sabato, 20 aprile, 2024
Sei qui: Home / H - I - J - K / KÁT'A KABANOVÁ – regia Richard Jones

KÁT'A KABANOVÁ – regia Richard Jones

"Kát’a Kabanová", regia Richard Jones "Kát’a Kabanová", regia Richard Jones

Opera in tre atti

libretto di Leoš Janáček dal dramma Groza (L’uragano) di Aleksandr Ostrovskij
nella traduzione in ceco di Vincenc Červinka
Direttore David Robertson
Regia Richard Jones
MAESTRO DEL CORO  Roberto Gabbiani

SCENE E COSTUMI Antony McDonald

LUCI Lucy Carter

MOVIMENTI COREOGRAFICI Sarah Fahie
PRINCIPALI INTERPRETI
SAVËL PROKOFJEVIČ DIKOJ Stephen Richardson
BORIS GRIGORIJEVIČ Charles Workman
MARFA IGNATĚVNA KABANOVÁ Susan Bickley
TICHON IVANYČ KABANOV Julian Hubbard
KATĚRINA (KÁŤA) Corinne Winters / Laura Wilde (27 gennaio)
VÁŇA KUDRJAŠ Sam Furness
VARVARA Carolyn Sproule
KULIGIN Lukáš Zeman
FEKLUŠA Angela Schisano *
GLAŠA Sara Rocchi *
ŽENA Michela Nardella 
POZDNÍ CHODEC Giordano Massaro 
* Diplomato “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Nuovo allestimento in coproduzione con Royal Opera House Covent Garden
Teatro dell’Opera di Roma dal 18 al 27 gennaio 2022

www.Sipario.it, 25 gennaio 2022

Una ragazza, Kát’a, combattuta tra costumi, consuetudini sociali e libero pensiero. Un dissidio, interiore e collettivo, che finirà per risolversi in tragedia. Un ragazzo, Dikoj, perpetuamente insultato dallo zio perché ai suoi occhi appare come un nullafacente. Quest’ultimo sceglierà la libertà, ma a quale prezzo: perdere l’eredità dei suoi genitori e andare altrove, in un posto dove non ci sarà nessuno a comandarlo a bacchetta come una recluta alle prime armi. In parole semplici: una contrapposizione pervicace e netta fra mondo intellettuale e mondo materiale; due modelli sociali irriducibili, impossibili da conciliare e da far convivere quando a pervadere il tutto vi è un elemento tra i peggiori: la grettezza dell’animo umano. Questo, in parole povere, ciò che racconta e mostra Kát’a Kabanová di Leoš Janáček.
Al di là degli aspetti formali ben riassunti in un brillante saggio di Milan Kundera raccolto ne I testamenti traditi, l’opera del compositore ceco può considerarsi il parallelo in musica di quello che rappresentò Madame Bovary per la letteratura: una rivoluzione estetica e di osservazione del mondo. Tanto Flaubert che Janáček furono impietosi e severi nei confronti di un certo tipo di società, troppo ancorata a ipocrisie e falsi moralismi. Critica che si muove ponendo al centro due figure femminili ricche di contraddizioni, mai nette nel mostrarsi. Difatti, sia Emma che Kát’a, pur ammirevoli per la ventata di novità che le loro rispettive condotte portano, non possono considerarsi personaggi limpidi, in quanto essi stessi falsi. Entrambe inseguiranno i loro sentimenti ricorrendo alla menzogna; mascherata, nel caso di Kát’a, da una religiosità usata come alibi, scudo protettivo. Decisiva una domanda: è più ipocrita la società, con tutte le sue convenzioni formali e falsamente morali, o la protagonista femminile dell’opera che, pur di non affrontare fino in fondo e con coerenza le conseguenze delle sue decisioni, preferisce la morte?
A questo interrogativo, la regia di Richard Jones non solo non tenta di rispondere, ma neppure vi accenna. La sua Kát’a Kabanová, pallidamente impersonata da una modestissima – sotto il profilo interpretativo – Corinne Winters, finisce per somigliare ad una educanda da collegio di suore priva di personalità e intelletto, e che, sprovvista d’una certa malizia intellettuale, finisce per soccombere di fronte alla vita e alle sue pulsioni. Una Kát’a distante dall’essere una donna matura, ma molto più simile a una bimba capricciosa e viziata che non tollera essere redarguita.
Sul piano musicale, la direzione di David Robertson è stata buona ed ha saputo cogliere quella componente di concretezza presente nello stile del compositore ceco. Elemento, quest’ultimo, di vera rivoluzione in ambito operistico. Soprattutto tenendo conto – sono parole di Kundera – della familiarità “con intonazioni non appartenenti all’ambito della musica ma al mondo oggettivo”. E di quest’aspetto, Robertson è stato bravo e misurato interprete.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Gennaio 2022 21:59

Iscriviti a Sipario Theatre Club

Il primo e unico Theatre Club italiano che ti dà diritto a ricevere importanti sconti, riservati in esclusiva ai suoi iscritti. L'iscrizione a Sipario Theatre Club è gratuita!

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.