Concerto del 7 giugno 2024 tenutosi al Teatro Massimo
Direzione Gabriele Ferro
Orchestra e coro del teatro Massimo diretto da Salvatore Punturo
Comincio questo mio reportage del concerto al Teatro Massimo di Palermo il 7 giugno partendo dal fondo cioè dal calorosissimo applauso con standing ovation che ha accolto il programma scelto e diretto dal Maestro Gabriele Ferro nonché direttore musicale onorario del Massimo. Nachtlied di F. Hebbel "Notte che sgorga e si effonde, Sonno, ti avvicini leggero, Dopo la vibrante immersione corale ha chiuso il concerto un’opera della maturità artistica di Ludwig van Beethoven composta nel 1812, la Sinfonia n. 8 in Fa maggiore op. 93, fra le meno eseguite e ascoltate tra le sue sinfonie, che si distingue per la preziosità della fattura strumentale e la breve durata (ventisei minuti in tutto). Valeria Patera
Era l’ultimo concerto in programma prima dell’estate con l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo diretto da Salvatore Punturo.
Il programma è un menù di prelibatezze dei tre protagonisti assoluti della musica romantica, un volo notturno per una sera di prima estate : Schubert, Schumann e Beethoven.
Ad aprire il concerto è la Sinfonia in si minore n. 8 “Incompiuta”, forse il più celebre capolavoro sinfonico di Franz Schubert dall'indimenticabile tema e di cui esistono solo i primi due movimenti Allegro moderato e Andante con moto, mentre del terzo movimento Scherzo rimangono solo 128 battute. L’Incompiuta si distingue per la sua forma innovativa, più libera, che non era quella della sinfonia classica da Haydn a Beethoven ma “un poema sinfonico ante litteram” – come afferma Ferro che la esegue senza una pausa tra il primo e secondo movimento. Composta nel 1822 l’Incompiuta venne eseguita per la prima volta nel 1865, 40 anni dopo la morte precoce di Schubert.
Una composizione di soli nove minuti per coro e orchestra, di rado eseguita, ha continuato il discorso con la scrittura di Robert Schuman intrecciata ad un lied di Friedrich Hebbel il Nachtlied op.108, un toccante mottetto per coro misto a otto voci e orchestra, che descrive il passaggio dalla vita alla morte. “In nove minuti – dice Gabriele Ferro - c’è tutta la vita di un essere umano: la nascita, il vissuto, l’energia e il lento avvicinarsi dell’eterno sonno. Nell’esecuzione si percepirà una sempre ulteriore lentezza e le ultime misure saranno estremamente rallentate e in pianissimo”.
Impeccabile l'esecuzione del coro ha creato profonda emozione e vale la pena di riportare qui il testo tradotto del lied di Hebbel, poeta e drammaturgo, maestro del realismo drammatico, che è animato da una visione tragica riconducibile, oltre che alle sue personali esperienze, all'influsso di Schopenhauer e che è una somma sublime dello spirito notturno, dove la notte richiama la fusione dell'umano con l'universo e che fu uno dei tratti dominanti del romanticismo che era già tutto in Inni alla Notte del suo predecessore Novalis.
piena di luci e di stelle:nell'eterna distanza, dimmi
che cosa si è destato?
Il cuore è serrato nel petto:
una vita che cresce e declina,
sento muoversi gigante
che sopprime la mia.
come la balia al bimbo,
e intorno alla fiamma sottile
giri in cerchio protettore.
“È un luogo comune dire che l’Ottava Sinfonia sia un momento di pausa creativa e riflessione – conclude il Maestro Ferro - un ritorno quasi al classicismo di Haydn: non è vero. Solo il secondo movimento ha un carattere leggero, scherzoso: infatti Beethoven gioca imitando il metronomo come omaggio al suo inventore Mälzel. Ma il primo ed il quarto movimento sono molto intensi e drammatici. Nel terzo poi, se suonato calmo, pesante e non affrettato (soprattutto nel Trio) si avverte già la poetica di Brahms”.
Con tanta bellezza, perfezione esecutiva ed emozione il pubblico si è congedato dalla stagione concertistica esprimendo il massimo plauso e affetto al Maestro Ferro e non credo potesse esserci migliore passaggio all'estate.
Grazie Maestro Ferro e grazie all'orchestra e al coro del Teatro Massimo per questo dono notturno che porteremo nel sole dell'estate.