di Giuseppe Verdi
Direttore Fabio Luisi, Piergiorgio Morandi (29)
Regia e scene Stéphane Braunschweig
Costumi Thibaut Van Craenenbroeck
Luci Marion Hewlett
Con René Pape, Štefan Kocán, Fabio Sartori, Massimo Cavalletti, Rafal Siwek, Fernando Rado, Martina Serafin, Ekaterina Gubanova, Barbara Lavarian, Carlos Cardoso, Carlo Bosi, Roberta Salvati, Ernesto Panariello, Simon Lim, Davide Pelissero, Filippo Polinelli, Federico Sacchi, Luciano Montanaro
Milano, Teatro alla Scala, dal 12 al 29 ottobre 2013
In occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi la Scala propone un'altra opera del maestro, Don Carlo, da lui composta nel 1867 su contratto con l'Opéra di Parigi per la grande vetrina dell'Esposizione di quell'anno. Nasce il Don Carlo, ispirato al Don Carlos, Infant von Spanien, poema drammatico di Friedrich Schiller e come questo ambientato nella Spagna del XVI secolo. Originariamente concepita in cinque atti e su libretto in lingua francese di François-Joseph Méry e Camille Du Locle, la composizione verdiana venne successivamente rielaborata in una versione italiana in quattro atti che, messa in scena alla Scala nel gennaio del 1884, resta tuttora la più frequentemente rappresentata, oltre ad essere quella proposta anche nell'attuale stagione scaligera.
Opera dedicata al conflitto tra politica ed inclinazioni personali, presenta le vicende di Don Carlos, figlio del re di Spagna Filippo II, nipote dell'imperatore Carlo V, nonché erede della corona spagnola, sacrificato dal padre in nome della ragion stato. Intanto la di lui fidanzata e coetanea Elisabetta di Valois, figlia di Caterina de' Medici ed Enrico II di Francia, viene impalmata dal padre Filippo II rimasto vedovo ed il figlio ci rimane malissimo, perché di lei perdutamente innamorato. Non contento il genitore ulteriormente sacrifica il rampollo, consegnandolo all'Inquisizione. Nella realtà storica l'Infante, imprigionato, muore poco dopo, seguito a pochi mesi di distanza dalla morte della giovane regina. Nell'opera verdiana, i cui librettisti si concedono una certa "infedeltà storica", il protagonista, all'atto dell'arresto nel chiostro del convento di San Giusto, viene salvato niente meno che da un'apparizione del nonno Carlo V che lo trascina con sé.
Il lugubre sfarzo della corte di Spagna, dove né l'amore paterno, né quello tra i due giovani innamorati, né quello coniugale può trovare espressione, è sottolineato dalla sontuosità dei costumi di Thibault Vancraenenbroeck e dalla regia di Stéphane Braunschweig, che ha curato anche le scene. Magnificenza e pompa sono, per altro, direttamente proporzionali alla tristezza dei protagonisti: Filippo II, solo ed infelice, vorrebbe essere amato da Elisabetta, che non l'ama, Elisabetta amerebbe Don Carlo, ma non può perché moglie del di lui padre, Don Carlo l'ama, ma non gli è concesso averla per lo stesso motivo. «Ella giammai m'amò», canta Filippo nel terzo atto; «Ma lassù ci vedremo in un mondo migliore», cantano i due giovani nel quarto atto affranti per il loro amore impossibile. Né è consentito l'amor divino, prova ne sia la grandiosa scena dell'autodafé del secondo atto, con tanto di marcia funebre ed esecuzione degli eretici sul rogo. Tutti perdono, dunque, ma, come sottolinea il regista Stéphane Braunschweig: «Verdi non è mai tanto commovente come quando dà voce e suono alla perdita: una perdita che è spesso simile a quella dell'innocenza e dell'infanzia e alla quale, nondimeno, bisogna pur sopravvivere, come lo stesso Verdi dovette superare la morte brutale e repentina della prima moglie e dei due figli.»
Don Carlo è stato preceduto da Falstaff, Nabucco, Macbeth, Oberto conte di San Bonifacio, Un ballo in maschera nel ciclo verdiano proposto dal cartellone scaligero 2012/2013 che si concluderà in novembre con Aida. Seguirà la sera di Sant'Ambrogio il 7 dicembre la riapertura della nuova stagione con La traviata diretta da Daniele Gatti con regia e scene di Dmitri Tscherniakov a degno coronamento delle celebrazioni del bicentenario.
Myriam Mantegazza