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KAMMERORCHESTER BASEL - con Maria-João Pires

Al pianoforte Maria-João Pires. Foto Damian Petroll Al pianoforte Maria-João Pires. Foto Damian Petroll

Direttore Trevor Pinnock
Pianoforte Maria-João Pires
M. Ravel: Le Tombeau de Couperin
W. A. Mozart: Concerto per pianoforte e orchestra n° 23 K. 488
C. Gounod: Sinfonia n° 2 in mi bemolle maggiore
Merano, Kursaal, 26 agosto 2022

www.Sipario.it, 1 settembre 2022

Maria-João Pires (classe 1944) contende insieme a Martha Argerich (classe 1941) la longevità tra le pianisti protagoniste del mondo concertistico mondiale e, come lei, condivide l'impegno per la formazione di giovani talenti. Con questo intento la pianista d'origine portoghese ha fondato il Belgais Centre for Study of the Arts in Portogallo, una struttura pensata per offrire ai giovani artisti la possibilità di sviluppare il proprio talento. Vive tra la Svizzera e il Brasile, tra gli affetti familiari con numerosi nipoti. Fu pianista precoce: a cinque anni tenne il primo recital e a sette anni eseguì pubblicamente i Concerti per pianoforte di Mozart a Porto; nel 1970 raggiunge la fama internazionale vincendo il Concorso del bicentenario beethoveniano a Bruxelles e iniziando così una carriera concertistica, equilibrata, non frenetica, prendendosi anche periodi di pausa. L'eccesso di esibizionismo che richiede in questi tempi il marketing musicale l'ha portata ad abbandonare la Deutsche Grammophon che pure ha fatto tanto per lo sviluppo della sua carriera. Non si considera, infatti, una “stage person”, ovvero una persona che brama il palco ma ha saputo gestire la sua carriera con una sapiente capacità di porsi dei limiti alle prestazioni concertistiche e alla frenesia di prestazioni muovendosi in un repertorio romantico a lei congeniale, tra Chopin e Schumann, ma soprattutto sulla rilettura dell'opera pianistica mozartiana. Deve tanto della sua fama a Claudio Abbado: grazie a lui ottenne un contratto con la Deutsche Grammophon cosa che le conferì molta visibilità alla sua carriera di pianista, proprio grazie ai concerti per pianoforte di Wolfgang Amadeus Mozart, n. 14, 17, 20, 21, 26, 27 incisi con Claudio Abbado. Fu proprio con Abbado e la sua Orchestra Mozart che nel 2011 si presentò sul palcoscenico del BolzanoFestivalBozen. Un ritorno in regione quindi, prima volta nell'ambito del Südtirol Festival di Merano, che non perde mai l'occasione di essere tappa di tour dei grandi esecutori del concertismo internazionale. Nel giro di concerti che la porterà in questa fine estate ad Amburgo, Locarno e Basile, la Pires è affiancata dalla Kammer Orchester Basel, diretta da Trevor Pinnock, direttore inglese esperto di musica barocca con il quale ha instaurato da diversi anni un consolidato rapporto artistico. Pianista dall'aspetto esile e minuto, sorprende per energia e capacità di farsi interprete con letture attente che restituiscono una dimensione intima ad un concerto di Mozart che attira emotivamente l'immaginario collettivo del pubblico meno smaliziato. Proprio sotto il segno di Mozart, con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 23 il la magg. K488, Maria-João Pires è riuscita, per emozione e precisione di esecuzione, di incantare il pubblico che riempiva il Kursaal di Merano. Merito anche di una affiancamento orchestrale del complesso da Camera di Basilea che è riuscito a restituire la dimensione intima e raccolta di questa pagina, sia riguardo alla scrittura che all'organico orchestrale (che prevede l'uso ancora sperimentale dei clarinetti), che confermano la sua appartenenza alle composizioni che Mozart riservava per sé o per un piccolo circolo di intenditori. Il consolidato rapporto di lavoro con il direttore inglese ha portato ad un giusto compromesso fra le esigenze della scrittura della parte solista come forma sonata, che richiedeva l'opposizione dialettica fra i temi, e quelle del concerto orchestrale di ascendenza barocca, che voleva l'alternanza fra gli interventi del solista e quelli del «tutti» orchestrale. Mozart riesce in questa composizione, a creare una alternanza di dialogo tra il solista e l'orchestra inserendo dei momenti di assieme. Al solista viene naturalmente riservato il lancio di nuove idee tematiche e nuovi spunti motivici: come quell'Adagio, centrale, aperto da un tema del pianoforte solo, che oscilla tra una pensosità accorata che tende a farsi quasi dolorosa e una serenità trasfigurante. Qui il pianoforte della Pires non eccede e non scompare: mostra trasparenze che esaltano l'orchestra e da questa viene ricambiato di donare a Mozart quella vena dolorosa che non era pre-romantica, come spesso si tende a esagerare, ma prettamente intimista, eco di un arcano struggimento, che si scioglie nella vivacità del finale, brillantissimo, eppur sempre straordinariamente misurato. Entusiasmo del pubblico alla conclusione dell'esibizione, più volte richiamata alla ribalta con innumerevoli richieste di bis alle quali non si è sottratta anzi condividendolo con l'orchestra, con una lettura, quasi a prima vista con tanto di spartito sul leggio e occhiali indossati, del Largo BWV 1056 di Johann Sebastian Bach che ha fatto ben comprendere la personalità dell'artista, ossia, di mettersi in gioco, ancora una volta con le note. Oltre a Mozart, centrale nella proposta di programma, Pinnock affronta poi due maestri francesi, entrambi ispirati al passato musicale. Con Le Tombeau de Couperin, Maurice Ravel va indietro nella storia della musica, in un magnifico episodio di neoclassicismo, dove ricorda una vecchia tradizione barocca, dedicando un Tombeau, un monumento musicale, al defunto gran maestro musicale Francois Couperin. Ironico e travolgente, sapientemente orchestrato e armonizzato, ricostruisce un mondo dimenticato nel tempo tra danze antiche, ma che riflette anche la contemporaneità dell'artista come omaggio alla memoria dei compagni musicisti caduti nella Grande Guerra. Quasi sconosciuta la Sinfonia n. 2 in mi bemolle maggiore di Charles Gounod composizione di esordio del compositore approntata nel 1855 per la Società di giovani artisti per dare spazio alla musica orchestrale che nella Francia del Secondo Impero era alquanto trascurata da un pubblico più propenso allo spettacolo d'opera. Gounod divenne uno degli artisti preminenti della scena parigina successiva con opere, messe, autore dell'Inno e Marcia Pontificia, e oratori, ma scarse sono le sue incursioni nel sinfonico come questa sinfonia che riecheggia il modello melodico beethoveniano ma che segna già melodie che transiteranno nelle future opere teatrali che gli diedero fama. Il tutto gestito da una grande capacità istrionica dello stesso Pinnock capace con i gesti di esplicare l'andamento della musica oltre le convenzione del segno direttoriale. Alla conclusione, il bis non si è fatto attendere, con un gustoso movimento dal poema sinfonico Gli Uccelli di Ottorino Respighi.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Domenica, 11 Settembre 2022 09:33

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