composizioni di Nerses Shnorhali, Antonio Vivaldi, Pietro Tonolo
musicisti Sonig Tchakerian, violino, Pietro Tonolo, sax
con l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta
Settimane Musicali al Teatro Olmpico Prima il silenzio, poi il suono o la parola
XXXII edizione - 2023
Vicenza, Teatro Olimpico, 21 maggio 2023
Nel segno del pensiero pasoliniano, Prima il silenzio, poi il suono o la parola tornano a Vicenza le Settimane Musicali al Teatro Olimpico, trentaduesima edizione, forti di una tradizione sempre ad alti livelli che comprende due cose fondamentali, direzione e organizzazione impeccabili. E’ la loro forza, che indica l’alta qualità dei concerti e degli appuntamenti presentati. Le Settimane hanno avuto il loro debutto domenica 21 maggio con uno strano ma affascinante dualismo che ha visto in proscenio il ritorno della violinista Sonig Tchakerian, che dirige anche la manifestazione, assieme al sassofonista Pietro Tonolo, entrambi musicisti di grande esperienza ed estro. Dopo i saluti iniziali del Presidente delle Settimane Federico Pupo, i musicisti, con l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, diretta dalla stessa Tchakerian e davanti a un pubblico da tutto esaurito hanno proposto la variegata, meticolosa combinazione di brani tratti da Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi e Le Mezze Stagioni, di Pietro Tonolo, una piacevolissima conversazione musicale a due che ha conquistato gli spettatori. Tchakerian e Tonolo sono personaggi di statura artistica notevole, egregia, e tali infatti si son dimostrati in questo connubio, una specie di abbraccio dell’opera VIII, Il cimento dell’armonia e dell’invenzione fino alla composizione più moderna, contemporanea dei tre intermezzi. Il concerto è stato aperto dall’Inno del teologo e scrittore armeno Nerses Shnorhali, in occasione delle celebrazioni a 850 anni dalla scomparsa, che la Tchakerian, di rosso corallo vestita e, come consuetudine, a piedi nudi, ha introdotto con grazia. Una dolcezza stratificata e ammaliante il soliloquio iniziale d’omaggio, che ha di fatto anticipato l’ingresso delle Stagioni, con il Concerto in mi maggiore n.1.RV 269, La Primavera, a cui ha seguito la Prima Mezza delle Mezze Stagioni del sassofonista veneziano, Oziando. Sonig Tchakerian e Pietro Tonolo si sono presentati così, in una contaminazione ricercata e raffinatissima che è durata per tutto il concerto ben coadiuvati dai maestri dell’Orchestra che hanno portato l’eterna freschezza vivaldiana e le note jazz di Tonolo con grande proficuità. Nell’atmosfera ovattata ha risuonato il richiamo, la voce, l’espresso sollievo delle note che come è giusto ha riempito di bellezza e consonanza l’immenso spazio palladiano, liberando nell’aria circostante ciò che di estremo e grande la musica sa dare in certe occasioni. Bellezza che consecutivamente ha preso largo nelle composizioni successive, L’Estate, con le sue note armoniose e ineccepibili uscite dal violino di Tchakerian, in seguito riprese nel suo stile da Tonolo e dalla sua Seconda Mezza, Tempesta. Ne è uscito un concerto dal segno melodioso, sospeso tra lo svolazzamento dello stile di Vivaldi con le atmosfere a volte da noir delle note di Tonolo. Un connubio vincente, proseguito con L’Autunno, e L’Inverno inframezzati dalla Nostalgia, la Terza Mezza di Tonolo in un finale rapitore che ha sovrastato in pienezza, e ha celebrato la serata nel miglior dei modi. Le Stagioni, piene e Mezze han raccontato il mondo e la sua beltà che rimane sempre l’antidoto per non perdersi. Non è potuto certo mancare un applauso, e un breve silenzio nel ricordo, nell’omaggio affettuoso fatto alle popolazioni dell’Emilia Romagna così duramente colpite in questi giorni, note dolenti di vita per esser pronti però a ricominciare. E nella stretta solenne fatta alla popolazione, nei battimani degli orchestrali e degli archetti sugli strumenti, è volato un abbraccio ancor più grande e commovente. Con un omaggio all’Armenia, a Khachaturian e alla Follia di Arcangelo Corelli.
Francesco Bettin