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TRILOGIA QATSI (LA) - di Philip Glass e Godfrey Reggio

"Naqoyqatsi", Foto Zani Casadio "Naqoyqatsi", Foto Zani Casadio

Philip Glass Ensemble:
Lisa Bielawa voce, tastiere
Dan Bora sound
Peter Hess sassofoni
Ryan Kelly onstage audio
Mick Rossi tastiere
Sam Sadigursky sassofono, flauto
Andrew Sterman flauto, ottavino, sassofono
Orchestra della Toscana
direttore e tastiere Michael Riesman

Koyaanisqatsi:
Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”
maestro del coro Lorenzo Donati
“Koyaanisqatsi: Life Out of Balance” (1982)
regia Godfrey Reggio
fotografia Ron Fricke
montaggio Alton Walpole, Ron Fricke

Powaqqatsi:
Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio
maestro del coro Sara Matteucci
“Powaqqatsi: Life in Transformation” (1988)
regia Godfrey Reggio
fotografia Graham Berry, Leonidas Zourdoumis
montaggio Iris Cahn, Alton Walpole

Naqoyqatsi:
Erica Piccotti violoncello
arrangiamento per orchestra commissionato da
Ravenna Festival, Barbican di Londra, Mupa di Budapest,The National Concert Hall di Dublino

“Naqoyqatsi: Life as War” (2002)
regia Godfrey Reggio
fotografia Russell Lee Fine
montaggio Jon Kane
21, 22, 23 giugno 2024, Teatro Alighieri, Ravenna

www.Sipario.it, 28 giugno 2024

Al Ravenna festival è stata presentata la Trilogia Qatsi, un percorso visivo e musicale nato dalla collaborazione del maestro del minimalismo Philip Glass con il regista Godfrey Reggio, personaggio impegnato socialmente fin dagli anni ’60 nel campo ambientale. Questo progetto, sviluppato nel corso di 20 anni, dal 1982 al 2002, vuole denunciare l’influenza pressante della moderna tecnologia e della cultura occidentali sulla natura e sulle culture tradizionali del mondo, traendo spunto dalla saggezza della cultura nativa americana degli Hopi e mutuandone il linguaggio: qatsi significa vita e ognuno dei tre capitoli è dedicato ad un aspetto di queste influenze nefaste: Koyaanisqatsi - Vita fuori equilibrio, Powaqqatsi-  Vita in trasformazione e Naqoyqatsi - Vita come guerra. Nella messa in scena per il Ravenna festival tutte e tre le opere sono state presentate in versione orchestrale, in particolare Naqoyqatsi, nato come partitura per ensemble e violoncello, offerto in prima mondiale nella versione orchestrale appositamente realizzata per il festival. Sul palco oltre al Philip Glass Ensemble guidato da Michael Riesman, al fianco del compositore da cinquanta anni, l’Orchestra Regionale Toscana, e in successione nelle tre serate il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”, il Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio, ed Erica Piccotti al violoncello.

L’allestimento proposto ha messo in primo piano i musicisti e l’orchestra, illuminati discretamente, mentre in secondo piano è lo schermo con le immagini, in questo caso rovesciando il progetto originale in cui nel buio del cinema le immagini erano preponderanti e la musica era solo la colonna sonora.  In questo modo viene fuori tutta la potenza e la complessità della musica di Glass, acquisendo nuova vita e dimostrando che le tre composizioni non hanno risentito l’impatto del tempo, ma sono ancora originali e attuali anche nel sottolineare il rapporto con le immagini mesmerizzanti di Reggio. Secondo le sue stesse parole: “Il tema centrale di tutta questa trilogia è la tecnologia. La tecnologia non dal punto di vista di qualcosa che usiamo ma come stile di vita… Qualcosa in cui viviamo, onnipresente come l'aria che respiriamo. Questi non sono film ambientalisti. Koyanisqatsi, tratta delle reti o società industriali ipercinetiche dell’emisfero settentrionale… Powaqqatsi, tratta della vita nell'emisfero meridionale, delle culture dell'oralità, delle culture della semplicità, delle culture fatte a mano, delle persone che creano il proprio modo di vivere e di come queste persone vengono sedotte dalle nostre nozioni di progresso e sviluppo fuori dagli schemi. Naqoyqatsi, affronta il momento globalizzato in cui viviamo adesso, la virtualità, la globalizzazione, il modo in cui il mondo viene omogeneizzato, unificato attraverso la tecnologia come fattore unificante, come nuovo ambiente di vita.”

