coreografia: Fabrizio Monteverde
musiche: Sergej Prokof'ev
con Kledi Kadiu e Noemi Arcangeli
scene: Fabrizio Monteverde e Carlo Cerri
costumi: Eve Kohler
luci: Carlo Cerri
Napoli, Teatro Bellini, dal 4 al 9 dicembre 2007
Il balcone della celebre scena dove Giulietta si affaccia per andare incontro a Romeo, non c'è. In controluce la protagonista si affaccia dal pertugio di un muro e, sospesa nel vuoto fra due pareti, si arrampica, scivola dall'una all'altra, danza appesa, per poi calarsi e guizzare felina per terra e ingaggiare il celebre duetto d'amore. Un'invenzione di grande efficacia firmata da Fabrizio Monteverde autore della rilettura in chiave contemporanea di "Giulietta e Romeo", eseguito dal Balletto di Roma che lo ripropone a distanza di qualche anno. Nato nell'89 in seno al Balletto di Toscana, compagnia straordinaria che s'impose per bravura e per una strategia produttiva che puntava alla innovazione e alla danza d'autore, questa versione del capolavoro scespiriano rivelò allora il talento dal forte senso drammaturgico di Monteverde, imponendolo già come coreografo originale e di grande maturità espressiva. Aggiornando la vicenda dei due giovani infelici amanti immortalati da Shakespeare, egli la trasferisce in un Sud immaginario degli anni Cinquanta dove due famiglie rivali si contrastano in un'atmosfera da dopoguerra. Evitando eccessive contrapposizioni da "squadre", Monteverde fa emergere i personaggi dalle situazioni, o evocati dalla partitura, uscendo dal coro per svolgere alternativamente funzioni soliste. Disegna una scena spoglia che è piazza, salone e tomba insieme, definita solo da un grande muro nero e mobile, con fessure e anfratti, che aprendosi rivelerà una pedana obliqua e, nella scena finale, due loculi con i corpi senza vita di Mercuzio e Tebaldo. Dentro questa architettura austera le luci radenti, livide, eloquenti, di Carlo Cerri, frugano lo spazio per trovare i sentimenti, feroci ed estremi, dei protagonisti. Sentimenti che, veicolati coreograficamente dalla partitura musicale di Prokofiev, con uno spostamento di prospettiva assumono altri significati. Già nel titolo rovesciato e non più "Romeo e Giulietta", Monteverde indica uno trasferimento dell'azione a favore della passionalità della protagonista e dell'universo femminile in generale. Motore di tutto, infatti, oltre ad essere Giulietta vista come un'adolescente inquieta e capricciosa, che non vuole regole o imposizioni, sono anche le madri delle due famiglie, dominatrici delle situazioni, che tessono odi e istigano alla vendetta. Un matriarcato dalle radici meridionali, con una madre fredda e autoritaria; e l'altra indolente e beghina, isterica paralitica in carrozzella. Romeo invece è timido e solitario, più vittima - della risolutezza della compagna - che artefice dell'amore. Giulietta vestita di un bianco abito da sposa, rimandano a un immaginario filmico. Sulla base neoclassica, il segno modern è graffiante, veloce, i movimenti netti, spigolosi, che tagliano come lame, le braccia minacciose, sempre in movimento.
Anche se nulla di essenziale è stato modificato dalla creazione dell'89, abbiamo notato una caratterizzazione maggiore del personaggio di Tebaldo: nuovi movimenti, anche difficili, che tendono ad esaltare le qualità del suo interprete, Hektor Budlla. Le acrobazie, i gesti netti e velocissimi nel duello mortale, e non solo, ne fanno una figura di primo piano, quasi più incisiva rispetto al ruolo di Mercuzio che il pur bravo Marco Bellone rende di vigorosa prestanza anche quando, insanguinato, siede immobile sulla sedia a rotelle.
Giuseppe Distefano