Tragedia lirica in tre atti
su libretto di Giuseppe Bardari
dalla tragedia omonima di Friedrich Schiller
direttore: Riccardo Frizza, regia, scene e costumi: Pier Luigi Pizzi
disegno luci: Sergio Rossi
con Mario Cassi, Laura Polverellli, Roberto De Biasio, Simone Alberghino, Maria Pia Piscitelli
Macerata, Teatro Sferisterio, 29 luglio, 3 e 8 agosto 2007
Maria Stuarda di Scozia ed Elisabetta d'Inghilterra, le due regine dell'opera donizettiana, consumano la loro sfida politica, amorosa e canora con un lento andirivieni su due interminabili piani inclinati che si sfiorano senza incrociarsi. Il grande muraglione dello Sferisterio di Macerata, croce e delizia degli scenografi d'opera, è come imprigionato da una cortina di inferriate: sembra un carcere di massima sicurezza ed è una reggia. Oppure viceversa.
Dietro quelle grate, non si sa bene quale delle due donne sia la prigioniera. Ma presto si scopre che lo sono entrambe: Maria perché Elisabetta l'accusa di cospirazione, e l'altra perché è tormentata dall'idea di dover mandare a morte una possibile innocente. Prigioniera, in altra parole, del suo stesso potere. La regia di Maria Stuarda firmata da Pier Luigi Pizzi (è sua l'idea di dedicare l'intero cartellone dello Sferisterio Opera Festival anche quest'anno al «gioco dei potenti») anticipa subito la conclusione della vicenda: quella reale e quella psicologica. Ed è immediata, quasi fulminante, l'intuizione della musica di Donizetti. Le poche battute del preludio costituiscono una sintesi straordinaria, quasi geniale: l'intera orchestra introduce l'opera con una frase imponente e minacciosa, che però s'interrompe subito, si spegne in un tremolo degli archi e lascia spazio a un clarinetto solo, quasi lamentoso e dall'espressione umana. È il contrasto tra il pubblico e il privato, tra ragion di Stato e sentimenti, politica e amore, cinismo e riscatto morale. L'avvio di una partitura che raggiunge momenti di grande tensione o di rara bellezza, nelle arie e anche nei duetti che le protagoniste hanno con questo o quel comprimario, ricoprendo sempre un ruolo di primo piano. L'opera si gioca tutta su quei contrasti, e alla fine l'unica vera prigioniera è proprio la spietata Elisabetta, mentre Maria Stuarda trova nella morte la libertà e perfino l'edificazione.
Pizzi scenografo e costumista (un altro pregio di questo convincente allestimento) è sempre l'ispiratore e un po' la guida del Pizzi regista: cosicché la messa in scena maceratese s'impone subito per intuito e autorevolezza. E si fa apprezzare anche la direzione di Riccardo Frizza, alla guida dell'Orchestra Regionale delle Marche e del Coro Lirico Marchigiano. Nel complesso gli applausi del pubblico sono più che meritati. Certo, questa è un'opera che, con la presenza di due o tre autentiche personalità nel cast vocale, può assurgere a livelli di grandezza assoluta.
C'è così un pizzico di rammarico per l'assenza di Mariella Devia nel ruolo principale (ha dovuto disdire, a causa di un lutto gravissimo, gli ultimi suoi impegni). Maria Pia Piscitelli si è fatta apprezzare molto, ma non è ancora una stella di prima grandezza. Autorevole invece l'Elisabetta di Laura Polverelli e buono il Leicester di Roberto Di Biasio.
Virgilio Celletti