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MOZART E SALIERI - regia Alberto Oliva

"Mozart e Salieri", regia Alberto Oliva. Foto Giorgio Grazioli "Mozart e Salieri", regia Alberto Oliva. Foto Giorgio Grazioli

drammaturgia: Alberto Oliva e Mino Manni
da Aleksandr Puskin
regia: Alberto Oliva
con Mino Manni e Davide Lorenzo Palla
musiche originali: Ivan Bert
scene: Francesca Barattini
costumi: Marco Ferrara
disegno luci: Alessandro Tinelli
assistenti alla regia: Angelo Colombo e Serena Lietti
Produzione Teatro Out Off in collaborazione con I Demoni
Milano, Teatro Out Off dal 18 febbraio all'8 marzo 2015

www.Sipario.it, 25 febbraio 2015

Come ha dichiarato con convinzione entusiasta il regista Alberto Oliva nel breve incontro introduttivo alla pièce in compagnia di un esperto - una simpatica e intrigante iniziativa propria del Teatro Out Off - ogni spettacolo è frutto della collaborazione di un team di operatori che sinergicamente lo costruiscono e gli danno vita: così è avvenuto anche per Mozart e Salieri che in scena presenta Davide Francesco Palla e Mino Manni, due attori eccezionali che spesso lavorano con Oliva con cui c'è un rapporto di stima reciproca, sostenuti da uno staff articolato e intelligente con il quale il regista ha costruito uno spettacolo di grande intensità.

Fulcro della storia sono due aspetti umani antitetici e contrari: da una parte la genialità con la sua vis dirompente, passionale e spesso venata di stravaganza nella figura di Wolfang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791), uno dei più creativi musicisti di tutti i tempi, capace di tradurre in musica le emozioni e dotato di una memoria degna di Pico della Mirandola, e dall'altra l'invidia, uno dei sette peccati capitali - aumentata a dismisura e protagonista incontrastata dell'odierna società della competizione - elemento costitutivo dell'anima di Antonio Salieri (Legnago 1750 – Vienna 1825).
Questi, compositore e insegnante di corte e maestro di cappella, è considerato all'epoca uno dei più validi musicisti e quindi gode di una posizione di assoluto privilegio rispetto al più giovane collega emergente che, se già da bambino ha gustato il sapore della gloria, è cresciuto con l'estro creativo coniugato a volte con una certa insania, forse frutto anche di un'infanzia non vissuta.

Nel rapporto tra i due assolutamente non chiaro e sicuramente segnato da alcuni screzi (così come avvolta nel mistero resta la morte di Mozart) pare insinuarsi subdolamente la terribile invidia di Salieri che, invece di godere dell'ottima posizione di privilegio acquisita, coltiva dentro di sé il bubbone dell'invidia facendolo crescere in maniera smisurata tanto da indurlo a un'azione terribile vissuta come un atto di giustizia, un ristabilimento di quell'armonia distrutta nientemeno che da Dio colpevole di avere regalato la genialità - che egli ha la capacità di riconoscere da subito - non a lui, uomo serio e completamente dedito allo studio della musica ancorché non eccezionale nell'animo - ma a un giovane musicista eccentrico e un po' scapestrato, quindi lontano dall'idea che Salieri ha dell'Arte.

Tale versione dei fatti, probabilmente priva di fondamento e nata negli ultimi anni della vita del compositore di corte quando costui affetto da varie problematiche di salute si sarebbe autoaccusato di avere eliminato Mozart, trova credito in Aleksandr Puškin che, nel 1830 scrive Mozart e Salieri (subito intitolato Invidia), breve dramma in versi d'intensa drammaticità psicologica, ripreso nel 1898 dal compositore russo Nikolaj Rimskij-Korsakov nell'opera Mozart e Salieri, poi nel 1978 dal drammaturgo Peter Shaffer che con Amadeus conquista i teatri londinesi e ancora dalla televisione sovietica nel 1979 con Piccole Tragedie diretto da Mikhail Shveitser e a seguire altre versioni, oltre a una ricca filmografia, fino al Mozart e Salieri di Alberto Oliva.

Un argomento dalla grande fortuna critica con un fascino sottile e ambiguo su cui è stato eseguito da parte de I Demoni (Associazione Culturale, nata nel 2011 per opera del regista Alberto Oliva e dell'attore Mino Manni, il cui titolo, evocando il celebre romanzo di Dostoevskij, evidenzia come tra i suoi scopi e progetti ci sia proprio quello di approfondire i grandi autori russi dell'Ottocento) un profondo lavoro di scavo psicologico da cui nasce una pièce dall'avvincente scontro/incontro tra due personaggi che si raccontano con passione e pathos misti a pennellate di gioiosa e calda umanità.

La parte musicale - icasticamente rappresentata nell'essenziale scenografia da fili con tondi di varia misura: simboli del pentagramma e delle note musicali - non preponderante ma importante evidenzia maggiormente la dicotomia tra un Mozart goffamente maldestro nel quotidiano, ma vitalisticamente gioioso e creativo come nel Flauto Magico (al di là dei suoi significati esoterici) e un Salieri devastato dal male ineluttabile dell'invidia e come tale legato al Requiem, un contrasto bene-male di sapore dostoevskiano.
Un lavoro da vedere per ricchezza e varietà di sfumature.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Mercoledì, 25 Febbraio 2015 22:09

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