di Giacomo Puccini
Regia: Christophe Coppens
Turandot: Ewa Vesin
Altoum. : Ning Liang
Timur: Michele Pertusi
Calaf: Stefano La Colla
Liu: Venera Gimadieva
Ping : Leon Kosavic
Pang : Alexander Marev
Pong: Valentin Thrill
La Monnaie, Bruxelles 14-30 giugno 2024
Fu proprio qui, a La Monnaie, che Puccini mise piede per l’ultima volta in un teatro, cento anni fa. Caso volle che proprio in quei giorni, quelli terminali della sua malattia (a Bruxelles era venuto per curare un tumore alla laringe) corresse, a La Monnaie, la sua Butterfly. Vi assiste’ scortato da un medico e dall’ambasciatore italiano. E si godette un piccolo trionfo, in incognito. Ora la Monnaie lo ricorda, mettendo in scena questa Turandot che è opera più adatta al mercato europeo, perché ricca di influenze mozartiane (Ping Pong Pang…), una eco della regina della notte in Turandot, del wagneriano Parsifal in Timur, e suggestioni della nuova musica atonale (vedi dissonanze del secondo atto). L’ allestimento è stato ai livelli massimi, come spesso capita a La Monnaie, teatro di qualità, uno dei pochi in Europa a non essere stato sfigurato dal turismo musicale avido di prodotti standardizzati. Grazie ad una ostinata artigianalità e anche a una relativa larghezza di mezzi, accade che qui si producano molti dei migliori spettacoli d’Europa: primo premio, quest’anno, per il migliore allestimento in Europa (L’oro del Reno di Castellucci) e altri recenti riconoscimenti. Coppens, dicevo, ha fatto le cose per bene. Gran ricchezza di vesti e di costumi, magistrale divisione della scena, luci ora folgoranti ora vaporose, qualche nudo incomprensibile - pedaggio che anche i migliori registi pagano alla moda - ma nel complesso apprezzabile la sua attualizzazione in una immaginaria corte di una Cina moderna dedita a piaceri cinici, sfuggenti e snervanti. Turandot è aggressiva, sempre sprezzante. Ma nel terzo atto emerge la donna, che scopre, smarrita, de essere innamorata. E la Vesin, soprano di carattere e di grande impatto drammatico, ha saputo ben rendere la tormentata evoluzione. La Gimadieva è una grande Liu’, voce melodiosa e morbida che si espande e comunica emozioni. La Colla (Calaf) ha voce potente, ricca di sfumature e solida presenza scenica. Particolarmente apprezzabile il suo ‘Nessun Dorma’ , tempi e volumi giusti, misurati, senza enfasi, quasi dimesso, come volesse nascondere il suo talento che però emerge evidente. A Bruxelles non si applaude a scena aperta. Si riservano gli applausi alla fine. E sono stati più del solito fragorosi. Attilio Moro