direttore Carlo Donadio
coreografie Jerome Robbins
riprese da Jean-Pierre Frohlich
THE CONCERT
MUSICA Frédéric Chopin
ORCHESTRAZIONE Clare Grundman
SCENE Saul Steinberg e Edward Gorey
COSTUMI Irene Sharaff
LUCI Jennifer Tipton
RIPRESE DA Les Dickert
PRINCIPALI INTERPRETI
Rebecca Bianchi, Susanna Salvi, Alessio Rezza
IN THE NIGHT
MUSICA Frédéric Chopin
COSTUMI Anthony Dowell
LUCI Jennifer Tipton
CON Eleonora Abbagnato e Zachary Catazaro
Rebecca Bianchi, Susanna Salvi, Claudio Cocino
GLASS PIECES
MUSICA Philip Glass
SCENE Jerome Robbins e Ronald Bates
COSTUMI Ben Benson
LUCI Jennifer Tipton
PRINCIPALI INTERPRETI
Rebecca Bianchi, Claudio Cocino
Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma
Allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Teatro dell’Opera di Roma dal 30 gennaio al 5 febbraio 2020
C’è un non so che di anarchia nel mettere in piedi uno spettacolo senza volerlo a tutti i costi imbrigliare in precisi disegni drammaturgici, coreografici o musicali impostati a priori. Ovviamente non si può negare il piacere di indagare ciò che l’autore, volutamente, non ha espresso in una forma chiusa e definita e che al regista spetta di scoprire e proporre al pubblico (con una buona dose di dubbio). Ma il brio che consente di immaginare in che modo alcune coreografie possano legarsi a temi musicali e ambientazioni, senza possedere uno schema drammaturgico di base dal quale partire, è una tentazione allettante alla quale è difficile sfuggire. Credo sia questa la nota che predomina la Serata Jerome Robbins, ora in scena all’opera di Roma, per incantare un pubblico dalle differenti tonalità di gusto.
La particolarità di Robbins? La sua capacità di saper essere intimo, minimalista, volutamente piccolo ma, al contempo, corale e maestoso. Le sue coreografie possiedono sia la capacità di disegnare in scena volute alle quali ciascuno può solo assistere e senza parteciparvi se non emotivamente, senza poter immaginarsi parte di quei disegni di danza; sia inscenare situazioni e sentimenti che, per essere rappresentati nella loro completezza, necessitano di chiamare idealmente lo spettatore sul palcoscenico. Ma ciò che rende gustoso Robbins, senza mai fargli perdere in autorevolezza, è la sua innata ironia: dote che gli consente di celare un duro e severo lavoro, fatto di disciplina e implacabile dedizione, dietro una sprezzatura giocosa in grado di allontanare una parvenza di fatica che mai deve trasparire su un palco, altrimenti viene meno il fascino che cattura l’attenzione fra gli spettatori in platea.
Caratteristiche, tutte quante, che la Serata Jerome Robbins ben sintetizza nel programma proposto. Tre coreografie – The Concert, In the Night e Glass Pieces – nelle quali è presente l’aspetto giocoso, quello romantico e l’unione fra il classico e il moderno in quanto stili di danza che, secondo il coreografo newyorkese, non si oppongono ma si compenetrano a vicenda. E tutti i ballerini hanno mostrato di aver ben saputo aderire a ciò che Robbins intese esprimere nei suoi lavori.
Notevoli, eleganti, equilibrati e con uno stile levigato, senza sbavature i passi a due che hanno dato vita a In the Night. Quello impersonato da Rebecca Bianchi e Michele Satriano ha avuto il pregio della delicatezza. Quello danzato da Susanna Salvi e Claudio Cocino ha espresso la qualità, la potenza e la dolcezza di un fiore nel pieno del suo sbocciare. Quello interpretato da Eleonora Abbagnato e Zachary Catazaro la regalità di un gesto che consuetudine ed esperienza hanno contribuito a conservarne leggerezza e passioni originarie.
Uno spettacolo, questa Serata Jerome Robbins, che del grande artista ha offerto un’immagine completa senza mai apparire cerimoniosa e con uno stile d’impostazione in grado di conferire alle coreografie modernità preservandole nella loro classicità.
Pierluigi Pietricola