Federica Luna Vincenti
per Goldenart Production
presenta
VIOLANTE PLACIDO
NINNI BRUSCHETTA
WOODY NERI
1984
di George Orwell
adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan
traduzione Giancarlo Nicoletti
con Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore,
Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues, Chiara Sacco
scene Alessandro Chiti
musiche Oragravity
costumi Paola Marchesin
disegno video Alessandro Papa
disegno luci Giuseppe Filipponio
regia GIANCARLO NICOLETTI
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman 22 Ottobre-3 Novembre 2024
L’adattamento di 1984 di Orwell realizzato da Robert Icke e Duncan Macmillan si può dire ben riuscito sul piano drammaturgico. Perché ha reso appieno la contemporaneità di questo romanzo profetico senza farlo apparire datato né ovvio. Tranello in cui sarebbe stato facilissimo cadere, dato che si parla di Grande Fratello, di neolingua, insomma: di un potere pervasivo e invasivo che controlla le persone in ogni aspetto dell’esistenza. I due dramaturg si sono mossi rispettando il dettato orwelliano, senza però esibire troppo la sua portata profetica. Ne hanno, semmai, evidenziato la lucidità, la severità, attenuandone l’aspetto tragico e cupo e il lato crudele che pervadono il libro. Winston Smith è un uomo comune che lavora al Ministero della Verità di Oceania, ma tiene un diario segreto dove annota la sua versione dei fatti relativa a qualsiasi cosa: persone scomparse perché accusate di reato di pensiero, le vere ragioni del conflitto ormai perenne di Oceania contro Eurasia ed Estasia: in breve, Winston vuole vivere una vita normale, dove è lui a stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato (e non il Partito), e dove può anche avere una storia d’amore – con Julia – pur consapevole che dall’altra parte potrebbe esserci una spia pronta a consegnarlo nelle mani della Polizia. Perché Winston, che vive in un paese dove tutto è permesso – almeno così pare – si comporta così? Perché a Oceania non vi sono leggi scritte, si può fare ogni cosa tranne pensare, amare e divertirsi. E lui non ne può più. Nell’adattamento di Icke e Macmillan questa vicenda non ha nulla di eroico, come può invece apparire nel romanzo di Orwell. La rivolta di Winston può essere intrapresa da qualsiasi nostro contemporaneo. In sostanza, così come è stato trasposto sulle scene, 1984 più che una visione futura del mondo è il ritratto di una società e di alcuni individui conformisti che la popolano – la maggior parte – e di pochi altri che vi si oppongono. Anche il cambiamento del finale, dove si avanza l’idea che il Partito, pur di sopravvivere e continuare nella sua silente tirannia, è disposto a ingannare tutti lasciando loro credere di essere liberi, mentre invece sono ancora controllati, e più di prima, tramite smartphone, computer e social: questa modifica dà alla storia di Orwell una lucidità che non crea raccapriccio (come avviene invece nel romanzo), ma ingenera una presa di coscienza lasciando uno spiraglio di luce. Nello spettacolo ci si può salvare dalla tirannia pervasiva e invisibile del Big Brother. Nel romanzo, invece, non vi sono vie di scampo. La regia di Nicoletti è stata coerente, agile, ben calibrata, senza sbrodolature o tempi morti. Le due ore di spettacolo sono passate con decisa rapidità. Anche gli attori hanno recitato molto bene. Soprattutto Woody Neri (Winston) e Ninni Bruschetta (O’Brien): entrambi pieni di misura e controllo, consapevoli dei personaggi e dei rispettivi aspetti psicologici. Un 1984 davvero ben fatto: sì severo, ma con riserve di speranza. Pierluigi Pietricola