Il primo capitolo Koyaanisqatsi esce nel 1982 dopo un lungo lavoro di sette anni. Reggio ha voluto fortemente coinvolgere Glass non solo per il commento sonoro ma anche per il montaggio delle immagini per creare un’opera unica e per quegli anni innovativa, un videoclip di un’ora e mezza dove il rapporto tra i due media è indissolubilmente legato. La musica in questo caso è una delle espressioni più riuscite dello stile minimalista di Glass, fortemente incalzante per rispecchiare la frenesia con cui si succedono le immagini, spesso accelerate. Solo nel finale la musica rallenta, associata ad una delle immagini più memorabili del film, un razzo esploso che cade dal cielo al rallentatore con la voce profonda del basso Albert de Ruiter che ripete il titolo del film, come per altro anche nei due capitoli successivi.

Nel secondo capitolo del 1988, Powaqqatsi, diventano preponderanti le percussioni etniche, rappresentative delle società tradizionali illustrate nel film, tra Brasile, india, Nepal, Kenya, Perù, Hong Kong ed Egitto, con un coro di voce bianche a sottolineare le tante immagini di bambini del sud del mondo. La musica. pur mantenendo la struttura minimalista, si fa più complessa, arricchita dagli elementi di musica indiana da cui Glass ha tratto ispirazione grazie alle lezioni di Ravi Shankar, e con la collaborazione con il cantante e suonatore di kora gambiano Foday Musa Suso per quanto riguarda le percussioni africane. Solenne, quasi trionfale in alcuni pieni orchestrali, a tratti arricchita di elementi barocchi, è anche la più immediata, con le sue frasi ricorsive che si ripetono ora rallentate ora accelerate. Il dialogo con le immagini si fa più libero, con una musica a volte in aperto contrasto col video, come nella memorabile drammatica sequenza di apertura, in cui decine di migliaia di minatori della Sierra Pelada in Brasile salgono faticosamente un pendio, sulle note di un coro festoso  e ritmato. 

Naqoyqatsi del 2002 completa la Trilogia di Qatsi, a vent’anni dalla pubblicazione del primo film.  Dal punto di vista visivo è forse il meno riuscito delle tre parti, perché si perde un po’ la follia e la forza innovativa dei primi due film, con immagini quasi sempre virtuali o manipolate di guerra e violenza alternate ad atleti sotto sforzo, statue di cera di potenti della terra, sequenze sul consumismo e sulle tecnologie. La musica invece è forse la più compiuta e coinvolgente delle tre composizioni, con un arrangiamento acustico voluto da Glass come contrasto alle immagini sintetiche e con il violoncello in primo piano, in origine affidato a Yo Yo Ma e straordinariamente suonato dalla giovanissima Erica Piccotti, che soprattutto nei momenti di solo rende in maniera perfetta le atmosfere liriche, romantiche e struggenti di questa partitura, grazie anche alle arie per soprano interpretate con grande classe dalla tastierista Lisa Bielawa.

Una occasione unica per vedere e ascoltare uno dei capolavori dell’arte scenica moderna, efficacemente interpretata dal Philip Glass Ensemble e dall’Orchestra Regionale Toscana, dirette con precisione da un impeccabile Michael Riesman. Il Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”, guidato da Lorenzo Donati, ha sottolineato l’elegante partitura di Koyaanisqatsi e il Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio, diretto da Sara Matteucci, ha incarnato con immediatezza la festosità richiesta in Powaqqatsi.

Giulia Clai

Ultima modifica il Sabato, 29 Giugno 2024 09:38

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