di Emanuelle Delle Piane
traduzione Marco Cappelletti e Emanuelle Delle Piane
regia Yuri D'Agostino, Elisa D'Andrea, Elisabetta Granara
scene Paola Ratto, costumi Daniela De Blasio, luci e fonica Matteo Attolini, costruzioni Carlo Garrone
con Sara Cianfriglia, Mauro Lamantia, Aldo Ottobrino, Sarah Pesca
produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse
PRIMA ASSOLUTA
Genova, Teatro della Tosse dal 25 marzo al 6 aprile 2014
Intrattenere il pubblico parlando della morte non è facile, se poi si riesce anche a divertirlo vuol dire che si è bravi davvero. La morte è argomento scottante (diciamolo pure) più della gelosia, della rabbia, della nevrosi, perché il suo pensiero è sempre dentro di noie, lì in agguato. Prima o poi si presenterà a tutti e tutti lo sappiamo. Allora che fare? Meglio non pensarci, diremmo, o perlomeno che questo non diventi un pensiero costante e se capita di parlarne è indubbiamente meglio affrontare l'argomento con ironia. Così hanno fatto i 3 giovani registi Elisa D'Andrea, Yuri D'Agostino ed Elisabetta Granara, con la messa in scena di Adagio, un testo inedito della drammaturga svizzero-francese Emanuelle delle Piane, che ha debuttato al Teatro della Tosse il 25 marzo scorso e che costituisce la prima rappresentazione assoluta di una sua opera in Italia. Adagio non è altro che una raccolta di nove "drammetti" ispirati ad altrettanti adagio musicali per analizzare, sdrammatizzare ed esorcizzare la morte. La scena è sempre la stessa per tutti i nove quadri, una porta bianca domina in fondo al palco, di lato un prato inclinato di erba finta, e poi uno stand con abiti bianchi appesi, una sedia a sdraio, una poltrona, un telefono, un tavolino e qualche bicchiere a calice. Oggetti di arredo che vengono utilizzati a seconda delle necessità dagli attori che sembrano giocare con Lei, la Signora della notte ,intrigante e subdola, che tormenta o semplicemente inquieta i coraggiosi ancor belli vivi. I personaggi sono tanti sostenuti a vicenda da quattro attori Sara Cianfriglia, Mauro Lamantia, Aldo Ottobrino e Sarah Pesca, bravissimi nella loro varie interpretazioni, in cui riescono appunto ad ironizzare situazioni tragiche. C'è la coppia che premedita il proprio suicidio, c'è chi si trova intrappolato dentro la statua sulla sua tomba, chi pensa a come organizzare il funerale della madre, chi non ha mai visto un morto e si reca al forno crematorio per vedere una salma prima che sia bruciata. Dunque si può dire che alla morte c'è chi si prepara, chi l'aspetta, chi la riceve volontariamente. In ogni caso da questo testo dettato dalle note musicali dei più noti e splendidi adagi dei grandi musicisti classici (ma che nello spettacolo non si sentono) nasce uno spettacolo unico con tre punti di vista originali e personali ben gestiti dai giovani registi che forse proprio grazie alla loro giovinezza hanno saputo sorridere e tener leggero il tono della loro messa in scena assolutamente riuscita.
Francesca Camponero