giovedì, 04 luglio, 2024
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ANCHISE - regia César Brie

“Anchise”, regia César Brie. Foto Gianfranco Negri “Anchise”, regia César Brie. Foto Gianfranco Negri

Testo e regia: César Brie
Assistente alla regia: Laura Taddeo
Con: César Brie, Vera Dalla Pasqua, Davide De Togni, Tommaso Pioli, Annalesi Secco, Alessandro Treccani
Musiche eseguite dal vivo
Costumi e oggetti di scena: Isola del teatro
Produzione Smart in collaborazione con Festival di Teatro Antico di Veleia
Visto a Veleia per il Festival Teatro Antico il 7 luglio 2023
Nuova replica per il Festival Teatro Antico di Veleia il 14 luglio 2024

www.Sipario.it, 1 luglio 2024

Un capolavoro “Anchise” di César Brie, il debutto a Veleia l’estate scorsa
Magnifico il testo, grande teatralità nello spettacolo itinerante. 
Da non perdere la replica del 14 luglio 2024, sempre per il Festival Teatro Antico
Produzione XNL, terzo teatro tra i resti della romanità

Già alla sola lettura l’innamoramento: era apparso subito un testo straordinario “Anchise” di César Brie, magnifico maestro di teatro che ha lasciato preziose tracce in tutto il teatro europeo. E non solo: fondamentale la sua presenza in Sudamerica, terra d’origine dove ha lavorato a lungo. Tanti i suoi spettacoli indimenticabili, sia solo lui in scena o con piccoli gruppi che in opere epiche, collettive, indelebile “L’Iliade” con il Teatro de Los Andes. Colpevolmente non si era mai analizzata in autonomia la scrittura per la scena: si aveva l’impressione che i lavori di Brie nascessero direttamente come azione, le parole parte del tutto, come le luci, i gesti, le musiche, un insieme inscindibile. Ma César Brie è anche uno straordinario drammaturgo. “Anchise” - nato su sollecitazione di Paola Pedrazzini, produzione XNL per il Festival di Veleia 2023 - possiede il ritmo avvolgente del grande poema - e lo spettacolo ha confermato la profondità del testo, valorizzato in infinite forme, attingendo con intelligenza e molteplici sensi alle modalità del terzo teatro, più ruoli per ogni interprete, la narrazione intima e nello stesso tempo distaccata, la musica che guida ma anche il fuoco, la verità emotiva condensata diversamente in ogni scena, i tempi che s’intrecciano, Anchise vecchio e Anchise giovane che parlano tra loro, vivi e morti che ricordano insieme…il tutto esaltato dallo spazio ospitante, i resti della romanità abitati secoli prima da uomini che potevano immaginare di dialogare con gli dei.  Aveva fatto tre repliche lo scorsa estate, 2023, al debutto. Per il Festival Teatro Antico in corso, estate 2024, “Anchise” ritorna in scena il 14 luglio: questo articolo vuole dunque essere insieme una recensione - dello spettacolo visto in prima nazionale nel ’23 - e un’anticipazione, un invito a non perderlo, un dispiacere per chi scrive non poterlo incontrare nuovamente, subito segnalato in ogni giuria di premio. 

I singoli personaggi si presentano, ma in forma dinamica, motori della storia senza tempo, creature consapevoli del diverso senso del teatro, quando “era al centro del mondo…musica, danza, parole, corpi e azioni: si andava per sapere, piangere, ridere, chiedere e imparare”. E’ il cantore cieco a ricordare - e a sperare che quelle storie possano diventare “scintille di un nuovo fuoco eterno”. E Zeus sembra seguire i pensieri di Omero: troppi oggi gli olimpi, gli dei ormai solo comparse, attori, figuranti…magari in qualche festival estivo! E come eco Afrodite aggiunge nuovi malinconici confronti: se un tempo fare l’amore era “scoprire” in ogni senso, svelare i corpi, intuire misteri, ora “fare l’amore è diventato eseguire”. Struggenti le parole di Anchise, lo stesso César, padre vecchio a raccontare “cosa resta di un amore quando diventa un ricordo, di una terra quando devi abbandonarla, di una vita quando si arriva al finale”. E’ uno spettacolo itinerante “Anchise”, proprio come desiderava la Pedrazzini, stazioni di conoscenza di un mondo passato e insieme di parti diverse di quel luogo carico della magia della Storia. E’ la cornamusa suonata da Samuele Anconelli a guidare il pubblico, inizialmente gli attori - tutti bravissimi: César Brie, Vera Dalla Pasqua, Davide De Togni, Tommaso Pioli, Annalesi Secco, Alessandro Treccani, forse in parte ora variati - raccolti vicini come per una foto di famiglia, abiti senza tempo ma per lo più vicini alla contemporaneità, Omero con un completo dimesso, Afrodite certo divinamente diversa, in lungo abito morbido, bianco, velato, davvero un’apparizione nel buio della notte. 

