanina. Anche per quest’ultimo ‘episodio’ della trilogia, il coreografo ha pensato a un assolo per un’altra leggenda, l’étoile del Ballet de l’Opéra de Paris Marie-Agnès Gillot, sola sul palcoscenico al cospetto dell’Orchestra Haydn nella compagine strumentale originaria di 95 elementi, con la potenza ritmica del Sacre stravinskiano a cui si aggiungono musiche elettroniche realizzate dal fedelissimo collaboratore François Caffenne. “Nella versione del Sacre con Gillot avevo bisogno di parlare degli dei. Quando diventi una leggenda come lei, entri in uno stato fuori dall’ordinario, come se fossi in una sorta di coma della tua vita.  E in effetti si ricrea una mitologia: essere una leggenda come Marie-Agnès Gillot ha un prezzo da pagare, non si può più invecchiare. Si deve essere per sempre quello che tutti hanno in memoria. La metto in scena quasi come fosse un Samurai, con un costume ispirato all’antico Giappone. C’è onore e disciplina. Un codice che è anche quello della danza, estremamente duro. C’è del combattimento. Gillot è un guerriero: per aggiungere la grazia bisogna passare attraverso la sofferenza, è un prezzo da pagare. Diventare una leggenda significa essere privati del proprio domani, dell’addio, della scomparsa. Diventare il museo di sé stessa".

Un samurai come metafora della stessa sua biografia di danzatrice. Lei entrata nel Corps de ballet dell’Opéra a soli quindici anni, nel 1999 viene nominata Prima ballerina e nel 2004 Étoile dopo una interpretazione di una coreografia di Carolyn Carson. Gillot ha dato l’addio alle scene dell’Opéra nel 2018 danzando un toccante Orphée et Eurydice di Pina Bausch.  Ma potrebbe essere la parafrasi anche di un Ultimo samurai che con le note tribali di Strawinski si spoglia progressivamente degli orpelli dell'armatura guerresca come se il destino di guerra le fosse diventato estraneo. La danza avviene attorno ad una impalcatura lignea che può assumere diversi significati, un castello, una prigione dove la danzatrice rimane imprigionata, anzi avviluppata in funi che lei stessa intreccia, un gioco con una panca che può diventare una seduta ma anche strumento di tortura e di morte. Con Le Sacre, Dubois ne fa una coreografia narrativa, dove il gesto è fondamentale, nervoso, giocato sulle mani e con inserimenti di elementi di coreografia tradizionale ma tutto circoscritto sul corpo in movimento, su una musica che diventa colonna sonora di una storia: quell’ultimo samurai per il quale esiste solo l'onore e obbedienza alla missione, oltre esiste solo la morte.

Ma il significato oltre la danza è stato quello di aver assistito ad un evento coreografico con l'orchestra dal vivo, cosa che ormai è diventata cosa rara anche nei maggiori teatri internazionali. Certo non è mancato un inserimento iniziale di musica elettronica registrata, preludio nell'entrata in scena della Gillot. L'orchestra nell’imponenza della dimensione inusuale per la compagine regionale di Bolzano e Trento, era posizionata alle spalle dell'installazione, diretta in maniera energica e molto ritmica da Timothy Redmond in un repertorio ancora inesplorato per l'orchestra e in tale organico. Una serata che ha richiamato pubblico locale e non solo che ha riempire il grande teatro comunale decretando un caloroso successo agli artefici del progetto e sancito un passaggio di consegne tra vecchia e nuova dirigenza artistica in una festa di pubblico e di arte.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Agosto 2024 09:34

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