di Tracy Letts
traduzione Monica Capuani
regia Filippo Dini
con Anna Bonaiuto, Manuela Mandracchia, Filippo Dini, Fabrizio Contri, Orietta Notari, Andrea Di Casa, Fulvio Pepe,
Stefania Medri, Valeria Angelozzi, Edoardo Sorgente, Caterina Tieghi, Valentina Spaletta Tavella
dramaturg e aiuto regia Carlo Orlando
scene Gregorio Zurla
costumi Alessio Rosati
luci Pasquale Mari
musiche Aleph Viola
suono Claudio Tortorici
assistente regia Eleonora Bentivoglio
assistente costumi Rosa Mariotti
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Roma – Teatro Ambra Jovinelli 18-29 ottobre 2023
Mettiamo una famiglia apparentemente normale di fronte a un dolore inatteso, avvenuto in modo insolito: si scatenerà quanto di peggio ci si aspetti. È quello che accade in Agosto a Osage County, commedia di Tracy Letts, diretta magistralmente, e interpretata, da Filippo Dini, con la quale l’Ambra Jovinelli apre la sua stagione. È una pièce dove si ride, ma non con innocenza. Lo si fa consapevoli che ci si trova di fronte a una tragedia. Ma il bello di questo lavoro è che il grottesco, sebbene mostrato in tutta la sua dura verità, non rende amaro l’animo del pubblico. I momenti di ilarità presenti nella commedia non accentuano né minimizzano gli aspetti drammatici. Li sottolineano con leggerezza, li mostrano sulla scena per poi lasciare che vadano via come è giusto. Caratteristica che, nelle rispettive differenze, un po’ ricorda lo stile e i toni de L’insostenibile leggerezza dell’essere. Tratti, questi, che Dini regista ha saputo cogliere molto bene, montando uno spettacolo sì lungo, ma agile nelle sue parti. Cambi di scena rapidi, ritmi recitativi serrati e sostenuti privi di tempi morti, con una varietà di intonazioni che hanno tenuto desta l’attenzione del pubblico. La regia di Dini, inoltre, ha avuto il pregio di trattare i personaggi accompagnandoli sul palco con delicatezza, permettendo loro di mostrarsi al pubblico lentamente senza ricorrere a schemi interpretativi costruiti in precedenza ai quali, poi, essere obbligati a sottostare. E così Violet (Anna Bonaiuto) è una donna malata, vittima di psicofarmaci che la rendono disinibita e crudamente onesta, al punto che non ha problemi di gettare in faccia quelle verità che i suoi familiari hanno nascosto sotto al tappeto come un cumulo di polvere. Lo fa senza infingimenti, abbandonando ogni retorica e ogni perbenismo. E quale occasione migliore del pranzo funebre per commemorare la morte del marito Beverly, suicidatosi dopo essere scomparso per tre giorni? Ma perché lo ha fatto? E perché Violet è così piena di veleno nei confronti della sua famiglia, soprattutto verso sua figlia Barbara (Manuela Mandracchia), donna forte ed insensibile nei confronti della madre? Interrogativi che avranno tutti una risposta, non scontata e sorprendente. Dini, dei vari personaggi, ha saputo cogliere l’ambiguità, mostrandola con grande disinvoltura e leggerezza. Ciò che ha conferito loro uno straordinario spessore drammaturgico. La Bonaiuto si è dimostrata un’attrice sublime: ironica, controllata, austera, dolce all’occorrenza ma non smielata, intensa nei furori ma mai melodrammatica. Manuela Mandracchia, con la sua ironia sagace e tagliente, ha mostrato una drammaticità di rara eleganza, priva di stereotipi. Strepitosa Orietta Notari (Mattie), che pur ritagliandosi momenti di comicità surreale ha tratteggiato un personaggio realistico, cinico ma comunque meritevole di compassione. Filippo Dini (Bill) ha dato vita a un’interpretazione attenta alle sfumature, mai sopra le righe, intensa e, in giusta misura, tragica. Pierluigi Pietricola