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TEATRO ALLA SCALA IN ARENA DI VERONA - direttore Riccardo Chailly

"Teatro alla Scala in Arena di Verona", direttore Riccardo Chailly. Foto ENNEVI "Teatro alla Scala in Arena di Verona", direttore Riccardo Chailly. Foto ENNEVI

Teatro alla Scala in Arena di Verona
Cori, sinfonie e Ballabili,
Musiche di Giuseppe Verdi
Direttore Riccardo Chailly
Orchestra e coro del Teatro alla Scala,
Maestro del Coro Alberto Malazzi
da: Nabucco, I Lombardo alla prima Crociata, Ernani, Don Carlos, Don Carlo, Macbeth, Il Trovatore, La Forza del Destino, Aida
Verona, Arena Opera Festival, 31 agosto 2023

www.Sipario.it, 6 settembre 2023

Serata di Gala in Arena con protagonista l'orchestra e del coro del Teatro alla Scala di Milano, diretta dal suo direttore stabile Riccardo Chailly, con un programma monografico dedicato ai cori, sinfonie e ballabili di Giuseppe Verdi. Un perfetto connubio, quello tra Verdi Arena e Teatro alla Scala, che esprime la migliore sintesi dello spirito del melodramma nazionalpopolare italiano, e quindi un possibile evento di richiamo per quel pubblico amante per quella genuinità e immediatezza che esprimono le composizione del genio bussetano. Eppure le gradinate della cavea areniana si presentavano assai vuote, nonostante fosse un evento fortemente voluto dalla sovrintendenza per questo Centenario inserito per onorare anche la memoria di quelle estati veronesi quando era proprio l'Orchestra della Scala che prestata la sua opera nelle stagioni areniane d’anteguerra. Si trattava anche della prima tappa di una un tour in nove tappe per l'Europa che toccherà poi il 2 settembre, nell’ambitissimo festival di Grafenegg (Austria), per poi spostarsi nella vicina Vienna il 4 alla Konzerthaus, per poi raggiungere la Elbphilharmonie di Amburgo, con tappe anche Musikken Hus di Aalborg, in Danimarca, dove c'è grande attesa, il 9 settembre al Bozar di Bruxelles, alla Philarmonie di Lussemburgo l'11 per poi concludere il giorno successivo a Parigi, al Théâtre des Champs-Elysée, come concerto inaugurale della sua stagione sinfonica. Il programma scorreva in ordine cronologico con una scelta tra cori e preludi dalle opere di Verdi più celebrate con i quali il maestro Chailly ha voluto dimostrare la sua personale lettura della scrittura verdiana. Lo ha dimostrato fin dalle note del Nabucco, in cui Chailly fa piazza pulita di alcuni luoghi comuni, liberandola dall'eccesso di esuberanza strumentale, derivata anche da tutta la mitologia sorta attorno alle composizioni della giovinezza verdiana. Tramite questo percorso cronologico Chailly, coadiuvato in questo dal Coro magistralmente diretto da Alberto Malazzi. E così il Nabucco viene investito di tutta la malinconia e dolore nelle melodie che invadono sia la sinfonia che i due cori presentati (Gli arredi festivi, e Và pensiero), come i cori dei Lombardi alla prima crociata (Gerusalem e O signore dal tetto nativo), dove tutto compare come una visione avvolta nelle foschie di un miraggio, per poi riprendersi dell'esuberanza dell'Ernani. Certamente una prima impressione è quella di una gestione senza “sale”, forse abituati dagli eccessi timbrici che spesso si incontrano ancora nell’interpretazione verdiana, ma questa risulta proprio una scelta che si esprime bene nei due brani conclusivi della prima parte con gli estratti dal Don Carlos, i ballabili della Regina, che ci presentano un modello che guarda all’Oltralpe, che diventa il Don Carlo del clima plumbeo della grande scena corale del Spuntato ecco il di d'esultanza. Nella seconda parte muta il clima: il tutto mostra più energia, tra un Macbeth, una delle prove più mature di Chailly nell'ambito verdiano, con il coro delle “Streghe” e lo struggente O patria oppressa; con Il Trovatore (Preludio e Coro degli Zingari) che non si esime nel riversare quel giusto impeto di colore folklorico, come per la Forza del destino tra Preludio e coro (Nella guerra è la follia). Ma la sorpresa la offre nell'Aida in quel Gloria all'Egitto, che definisce l'essenza della modernità di Verdi nel confrontarsi alla cultura e alle mode dei suoi tempi; Chailly alleggerisce tutta l'assetto della marcia trionfale, con le sue danze ricche di suggestioni etniche. Già perchè l'Aida di Verdi non è altro che un grande affresco musicale che, con i suoi modelli da grand opéra fatti di balli e cori, esprimono quell’aspetto della storia della musica, che partecipa alla cultura e alla Storia del tempo.

Grandi applausi e affetto dal pubblico che dopo ripetute chiamate è riuscito ad ottenere un bis e questa volta un bis corale dal Simon Boccanegra. Nota: serata di luna piena che seguendo il suo corso si è posizionata sull'Arena.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Domenica, 17 Settembre 2023 11:55

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