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VIENNA L’ETERNA – BRUNO CANINO

Bruno Canino Bruno Canino

Programma del recital:
Franz Joseph Haydn, Sonata in mi maggiore
Anton Webern, Variazioni, op. 27
Franz Schubert, Sonata n. 13 in la maggiore D 664
Teatro Il Cielo Sotto Milano, 7 maggio 2019

www.Sipario.it, 9 maggio 2019

Nella sorprendente stazione del Passante Ferroviario di Porta Vittoria da circa tre anni è nato un teatro di stampo artigianale, ricco di fascino e di creatività, denominato "Il Cielo sotto Milano" gestito dalla "Dual Band" per Artepassante, un luogo in cui la leggerezza, il buonumore, la capacità di sorridere di fronte alle grandi domande accompagnano in maniera disincantata il variegato e trasversale pubblico che frequenta attivamente, con interesse e spirito di convivialità, tale luogo delle meraviglie, una casa delle arti, all'interno di un percorso metropolitano affiancato da teatranti, pittori, musicisti e scenografi.

Il Cielo sotto Milano ha accolto, come ormai da consuetudine, uno dei più grandi pianisti, autorevole decano italiano, sul proprio palcoscenico e negli spazi attigui ventilati da un fermento culturale propositivo, supportato da un indiscusso potenziale e da uno spazio pronto ad accogliere nuovo pubblico disposto ad una partecipazione e ad una visione inedita, un pubblico desideroso di momenti di incontro capaci di allargare i tempi nel rituale dell'andare a teatro rispetto a quelli abituali.

Bruno Canino, artista di inesausta curiosità per ogni aspetto del far musica ha deliziato gli spettatori, che hanno riempito la sala in ogni ordine di posto, con un programma dedicato interamente al mito di Vienna, tra Haydn, Webern, e Schubert. "Sai, mentre ero lontano, quella città rappresentava per me il diapason del mondo. Pronunciare il nome "Vienna" era come far vibrare quel diapason. (...) Perché Vienna non è soltanto una città, il suo nome ha un suono che alcuni sentono vibrare in fondo all'anima per sempre e altri no. È stata la cosa più bella della mia vita. Ero povero ma non ero solo, perché avevo un amico. E Vienna era un amico." (Sandor Marai)

Canino frequentatore assiduo anche del repertorio moderno e contemporaneo è stato docente di pianoforte al Conservatorio di Milano e alla Hochschule di Berna in Svizzera, tenendo regolarmente corsi di perfezionamento nelle istituzioni musicali di tutto il mondo, oltre ad aver esercitato l'attività di direttore artistico presso alcuni prestigiosi Enti ed aver ricoperto il ruolo di direttore musicale della "Biennale di Venezia".

La particolarità del programma si è riscontrata proprio nei brani in esso proposti e negli autori scelti con l'aggiunta di un altro grande austriaco, Wolfgang Amadeus Mozart, nel bis finale "La Marcia Turca" reclamato a gran voce dai festosi astanti totalmente affascinati dalla delicatezza e dalla soavità del Maestro Canino. Le sue mani hanno danzato sulla tastiera con una forza ed una incisività tali da rimanerne rapiti, più le sue dita scorrevano veloci, più ci si emozionava.

La Sonata di Haydn è apparsa elegante, colta e raffinata nell'attuazione pratica, ben articolata da una scrittura e da una interpretazione amabilmente brillante nell'evoluzione e nell'affermazione percettiva. Tramite le Variazioni di Webern si è scoperto il mezzo ideale per far conoscere le strutture dodecafoniche del compositore, tra ardui passaggi contrappuntistici e mescolanze architettoniche, da cui si sono tratte evocative figure di purezza con un mirabile intrattenimento di incastri tra il romantico, il drammatico e il vibrante. Con la sonata di Schubert, massimo interprete del Novecento, il Maestro Canino ha raggiunto il giusto grado di dimestichezza e di sintonia con il pubblico, decisamente più accessibile all'ascolto grazie al significato denso di originalità esplicativa, ponendo in risalto l'atmosfera di candore raggiunta da una tale freschezza di luminosità e poetica fluidità. Hanno completato il quadro due bis dove si è posta in atto la natura immediata tra scherzo e originalità, dandone una lettura estremamente dinamica e divertita.

L'autorevolezza di Bruno Canino risiede nella raffinata articolazione musicale denominata "lo staccato" in cui due o più note vengono suonate separatamente così da ben differenziarle e dai ribattuti i quali determinano l'energia stessa dell'esecuzione, che nel recital in questione si è trasformata in una sublimazione e in una quintessenza dell'atto, anche al fine di una più consapevole e profonda comprensione.

Nel finale pioggia di applausi ripetuti e convinti che hanno riportato alla memoria un pensiero di Alfred Corn "chiunque nella sala da concerto sia in grado di vedere la tastiera di un pianoforte si accorge che l'esibizione aggiunge all'arte puramente sonora della musica un'altra dimensione estetica, quella visiva: una serie di movimenti agili, ritmici e perfettamente controllati che formano una coreografia della mano".

Michele Olivieri

Ultima modifica il Giovedì, 09 Maggio 2019 16:05

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