Opéra-comique in quattro atti di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
Musica di Georges Bizet
Personaggi e interpreti
Don José Gaston Rivero, Zi-Zhao Guo (1, 3 marzo)
Escamillo Simone Alberghini, Pierluigi Dilengite (27, 29 febbraio, 3 marzo)
Le Dancaïre Filippo Lunetta
Le Remendado Saverio Pugliese
Moralès Claudio Mannino
Zuniga Gaetano Triscari
Carmen Anastasia Boldyreva, Albane Carrère (27 febbraio)
Micaëla Daniela Schillaci, Julia Arajuio (27, 29 febbraio)
Frasquita Anna Delfino
Mercédès Albane Carrère, Sonia Fortunato (26, 27 febbraio, 1, 3 marzo)
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Coro di Voci bianche interscolastico “V. Bellini”
Direttori Fabrizio Maria Carminati
Takayuki Yamasaki (29 febbraio, 1, 3 marzo)
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Maestra del coro di Voci bianche Daniela Giambra
Regia Luca Verdone
Scene Luca Verdone da un progetto di Virginia Vianello
Costumi Alberto Spiazzi
Movimenti scenici Giusy Vittorino
Luci Franco Buzzanca
Assistente ai costumi Giovanna Giorgianni
Nuovo allestimento scenico in coproduzione con Fondazione Teatro Massimo, Palermo
Con sopratitoli in italiano e in inglese a cura di Prescott Studio, Firenze, con Inserra Chair (Montclair State University) e ICAMus, USA
Teatro Massimo Bellini – Catania dal 25 febbraio al 3 marzo 2020
Come tutti i miti, personaggi e vicende trascendono immagini ed epoche, situazioni e avvenimenti. Talvolta essi assumono toni da tragedia, talaltra quelli della commedia ma senza donare risa spensierate. Ben lo sottolineò, tutto questo, Giovanni Macchia nel suo Vita, avventure e morte di Don Giovanni. Pagine che tornano alla memoria assistendo alla bellissima e raffinatissima Carmen di Bizet per la regia di Luca Verdone (spettacolo che ha inaugurato la stagione al Bellini di Catania).
Chi è Carmen, donna indipendente, nata libera (e tale morirà, come più volte ripete), diversa, emancipata, priva dei moralismi e dei dettami entro i quali i suoi contemporanei vorrebbero racchiuderla? È una persona che pensa senza costrizioni e che decide conoscendo (forse) le conseguenze alle quali andrà incontro (come il suo corrispettivo maschile, Don Giovanni). Ciò che conta è vivere ed esprimere questa personalità alla luce del sole.
Non mente mai Carmen. Da subito, si rivela per ciò che è. Sono gli altri – José in particolare – a fraintenderla, perché la vedono con occhi superficiali, la giudicano attraverso principi inadeguati e fuori luogo per una persona siffatta. È questa la ragione delle avversità che José si troverà a subire. Le stesse disavventure che capitano a chi non prende il destino nelle sue mani e lo vive domandolo come meglio può, guidandolo dove le sue intenzioni e i suoi desideri vorrebbero (ben sapendo che non sempre questi potranno realizzarsi appieno).
Singolarità, quella di Carmen, che nella rilettura di Verdone viene resa mostrando il personaggio nel primo atto scalza e con indosso una semplice veste bianca, mentre tutti gli altri hanno divise e abiti secondo il codice dell’epoca (l’Ottocento). Man mano, però, quando il pubblico avrà familiarizzato con la versione femminile di Don Giovanni, ecco Carmen vestire abiti da gitana che esprimono il suo desiderio di libertà. Estraneo finirà per apparire José, il quale da soldato diverrà un brigante goffo e impacciato. Del resto cosa non si fa per amore?
Bravissima Anastasia Boldyreva, la cui vocalità limpida e con una grana lievemente mascolina, unita a un portamento sensuale ma non spiccatamente femminile, hanno contribuito a conferire a Carmen la forza e la libertà che esprime fieramente.
Ottima la direzione di Fabrizio Maria Carminati, grazie al quale le musiche di Bizet hanno espresso tutto il loro vigore realizzando una sonorità schietta e solare al punto da ricreare le migliori atmosfere ispaniche.
Spettacolo costruito in crescendo, quasi dipingendo gradualmente uomini ambienti e situazioni, il pregio della Carmen di Luca Verdone è consistito nell’aver saputo trattare l’opera di Bizet con equilibrio, misura, comprensione dello spirito dei personaggi. E tutto ciò senza lavorare in modo ottusamente filologico, ma illuminando l’opera di nuova luce in quei particolari e in quelle sfumature al punto da farla percepire vicina a noi così da esclamare, ciascuno per sé: “Carmen c’est moi”!
Pierluigi Pietricola