Musica di Giacomo Puccini
Opera lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900
Direttore d’Orchestra, Daniel Oren
Regia, Alfonso Signorini
Maestro del Coro, Francesco Aliberti
Costumi, Mario Dice
Scene, Alfredo Troisi
Maestro del Coro di Voci bianche: Silvana Noschese
Assistente al Direttore d’Orchestra, Francesco Rosa
Assistente alla regia, Lorenzo Roberti
Floria Tosca, Maria José Siri
Mario Cavaradossi, Freddie De Tommaso (30/05)- Carlo Ventre (02/06)
Il Barone Scarpia, Gabriele Viviani
Cesare Angelotti, Carlo Striuli
Il sagrestano, Angelo Nardinocchi
Spoletta, Enzo Peroni
Sciarrone, Maurizio Bove
Un carceriere, Antonio Palumbo
Un pastorello, Giorgia Mauro/ Melody Sarno
ORCHESTRA FILARMONICA “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO
CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI SALERNO
CORO DI VOCI BIANCHE DEL TEATRO “GIUSEPPE VERDI” DI SALERNO
Nuovo allestimento del Teatro “Giuseppe Verdi” di Salerno
Venerdì 2 giugno 2023
Certamente con la Tosca Giacomo Puccini apre il nuovo corso del teatro del futuro. Egli era ben consapevole di quanto potente fosse la sua scrittura e la sua drammatizzazione. Ed era cosciente del fatto di scrivere con Tosca un’opera senza eguali. Una nuova opera dalle tinte variegate in una narrazione scenica talmente serrata da avere nell’arco di una giornata ben tre atti. La trama si dipana in una maniera velocissima, l’alternarsi di scene psicologiche, la potenza delle azioni e i vari rimandi fanno di quest’opera un vero capolavoro. A dispetto di una prima romana tormentata, oggi la Tosca rimane fra le opere di Puccini certamente la più rappresentata. Non è un caso che la stagione lirica del Teatro Verdi di Salerno propone una nuova versione con la regia di Alfonso Signori e la direzione di Daniel Oren. Di quest’ultimo siamo sempre più convinti della sua enorme capacità di direttore e di eccelso musicista. Sull’onda dell’ideale di Leonard Bernstein, Oren sa trasmettere come pochi il sacro fuoco che muove ogni lavoro di Puccini e lo fa senza risparmiarsi. In questa edizione è stato talmente forte nel comunicare il “suo” Puccini da trascinare con sé, senza nessun riserbo gli orchestrali della Filarmonica Verdi. Emozionante è a dir poco la sua interpretazione che ha fra gli altri pregi, quello della nitidezza sonora. Con Oren si ascolta il vero sinfonismo pucciniano. E in quest’opera Puccini sa bene di iniziare a lavorare su una dimensione scenica dove l’orchestra ha una importanza addirittura predominante. Ebbene tutto il cast lo segue senza esitazione; in particolare il plauso va a Gabriele Viviani, perfetto come Scarpia in una interpretazione talmente coinvolgente da far reggere il forte tratto negativo che Puccini gli scrive. Scarpia per certi versi è il vero protagonista di quest’opera. E Viviani lo asseconda in maniera eccezionale. La regia di Signorini non sempre è coerente soprattutto quando veste Scarpia con la vestaglia, togliendogli quell’impronta di nobile siciliano che proprio grazie alla sua “divisa” può vantare il suo ruolo di punitore morale delle persone. E’ il tratto forte di Scarpia, quello di cattolico che condanna le sue vittime prendendole soprattutto dal punto di vista morale. Così come farà con Tosca, ambita preda di pulsioni sessuali e morali. Ebbene nel secondo atto, quello decisivo e talmente iconico da essere unico nella narrazione lirica, trasformare lo studio di Scarpia in una alcova in stile d’annunziano e privarlo della sua indefessa “anima” dell’abito può probabilmente uscire fuori da una chiara lettura psicologica. Così come scegliere di chiudere Tosca non in un salto nel vuoto ma in una sorta di ascensione celeste che nulla c’entra proprio con l’azione scenica. Anzi. Brava molto Silvana Noschese e il coro dei bambini così come è stato bravo Francesco Aliberti a preparare il coro degli adulti. Il cast si completa con un plauso generale.
Marco Ranaldi