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CREAZIONE (LA) - direttore Ottavio Dantone

Accademia Bizantina - “La Creazione”, direttore Ottavio Dantone. Foto Zani Casadio Accademia Bizantina - “La Creazione”, direttore Ottavio Dantone. Foto Zani Casadio

La Creazione (Die Schöpfung)
Franz Joseph Haydn
Oratorio per soli, coro e orchestra Hob:XXI:2
direttore Ottavio Dantone
Charlotte Bowden soprano
Martin Vanberg tenore
Andre Morsch basso
Accademia Bizantina
Philharmonia Chor Wien
direttore Walter Zeh
Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Ravenna 24 maggio 2024

www.Sipario.it, 9 giugno 2024

L’Accademia Bizantina, come sempre magistralmente guidata dal Maestro Ottavio Dantone, con questo oratorio celebra il Creato e la Bellezza, le origini della vita nella cornice della Basilica di Sant’Apollinare in Classe, esso stesso un inno alla natura, il cui luminoso mosaico che ritrae il santo in una verdeggiante vallata sotto il cielo stellato, non può che essere considerato il più raffinato sfondo per l’esecuzione di questo oratorio. Su un libretto tradotto in tedesco da Gottfried van Swieten, ispirato alla Genesi e a Paradise Lost di Milton, Haydn nel 1797-98, di ritorno dal suo secondo soggiorno londinese compose l’oratorio sacro Die Schöpfung, La Creazione. La struttura dell’orchestra in questo oratorio è ricca di effetti descrittivi grazie a una massa orchestrale in cui soprattutto i fiati sottolineano lo stupore e la grandezza dell’evento. La musica di questo oratorio è talmente raffinata e calibrata, pur nella sua sontuosità, che richiede l’attenzione filologica ed appassionata di uno studioso come Ottavio Dantone perché non passino inosservate tutte straordinarie pieghe interne alla scrittura musicale. La sua direzione è riuscita a trasmettere la meraviglia insita nelle immagini con in cui Haydn rappresenta musicalmente l’atto primo della Creazione. Riesce, infatti, a donare alla platea tutta la solennità della creazione di singoli elementi. L’Ouverture presenta solennemente l’idea della creazione del mondo, seguita dalla rappresentazione del caos, poi l’arcangelo Raffaele inizia a narrare la Genesi e il coro (il Philharmonia Chor Wien diretto da Walter Zeh) annuncia la luce: un improvviso accordo di do maggiore apre all’atto della vita. Il coro si è mostrato energico, e in particolare ha entusiasmato l’inno alla perfetta felicità “Vollender ist das Grosse Werk”. La relazione tra coro e orchestra, perfettamente calibrata, come l’identità timbrica di ogni sezione orchestrale, ha reso questo affresco sonoro chiaro, leggibile e comprensibile non meno che commovente. Haydn è un maestro dell’orchestrazione e per questa esecuzione il Maestro Dantone ha diretto un’orchestra grande, ma non enorme, in accordo con un organico settecentesco, con sei primi e sei secondi violini e, tra i fiati, trombe, tromboni, corni, flauti, oboi, strumenti antichi il cui impatto esalta l’equilibrio dell’orchestra. Come da prassi dell’epoca, soprattutto negli oratori, i tre cantanti hanno ricoperto più ruoli: il basso tedesco Andre Morsch e il soprano inglese Charlotte Bowden hanno interpretato rispettivamente Raffaele/Adamo e Gabriele/Eva dando voce sia agli arcangeli, sia ai primi esseri umani, mentre il tenore svedese Martin Vanberg ha interpretato l’arcangelo Uriel. La loro interpretazione, accompagnata dall’orchestra con estrema cura, è stata eccellente. La giovane soprano inglese si è calata perfettamente nei due ruoli. Il suo timbro morbido e la freschezza della sua voce hanno reso le arie e i recitativi con sicurezza e senza asprezze. Martin Vanberg ha catturato immediatamente l’attenzione. Tenore dalla voce insieme chiara e corposa, ha accompagnato e sostenuto la narrazione con precisione, mettendo in luce ogni parola. Andre Morsch in quanto Raffaele ha reso onore al creato tutto e nella parte di Adamo è stato convincente ed assolutamente credibile. Stupefacente nel duetto con Eva.

Questo lavoro monumentale, che ai recitativi alterna una serie di pennellate in squarci sinfonici di venti e folgori, egregiamente diretto ed eseguito, è stato perfetto per ricordare che il Ravenna Festival quest’anno riflette sul rapporto fra uomo e mondo e sulla necessità di trovare un nuovo equilibrio tra essi.

Giulia Clai

Ultima modifica il Lunedì, 15 Luglio 2024 19:23

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