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BLUES - regia Tino Caspanello

Francesco Biolchini in "Blues", regia Tino Caspanello Francesco Biolchini in "Blues", regia Tino Caspanello

scritto e diretto da Tino Caspanello
Interprete: Francesco Biolchini
Scene e Costumi di Cinzia Muscolino
Produzione: Teatro Pubblico Incanto e Maneggiare con cura
ai Magazzini del Sale-Teatro dei Naviganti di Messina 23 e 24 Febbraio 2019.

www.Sipario.it, 24 febbraio 2019

Una finestrella verde-rame accanto ad un orologio appeso ad un pezzo di muro delimitato da un brachettone di porta con tenda beige, una sedia e un piccolo tavolo quadrato con sopra un bicchiere, una bottiglia di acqua, un vasetto con fiori freschi, un taccuino e una penna, insomma un'idea di casa ideata da Cinzia Muscolino per suo marito e compagno Tino Caspanello artefice d'un bel monologo titolato Blues scritto e diretto da lui stesso nel piccolo spazio dei Magazzini del Sale-Teatro dei Naviganti di Messina e interpretato con metafisica adesione da Francesco Biolchini. Il quale vive in una casetta di campagna a due passi d'una linea ferroviaria dove a precisi orari vi passano treni che lui con pazienza certosina e un filo di entusiasmo annota su quelle paginette scrivendovi sopra giorno mese e orario, senza specificare l'anno, indossando puntualmente, al passaggio dei roboanti vagoni, una giacca del vestito chiaro e sistemarsi all'in piedi accanto alla sedia sempre elegante e sorridente. Compie questi rituali da anni, non si sa da quanti, del resto lo facevano i suoi genitori scomparsi e dunque il suo sembra un comportamento naturale. Quando passa un treno inaspettato, questo signor X - un cugino quasi del Krapp beckettiano che accumulava nastri registrati su cassette mentre lui conserva la memoria in quaderni neri con i bordi rossi - non sa cosa scrivere, va in confusione, annota tuttavia che trattasi d'un treno sconosciuto, cercando nel cassetto di quel tavolo gli appunti scritti da madre e/o padre, se la stessa cosa sia potuta accadere dopo tanto tempo. Quando invece transita un treno sulle rotaie opposte alla casa, sposta le antine della finestra e sistema il vasetto dei fiori in modo che possa essere notato da viaggiatori con vista di falco. Sembra un impiegato, non stipendiato dalle Ferrovie dello Stato, che puntualmente, al fragore d'un treno in arrivo, si alza dalla sedia, indossa la giacca e ripete il solito rituale. Nei ritagli di tempo tiene pulito lo spazio antistante la casa raccogliendo mozziconi e bottiglie di plastica. Dei treni veloci gli piace il forte rumore e il vento che diffondono, dei treni lenti gode a sentire il loro incedere con ritmi musicali e poter leggere le scritte impresse sulle fiancate e scorgervi dentro le facce dei viaggiatori che guardano casa sua. Ricorda con nostalgia le rotaie acciaiose che d'inverno diventano un manto di neve e il treno che lo taglia disegna un contrasto tra il bianco nevoso e il nero di quelle linee parallele. Ecco adesso giungere un treno con dei suoni insoliti di frenata, pare voglia fermarsi giusto di fronte a casa sua. Un fatto raro già accaduto molti anni prima quando la madre accolse i viaggiatori con un fiore all'orecchio e il padre cantava una canzone dopo l'altra. Adesso l'uomo è entrato in confusione. Vorrebbe dar loro da bene versando acqua nei 254 bicchieri di plastica che ha conservato gelosamente. Anche lui, come la madre, si mette un fiore all'orecchio e rimpiange l'assenza del padre che gli avrebbe dato man forte. Quella volta fu una festa in grande stile. Adesso vorrebbe bissare l'avvenimento ma è distratto dallo sguardo d'una donna rimasta nella propria carrozza che lo guarda insistentemente. Pure lui la guarda e le parla sperando che la donna l'ascolta sia pure con i finestrini chiusi. Pare che i due s'intendano. Lui sale su una sedia per osservarla meglio. Le dice di scendere dal treno e la poetica pièce si chiude mentre echeggia nell'aria un suono meraviglioso di tromba, forse quello di Dizzy Gillespie che intona un Blues. Cinquanta minuti di spettacolo che passano via veloci, ripercorrendo Caspanello i momenti migliori dei suoi precedenti lavori come Ntall'aria, Mari, Sira e altri rappresentati in vari paesi europei, all'insegna d'un teatro di poesia, fato di pause e silenzi e che ha messo in luce adesso un attore originario di Letojanni come Francesco Biolchini in grado di trasmettere emozioni e far sognare gli spettatori.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Domenica, 24 Febbraio 2019 22:14

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