Opera in quattro atti
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Giuseppe Verdi
Direttore Marco Armiliato
Regia e Scene Franco Zeffirelli
Costumi Anna Anni
Coreografia Vladimir Vasiliev
Personaggi e interpreti
Il Re Romano Dal Zovo
Amneris Clémentine Margaine
Aida Anna Netrebko
Radamès Yusif Eyvazov
Ramfis Günther Groissböck
Amonasro Ambrogio Maestri
Un messaggero Riccardo Rados
Sacerdotessa Francesca Maionchi
Primi ballerini Ana Sophia Scheller, Alessandro Staiano, Eleana Andreoudi
Orchestra, Coro, ballo e tecnici dellA FONDAZIONE Arena di Verona
Maestro del Coro Ulisse Trabacchin
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
99°Arena di Verona Opera Festival
Verona, Arena, 8 luglio 2022
Suscitano reazioni contrastanti, tra ammirazione e diffidenza, gli allestimenti che Franco Zeffirelli creò per l’Arena di Verona. Più volte proposti in questi ultimi anni, costituisco alla fine un modello su cui confrontarsi per chi vuole approdare con una regia in Arena, sia per tentare di allontanarsi dall’idea di monumentalizzare lo spazio dell’anfiteatro veronese, sia per cercare soluzioni nella necessità duplice di riempire la scena in maniera funzionale anche a protezione degli artisti e a far lavorare in sicurezza. Il tutto senza perdere di vista quel pubblico che si aspetta dagli spettacoli allestiti il piacere della sorpresa e della meraviglia e nel contempo tener presente che le voci devono avere un loro spazio vitale perchè diano "anima" allo spettacolo. Non doveva mancare in questa 99° stagione lirica in Arena di omaggio a Franco Zeffirelli, la sua Aida che fa addentrare il pubblico nell'immaginario collettivo di un Egitto falsamente storico, monumentale, fatto di sfarzo scenico e di costumi luccicanti e sfavillanti. Il teatro è anche finzione storica. Abbiamo assistito alla replica con l’annunciata Anna Netrebko come protagonista su cui si sono focalizzate le attenzione del pubblico che riempiva le gradinate, ma non del tutto esaurite e con qualche vuoto in settori della platea. L’aveva debuttata in Italia a febbraio di quest’anno a Napoli. Si è presentata in Arena con una Aida, certamente non sorprendente se raffrontata a modelli di un passato interpretativo con cui spesso si fanno confronti, ma frutto della professionalità con cui un cantante si applica passando attraverso molteplici ruoli, nel caso suo, di soprano dal lirico al lirico spinto. Vocalmente domina l’ampio spazio areniano, capace di affascinare con i filati che cospargono “O Patria mia”, ricca di nostalgia e giustamente patetica come la confusione di sentimenti nel "Ritorna vincitor" o nel dialogo struggete con il padre. Si percepisce una emissione leggermente intubata quando percorre il registro grave, ma il fraseggio e il canto c scorre fluente anche nei passaggi più cupi della voce. Come consuetudine, gli è accanto il marito, il tenore Yusif Eyvazov, nel ruolo di Radames. Sorprende sempre di più il tenore azero capace, con una applicazione costante, di offrire prestazioni sempre più convincenti dal punto di vista tecnico e di correttezza nella linea del canto. Persiste quel timbro di emissione nasale che gli altera la padronanza completa del fraseggio, ma con attenzione, e con meticolosità riesce ad dimostrare di essere dotato di acuti squillanti e sostenuti. La prova di ciò è stata data nell’aria “Celeste Aida” ben risolta nel finale con il quale delinea un Radames intimo e sognante, come per tutto l’impegnativo III atto e la scena finale ("La fatal pietra sovra me si chiuse") delineata con intensità drammatica, fino alla conclusione del duetto finale ("O terra, addio"). Aida è anche un’opera di incontri/scontri tra le due primedonne. In questa replica, Amneris era interpretata dal mezzosoprano Clémentine Margaine. Dopo una prova interlocutoria della Carmen inaugurale, qui dà ampia dimostrazione dei suoi mezzi vocali, del colore scuro e potente della sua emissione, ricca di armonici, di estensione vocale, e delinea un personaggio giustamente suadente. Capace di essere attrice e perfida nel duetto con Aida del secondo atto: del resto si tratta di uno scontro tra figlie di re esemplificato dell'invettiva di Amneris "tu l'ami" nei confronti di Aida, e avvinta nella solitudine della gran scena finale del sepolcro.
Regge bene la parte di Amonasro Ambrogio Maestri che ha offerto con le sue caratteristiche vocali un ritratto regale delineato in maniera vigorosa e grezza, con una voce potente e omogenea nell'emissione, restando sempre attendo a rientrare nella linea del canto nei momenti in cui scivola nella tentazione a eccedere nel recitare.
A resa alterna il Re di Romano Dal Zovo, mentre austero e ben impostato il Ramfis di Günther Groissböck. Funzionali il messaggero di Riccardo Rados e la Sacerdotessa di Francesca Maionchi.
Le coreografie sono state proposte nella versione originale di Vladimir Vasiliev, del 2006, funzionali alla messinscena ma alquanto confuse.
Serata musicalmente riuscita grazie alla direzione di Marco Armiliato che con grande perizia ha saputo gestire voci e palcoscenico rispettando i tempi fisici dei cantanti, dando fluidità e respiro all’orchestra dimostrando la complessità di questa partitura verdiana. Meritati gli applausi a fine rappresentazione: alla fine è sempre il pubblico degli spalti a decretare l'esito di una rappresentazione di un'Aida che rientra orma in un consolidato rituale estivo.
Federica Fanizza