Giacomo Ioannisci LO SPETTATORE IMMOBILE. ENNIO FLAIANO E L'ILLUSIONE DEL CINEMA Edizioni Bietti, Milano, Euro 16.00, pp. 107
Ennio Flaiano, critico cinematografico, non è una scoperta di oggi. Anche per chi non ricorda i suoi articoli, più che recensioni, apparsi in "Oggi" nel 1939, durante al guerra in "Documento" e nel dopoguerra in "Star", "Bis" e soprattutto dal 1949 in "Il Mondo", ci sono volumi di sue recensioni, via via curati da Cristina Bragaglia, Guido Fink, Tullio Kezich. Ma Giacomo Ioannisci ne inquadra "l'illusione del cinema", tra distacco e passione, curiosità e scetticismo, nel più ampio respiro di una personalità poliedrica e complessa, "uomo che adorava la sua dolce/amara solitudine", e del proprio lavoro nel cinema, come anche nella narrativa e nel teatro, faceva "contestazione silenziosa". Flaiano è rivisitato da quattro angolature. Se può risultare soprattutto informativa la seconda, in minuziosa scansione cronologica percorso biografico di "un marziano pescarese", sono di più ficcante sondaggio le altre tre, anche coonestate a largo raggio da molteplici citazioni altrui. Anzitutto, Flaiano " battutista sagace", d'inquieta nevrosi per quanto gli sta intorno della Roma salottiera e letteraria, contro cui sono sfogo battute, aforismi, epigrammi, nutriti da una duplicità di anima, " paradossale, giocosa, beffarda" e insieme malinconicamente "taciturna e solitaria". Poi, dentro "la satira della solitudine" quel "pessimismo cosmicomico", magari di succo leoopardiano ma "farcito di pungente venatura umoristica", che non era mero esercizio letterario, ma con sberleffo sofferenza e disagio. Quindi, scorrendo, anche nel loro dritto e rovescio, recensioni di Flaiano in gran parte con pseudonimo Patrizio Rossi nel 1940 per "Cine illustrato", scovate e pubblicate da Tullio Kezich in volume "Un film alla settimana", Ioannisci ne analizza l'evolversi "sempre più sensibile ed esperto", e anche "sempre più vicino al pubblico".
Alberto Pesce
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