di Carlo Goldoni
regia Giorgio Strehler
messa in scena da Ferruccio Soleri
con la collaborazione di Stefano de Luca
scene Ezio Frigerio, costumi Franca Squarciapino
luci Gerardo Modica, musiche Fiorenzo Carpi, movimenti mimici Marise Flach
con Ferruccio Soleri
Milano, Teatro alla Scala, 25 settembre 2007
Chi l'avrebbe detto che un giorno Arlecchino avrebbe conquistato anche la Scala? E invece in una serata di festa eccolo sulla immensa ribalta del Piermarini, che per la prima volta (fatto storico) apre le porte alla prosa, pivitale che mai. Dinamico, estroverso, allegro senza traccia di malinconia per le sue miserie e la sua fame pantagruelica. Il pubblicoeterogeneo. Ci sono i big (Carla Fracci, Milva, Nina Vinchi, la mitica segretaria del Piccolo Teatro), ma anche lo spettatore che ha poche occasione di recarsi a teatro (lo spettacolo era gratuito). Lo spettacolo strehleriano, ripreso per dare il via alle celebrazioni per il decennale della scomparsa del grande regista,come un fiore che non appassisce mai. E dire che alle sue spalle ha una vita sessantennale (nacque, e fu una sfida, nella vecchia sala di via Rovello il 24 luglio del 1947), rimaneggiato, ristrutturato pivolte, ha girato tutto il mondo, migliaia di repliche (questa vantava il numero 2258) con un cast costretto a rinnovarsi, anche nei Paesi dove nessuno conosceva la famosa maschera italiana. La maschera apparentemente buffonesca ma amabilmente umana che mette la sua fame e la sua abilital servizio di due padroni che rappresentano due mondi diversi, i quali sono tenuti in equilibrio attraverso una sventagliata di contraddizioni, furberie e astuzie. infatti il goldoniano
Arlecchino servitore di due padroni lo spettacolo pilongevo.
Il palcoscenico questa volta vastissimo e gli attori sono costretti ad agire in proscenio, ma lo spettacolo sempre vivido. Vola felice ancora una volta fra i lazzi e le trovate continue. E lo straordinario Ferruccio Soleri (quasi impossibile pensare lo spettacolo senza la presenza di questo inossidabile 78enne) ancora una volta dal personaggio non solo agilite tempismo eccezionali, ma forte simpatia e fonda consapevolezza sotto la maschera di pace. Osannato alla fine, dopo tanto sudore e fatica fisica, insieme ai suoi bravi e pigiovani compagni di avventura. Un'avventura di cui la tappa scaligera rappresenta lo zenith.
Domenico Rigotti