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BERRETTO A SONAGLI (IL) - regia Gabriele Lavia

"Il berretto a sonagli", regia Gabriele Lavia "Il berretto a sonagli", regia Gabriele Lavia

Di Luigi Pirandello
Regia Gabriele Lavia
Scene Alessandro Camera
Musiche Antonio Di Pofi
Luci Giuseppe Filipponio
Con Matilde Annis, Carlotta Bufalini, Flavia Garbini, Gabriele Lavia, Ludovica Ottaviani, Valentina Poli, Stefano Pio Ritrovato, Nora Sala
Coordinatore Andrea Viotti
Costumi ideati dagli allievi del terzo anno dell’Accademia Costume e Moda
Produzione ed organizzazione Alessandro Mattias e Produzioni EFFIMERA e DIANA OR.I.S.
Teatro Diana di Napoli dal 9 al 20 febbraio 2022

www.Sipario.it, 11 febbraio 2022

Pirandello, si sa, è l’autore che non conclude, l’autore del possibile e al tempo stesso dell’impossibile, che indaga la vita e l’anima come fossero delle scatole cinesi da aprire e continuare sempre ad aprire ancora, una dentro l’altra. I suoi racconti, le sue storie, toccano tutte le facce dell’universo umano e si dipanano attraverso le personalità e le espressioni che ognuno di noi indossa davanti agli altri, una o anche più di una per ogni situazione. Il fondale quasi di un interno abbandonato, l’atmosfera dai toni scuri e gli arredi della casa quasi abbattuti da un lato, sono lo sfondo e lo specchio di una società spezzettata, non sicura di sé e paurosa dell’altro, che è al tempo stesso però, l’unica ragione per cui esistere. Lo scrittore siciliano ci mostra un mondo in cui l’uomo riesce a mettere anche davanti a se stesso sempre mille volti diversi, che non si comprende forse neanche fino in fondo e che per mettersi davvero a nudo, per scoprire davvero chi è e qual è il suo reale carattere, deve rimuovere centomila maschere, per trovare quell’uno che però in realtà magari non è altri che nessuno. Questa pièce teatrale che sembra a tratti surreale mostra sulla scena esponenti di un mondo della Sicilia borghese, che fra tradimenti, incomprensioni, paure e domande, si trasforma in una vera e propria tragedia della mente. Il vero centro, il vero interrogativo della storia diventa allora l’essere per gli altri, il chiedersi se noi stessi per noi stessi valiamo ancora qualcosa oppure se non esistiamo soltanto per gli altri e grazie agli altri. Per gli altri e non con gli altri, perché in realtà la vita non è altro che un nulla, solo molto affollato, di anime che ruotano attorno al dolore, misto alla pazzia. Ci sono nella mente umana tre corde che si possono attivare: la corda seria, la corda civile e la corda pazza, che si girano a seconda di come ci dimostriamo verso gli altri. Le apparenze sembrano essere l’unica verità, ci descrivono una Sicilia gelosa e accusatoria, mentre per custodire il proprio vero io diventa inutile anche tenerlo sotto chiave. Ma se il dolore e la gioia nascono dallo stesso pezzetto al centro del cuore, possiamo forse sperare che questo io, così frammentato, così spaesato all’interno di un mondo falso e spesso indagatore, accomuni la condizione di tutti gli individui e sia così la follia universale e non del singolo a farla da padrona.

Francesca Myriam Chiatto

Ultima modifica il Domenica, 13 Febbraio 2022 11:47

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