da Shakespeare, drammaturgia e regia di Massimo Munaro Amleto del Teatro Lemming è un'assenza, è un punto interrogativo, è la domanda insoluta sul senso del mondo, sul 'tempo fuori di sesto' che non dà speranza alcuna. Le incertezze del Principe di Danimarca e il suo bisogno di mettere in sesto il mondo e ripulire la sua Danimarca trovano corpo nei giovani attori diretti da Massimo Munaro che firma anche la drammaturgia di una riscrittura dell'Amleto, troppo pensata e alla fine — paradossalmente — un po' banalizzata. Amleto non c'è in scena, ci sono tutti gli altri personaggi, ma il protagonista è assente. Il Principe di Danimarca è il pubblico, testimone muto, ma chiamato a rispondere pur in assenza di battute. Gli attori accolgono gli spettatori offrendo confetti e biscotti a un'improbabile festa nuziale che vede sposi Gertrude e lo zio di Amleto, sposi sul cadavere ancora caldo del padre del principe. Il dialogo fra platea e palco si fa pressoché continuo e pressante in un rompere continuo la quarta parete, un invito a reagire che però sembra di facciata, non va oltre un esercizio di stile performativo che si ferma lì, ai pochi centimetri che separano lo spettatore seduto dall'attore che danza o recita. La drammaturgia shakespeariana si traduce in una riscrittura che sfiora a tratti l'ovvietà di un linguaggio che si vorrebbe incisivo nel suo ritmo franto che volutamente spezza la vicenda, gioca la scomposizione come metafora del disordine esistenziale e finisce col farsi semplicemente confusa e alla fin fine un po' ripetitiva. L'orizzonte è quello a tratti del musical e a tratti della pornografia dei reality show, citazioni che sono estetiche più che etiche nell'assemblaggio firmato dal regista e drammaturgo Munaro che ai giovani corpi degli attori: Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Diana Ferrantini, Katia Raguso, Federica Festa, Giovanni Refosco, Alessio Papa, Mario Previato, Andrea Dellai, Boris Ventura chiede di incarnare il loro disagio nel mondo, o forse semplicemente il vuoto che li divora. E alla fine l'Amleto del Lemming mostra da un lato la povertà lessicale di un Amleto non tanto tradito ma piuttosto mal tradotto, e dall'altro la disperazione di un espressività giovanile che si agita sul palcoscenico, che chiede alla platea di reagire in un bisogno urlante di senso e finisce col fare un po' tenerezza, col dimostrare — inconsapevolmente — il vuoto vero che attraversa il mondo, che è il marcio cui condanniamo i giovani nel tempo presente. In tutto ciò alla fine a prevalere è non il silenzio ma un senso di noia. Nicola Arrigoni
con Chiara Elisa Rossini, Fiorella Tommasini, Diana Ferrantini, Katia Raguso, Federica Festa, Giovanni Refosco, Alessio Papa, Mario Previato, Andrea Dellai, Boris Ventura
produzione Teatro del Lemming
La Casa studio La Silenziosa, Commessaggio (Mantova), Luglio 2011
AMLETO - regia Massimo Munaro
Sipario, 13 dicembre 2011
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