Perfette le luci, la sensibilità nell’uso dei microfoni, tutto curatissimo, trasmettendo insieme questo spettacolo un delicato senso di semplicità. E Anchise giovane potrebbe avere lì la stessa età del figlio. Questo può il teatro. Enea: “io straniero, l’antenato, tutti quanti proveniamo da altre terre”. E c’è anche Creusa, suo il destino proprio delle donne nelle guerre, “bottino, serva, preda, oggetto, schiava”. Quasi un dispetto da parte di Zeus far innamorare Afrodite di un mortale, lei che si vantava di aver fatto nascere il desiderio tra le altre dee e “uomini nati a morire”, così Zeus per tante fanciulle, furibonda di gelosia Era. Dice di “amara bellezza” Afrodite per Anchise: l’uomo possente le appariva, nel fare l’amore, “ragazzo ansimante, inesperto”. Pensieri toccanti al confronto: “l’amore dei mortali ha la ferita  di ciò che non dura”. La dea racconterà  del figlio, Enea, e della stirpe che sarebbe seguita: “Io resterò giovane per sempre ma tu invecchierai”. Lui non l’avrebbe riconosciuta in nuovi incontri. Ma accadrà anche l’opposto: grande lo sconcerto di fronte a quel diverso Anchise: “sei un vecchio con la pelle secca, il corpo debole, le rughe sul viso”. Ma chiudendo gli occhi, toccandolo, accarezzava il suo ricordo, “il viso del giovane”. Dialogano quindi tra loro il padre di Enea del passato e del presente.

“Così al tramonto grazie ad Afrodite parlava Anchise con se stesso giovane”. Troia in fiamme, l’apparizione di Ettore a Enea: “le mura di Troia le alzerai altrove, vai sul mare ora”. Omero cieco è la guida di quanto è accaduto nel presente di sempre che è la scena teatrale, l’immenso cavallo, i greci che massacrano, l’uccisione di Priamo, la fuga. Gli incitamenti della madre, Afrodite. “Si apre l’esilio sopra il mare nero”. Anchise sulle spalle, Ascanio per mano, Creusa seguiva. Ma poi la sposa non c’era più, chiamata invano. 

Alla fine si troveranno nuovamente tutti insieme in un altro angolo del parco archeologico di Veleia, ma nel dolore della tragedia. Creusa si era lanciata nel vuoto piuttosto di divenire oggetto di soprusi da parte dei vincitori - e Anchise muore. Erano in tanti ad avere al termine gli occhi lucidi, una commozione che cresce tranquilla, senza insistenze, nel flusso, nella consapevolezza della vita che scorre - e deve finire. Anchise è César, pensieri che sembrano fondersi per persona e personaggio. “Ero vecchio prima ma ora sono un soffio”.

Di ogni soluzione scenica si vorrebbe dire: della mela morsa a distanza nel momento dell’amore tra Anchise e Afrodite, che poi volerà, sollevata, sul corpo di lui, del dialogo nella taverna, “bevi Anchise bevi”, per farlo parlare, lui sì, proprio, aveva fatto l‘amore con la più bella delle dee, la scena dei migranti con le valigie, stilizzato e potentissimo il sentimento dell’allerta nella  fuga…e ancora e ancora. Un capolavoro. Ci si augura  che il testo venga pubblicato e che lo spettacolo sia replicato in altri spazi: certo i resti dell’antica romanità sono luogo privilegiato, ma s’immagina che “Anchise” possa conservare e trasmettere il suo fascino anche in un parco cittadino, esperienza emotiva nella notte al più alto grado di teatralità. Ma dopo le repliche dello scorso anno c’è ancora la possibilità di vederlo ora, 14 luglio 2024, proprio a Veleia.

Valeria Ottolenghi 

Ultima modifica il Lunedì, 01 Luglio 2024 22:38

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