venerdì, 08 novembre, 2024
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NORMA - regia Nicola Raab

"Norma" regia Nicola Raab. Foto Clarissa Lapolla "Norma" regia Nicola Raab. Foto Clarissa Lapolla

Musica di Vincenzo Bellini
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani.
Edizione Ricordi, a cura di Roger Parker
Direttore Fabio Luisi
Regia Nicola Raab
Scene e costumi Leila Fteita
Light Design Pietro Sperduti
Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari
Marco Medved, Maestro del coro
Banda Musicale della Città di Martina Franca “Armonie d’Itria”
Personaggi e interpreti 
Norma Jacquelyn Wagner
Adalgisa Valentina Farcas
Pollione Airam Hernández
Oroveso Goran Jurić
Clotilde Saori Sugiyama
Flavio Zachary McCulloch
Martina Franca, Palazzo Ducale, 28 luglio 2024
50° Festival della Valle d’Itria

www.Sipario.it, 9 agosto 2024

Una Norma non pervenuta. Così può essere intesa la produzione della Norma di Vincenzo Bellini che avrebbe dovuto caratterizzare questa edizione celebrativa della 50a edizione Festival di Martina Franca. Applausi tanti ma poco convinti dal parte del pubblico che ha esaurito lo spazio del cortile del Palazzo Ducale acusticamente riallestito, applausi di cortesia per rendere omaggio al lavoro degli artisti che hanno dato forma a questa Norma. L'opera di Vincenzo Bellini è stata qui proposta nell'edizione critica di Roger Parker nella versione per due soprani. Una riproposta, dopo l'esperienza del 1977 in cui l'allora direttore artistico Rodolfo Celletti, rimescolando le carte della tradizione interpretativa dell'opera belliniana, propose allora e inserendo accanto al ruolo eponimo il soprano Grace Bumbry che transitava anche in ruoli da mezzosoprano, una giovanissima Lella Cuberli, soprano di agilità e di coloratura per il ruolo di Adalgisa. Operazione che tra l'altro fu intrapresa anche da Riccardo Muti con Renata Scotto e Margherita Rinaldi a Firenze nell'anno successivo ma con scarso effetto. Allora si presentava come un esperimento, non supportato da una edizione critica che desse sostanza a questa scelta musicale che ripristinasse alcune tipologie di vocalità dei primi decenni dell'Ottocento, valorizzando così le intenzioni originarie di Bellini e prendendo le distanze dalla tradizione posticcia che ha imposto il timbro del mezzosoprano per la giovane Adalgisa. Certamente buone le intenzioni della direzione artistica di ancorarsi alla tradizione di ricerca del festival ma con una resa non è stata all'altezza delle premesse configurandosi anzi come un’operazione rischiosa che si è scontrata con la memoria e la storia del Festival della Valle d'Itria. Qui a Martina Franca si sono presentate il soprano americano Jacquelyn Wagner quale Norma e la rumena Valentina Farcas, come Adalgisa. Del soprano americano, attivo nei teatri di area germanica, abbiamo qualche passaggio nelle scorse stagioni in Italia tra Torre del Lago, Torino e Bolzano configurandosi dai ruoli interpretati più portata alle vocalità tedesca di inizio Novecento. Non si può dire che non possieda qualità vocali interessanti: si presenta con voce omogenea con capacità tecniche negli acuti, ma non possiede quelle agilità che sostengono i momenti di belcanto che Bellini assegna alla protagonista nelle parti d'assieme. Esecuzione corretta ma nulla di memorabile o di impressionabile nell'interpretazione, sostanzialmente non adatta ai ruoli belcantistici risultando poco addentro alla personalità del personaggio gestito con poca convinzione.

Di contro il soprano Valentina Farcas si è presentata invece con qualità apprezzabili in fatto di dizione e fraseggio, in possesso di voce agile e fresca e determinata, risultando alla fine la più apprezzata dal pubblico. La soluzione quindi di presentare la versione originale con due soprani risulta quindi rimandata ad altra data. Non pervenuta anche la direzione di Fabio Luisi. Peccato perché la sinfonia sembrava aperta ad una rilettura filologicamente corretta ma i suoi tempi interpretativi indirizzati alla ricerca di nuance romantiche hanno generato una perdita di ritmo sia nelle parti di solisti che nel complesso degli assiemi. Chi ci guadagna in questa edizione è stata senz'altro la vocalità di Pollione che si è mantenuto in una sorta di mirato equilibrio ben al di sotto della soglia delle arditezze timbriche del personaggio come da tradizione, forse per esigenze di rilettura formale, ma con un risultato interlocutorio. Nei ruoli maschili poco convincente l'Oroveso del basso Goran Jurić, funzionale il Flavio Zachary McCulloch, mentre interessante la Clotilde di Saori Sugiyama. Come risulta anche non pervenuto la regia di Nicola Raab. La regista svizzera di solito ha capacità di dare un senso a storie di donne, ma qui è risultata del tutto assente se non nel posizionare il coro non in scena ma in gabbie laterali al palco e in borghese, guidato da Marco Medved. Il risultato finale si è concretizzato in una sorta di messa in forma semiscenica del titolo, fatta di gesti minimali, con il solo effetto di un fuoco d'inizio e finale proiettato su una scena scarna fissa rossa che risultava essere il retro della scena dell'opera Aladino di Nino Rota, comune realizzazione di Leila Fteita, come sue le scene e costumi di un antico informale. In questa fase di gestione, Sebastian Schweizer, nell'ambito della ricerca musicale, deve riaggiustare il tiro con un ritorno alle origini fondative del festival come ben documentato dal documentario presentato sulla storia del festival di Leo Moscato: una storia di coraggio culturale che 50 anni fa propose cose mai udite!!! Tra cui anche una Norma per due soprani.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Sabato, 10 Agosto 2024 08:07

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