Il capitolo censurato dei Demoni
adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni
da I demoni di Fëdor Dostoevskij
con Mino Manni
regia Alberto Oliva
produzione Teatro Franco Parenti
Teatro Franco Parenti, Milano, dal 7 al 18 febbraio 2018
In una sala teatrale che ha il sapore di un bunker, Mino Manni interpreta il Male che alberga in noi. Dà voce alle parole di Dostoevskij che, nelle sue opere, ha saputo indagare gli aspetti più profondi e contradditori dell'animo umano. In questa direzione va "La confessione", con l'adattamento dello stesso Manni e di Alberto Oliva anche regista di questa pièce. Un letto disfatto con una coperta di lana malamente stesa è la scenografia essenziale che ci accoglie all'ingresso della Sala Treno Blu del Teatro Franco Parenti.
Ci sediamo sulle poche panche disponibili e ha inizio lo spettacolo. La prima parola pronunciata da Manni-Nikolai Stavrogin è preceduta da un lungo silenzio. Si crea un'atmosfera di tensione che fa presagire a una confessione intensa. Il protagonista inizia a raccontare di una bambina conosciuta, facendoci immaginare una pedofilia praticata e allo stesso tempo oggetto di un pentimento presunto che trova sfogo nel ricordo del conseguente suicidio della piccola. È un pentimento presunto, trattenuto non pieno. E lo capiamo quando a quell'episodio malvagio se ne aggiungono altri nella narrazione del protagonista. Che sfonda il velo di questa ambiguità emotiva "buttandoci in faccia" il vero sentimento solo apparentemente nascosto. È il male. È lui, ora, al centro della scena al servizio di un nichilismo totale che non ha più voglia né possibilità di tornare sui suoi passi. La risata isterica di Stavrogin è la forma che prende questo deciso moto d'animo. Non c'è più possibilità di barare. L'incertezza iniziale che poteva essere frutto di un ripensamento della propria condotta morale, lascia spazio, definitivamente, alla certezza della volontà del male compiuto. Nel finale, il protagonista chiede al pubblico di essere compreso. Ma il suo disinteresse alla risposta di questa richiesta potrebbe dar adito ad altri misfatti che vanno oltre l'ultima parola scritta nella Confessione. Sono queste le note di uno spettacolo, minimalista, intenso, in cui l'abilità interpretativa di Manni scorre tranquilla nel racconto del Male, senza colpi di scena recitativi e registici che lascino un segno importante.
Andrea Pietrantoni