di Jean Racine. Traduzione e adattamento di Filippo Amoroso
Regia di Massimiliani Farau
Scene di Michele Ciacciofera. Costumi di Ilaria Albanese. Musiche di Emiliano Branda
Con: Manuela Mandracchia, Graziano Piazza, Fabio Cocifoglia, Silvia Siravo, Renato Campese, Simone Ciampi, Antonella Nieri, Paola Surace
Prod.: Teatro dei due Mari di Messina e Pragma s.r.l.
Teatro greco di Tindari dal 25 maggio al 10 giugno 2012
TINDARI (gi.gi.).- La reggia di Pirro, figlio di Achille, ad opera dello scenografo Michele Ciacciofera, diventa un cerchio di grano visto dall'alto, con uno scranno di spalle e una serie di cubi sparsi lungo la circonferenza, tanti quanti i protagonisti in scena. Massimiliano Farau regista al Teatro greco dell'Andromaca di Racine ha creato uno spettacolo raffinato, oltremodo paradigmatico e metateatrale, complice quella tavola-rotonda-senza-tavola in cui i personaggi possono lanciarsi l'un l'altro sguardi ferali, come strali, esprimenti le passioni più recondite. L'ampollosa tragedia di Racine (1667) ispirata come si sa all'Andromaca di Euripide e al 3° libro dell'Eneide di Virgilo, appare qui più purificata, non solo perché Racine ha tolto all'eroina del titolo il figlio (Molosso) natole da Pirro, ma anche perché dei cinque atti originari Filippo Amoroso ha ricavato un solo tempo di due ore godibile e asciutto, una sorta di riduzione efficace, travagliata e tutto sommato aderente allo spirito poetico del tempo. Il plot della tragedia può così riassumersi: Oreste ama non riamato Ermione, la quale ama non riamata Pirro, il quale ama non riamato Andromaca. Questi amori contrastati ricchi di sfumature psicologiche, causano due vittime: la morte di Pirro ad opera di Oreste e il suicidio di Ermione che esclamerà a quel cicisbeo di Oreste: «Qui te l'a dit? - Chi te l' ha detto di fare questo?». Su tutti i personaggi si erge la figura regale e superba di Andromaca, vestita in modo mirabile da Manuela Mandracchia in abiti rigorosamente neri che ha conferito al personaggio valenze rare d'una mater dolorosa con gli occhi condannati ad un eterno pianto, che nel ricordo del suo amatissimo Ettore non può mai accettare che il suo figlioletto Astianatte venga ucciso per mano di chi dovrebbe sposare e amare. E se ad un tratto accetterà di fare questo passo, per lei dolorosissimo, sarà solo perché subito dopo si sarebbe tolta la vita. Accanto a lei, un autorevole Graziano Piazza nel ruolo di un giusto Pirro cieco d'amore per Andromaca con abiti vagamente di colonnello dei carabinieri ( i costumi postmoderni sono di Ilaria Albanese, mentre le solenni musiche sono opera di Emiliano Branda) e all'oscuro di ciò che un destino crudele sta tramando alle spalle. Da canto suo Silvia Siravo vestita di bordeaux alla greca, incarna benissimo il personaggio di Ermione: stizzosa e odiosa nei confronti di Andromaca, adorante verso Pirro e rigettante verso l'Oreste di Fabio Cocifoglia, il quale con abiti verdi di militare di terra è colui destinato a vestire i panni di giustiziere della notte (nell'Orestea di Echilo è colui che uccide la madre Clitennestra e il suo amante Egisto) e sarà sempre costretto a fuggire lontano questa volta in compagnia dell'amico Pilade (Simone Ciampi). Si fanno notare le due confidenti di Andromaca ed Ermione, rispettivamente la Cefisa di Paola Surace e la Cleone di Antonella Nieri e il sempre presente Renato Campese nei panni militari di Fenice, precettore di Pirro. Applausi calorosissimi alla fine e repliche sino al 10 giugno a giorni alterni col Miles gloriosus di Plauto.
Gigi Giacobbe