Balletto in due atti
Coreografia di Nacho Duato
Libretto di Marius Petipa, dal racconto Der Nussknacker und der Mäusekönig di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, rivisto da Nacho Duato.
Musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij
Scene e Costumi di Jérôme Kaplan. Luci di Brad Fields.
Con: Maria Eichwald, Roberto Bolle, Nicoletta Manni, Claudio Coviello, Vittoria Valerio, Angelo Greco, Virna Toppi, Antonino Sutera,
il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto da Makhar Vaziev
e il coro di voci bianche dell'Accademia Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni
Animazione delle marionette a cura della Compagnia marionettistica Carlo Colla & Figli
Voce narrante registrata di Michele Nani
Nuova Produzione Teatro alla Scala
Orchestra del Teatro alla Scala. Direttore: Vladimir Fedoseyev.
MILANO, Teatro alla Scala, dal 18 dicembre 2014 al 18 gennaio 2015
Lo Schiaccianoci di Pëtr Il'ič Čajkovskij, creato nel 1892 a San Pietroburgo, mancava dalle scene scaligere da otto anni: un'attesa forse troppo lunga per il balletto più rappresentato al mondo e che proprio alla Scala in alcuni periodi godette della preziosa tradizione di rivivere ad anni alterni come accadde nel 1971, 1973, 1990, 1992, 2000, 2002, 2004 e 2006. Una consuetudine, questa, che per di più vide l'incontrastato e prezioso primeggiare della elaborata, ricca e intrigante versione di Rudolf Nureyev che egli stesso portò alla Scala nel 1969 interpretando il doppio ruolo di Drosselmeyer e del Principe. Un lavoro coreografico sul misterioso racconto di Hoffmann che l'amato ballerino e coreografo russo creò con un approfondimento drammaturgico capace di affrancare il noto balletto dai profili edulcorati per preferire, di converso, quei "mondes-frontières" descritti da Lurent Croizier nel suo Casse-Noisette ou l'exploration des mondes-frontières.
Riferimenti, questi, lontani dalla nuovissima versione del balletto di Čajkovskij firmata da Nacho Duato e che per la prima volta approda al Teatro alla Scala. Quantunque anche in questo caso il riferimento precipuo che struttura drammaturgicamente il balletto continui ad essere Schiaccianoci e il re dei topi di E.T.A. Hoffmann, è altresì vero che l'esito raggiunto spesso rivela un flebile attardarsi sui dettagli narrativi. In riferimento ad essi il lavoro di Duato testimonia la predilezione per quelle scelte che lambiscono il territorio dell'astrazione accantonando il descrittivismo: scelta impegnativa per un capolavoro del repertorio ballettistico ottocentesco che finanche nella partitura restituisce i molteplici e complessi risvolti della trama concedendo ampio spazio al mistero, alla nostalgia, alla paura e agli stupefacenti sviluppi che segnano la crescita della giovane protagonista. Sotto questo punto di vista, inoltre, il rispetto per la musica — reiteratamente ribadito dal coreografo — qui trova singolare estrinsecazione dal momento che questo Schiaccianoci annovera tagli alla partitura e una voce narrante registrata sovrapposta all'esecuzione musicale.
Ambientata nei primi anni del Novecento, la versione di Duato ripercorre repentinamente i tratti essenziali della trama apportando nuove e minimaliste strutture coreografiche corredate da quell'essenzialità scenografica che accenna la spaventosa trasformazione del primo atto, la battaglia tra topi e soldati, il sogno e il viaggio di Clara e dello Schiaccianoci, il divertissement del secondo atto. Di grande impatto visivo appare, invece, il valzer dei fiori che può contare su una sgargiante varietà cromatica dei costumi e delle scene e su una ossatura coreografica lineare che, anche nel successivo pas de deux, predilige sviluppi privi di elaborate articolazioni.
Uno Schiaccianoci nuovo che aggiunge un ulteriore tassello al multiforme mosaico delle plurime versioni esistenti del balletto di Čajkovskij e che opta per sentieri affrancati dagli assetti peculiari dei classici del repertorio.
Riconfermata anche per questa apertura di stagione la preziosa e acclamata consuetudine scaligera dei cast d'eccezione: per tre repliche la nostra étoile Roberto Bolle affianca Maria Eichwald. Entrambi notissimi ai ballettomani milanesi, essi palesano proverbiale sicurezza tecnica, interessanti sinuosità delle linee e soddisfacente precisione esecutiva.
A dirigere con indiscussa prontezza l'Orchestra del Teatro alla Scala il Maestro Vladimir Fedoseyev, grande interprete del repertorio russo, qui impegnato con i magici e poliedrici territori musicali del capolavoro cajkovskijano che ci si augura possa riguadagnare spazio nei prossimi cartelloni scaligeri.
Vito Lentini