Soggetto, regia, interpretazione Jean Baptiste Thierrée, Victoria Chaplin
Disegno luci Laura De Bernardis
Suono Christian Leemans
Produzione Le Cirque Invisible in collaborazione con Théatre du Rond Point
Siena, Teatro dei Rinnovati, 22 dicembre 2023
Un bellissimo regalo di Natale, questo dei Teatri di Siena. Rincorrevo questi due poeti dello spettacolo da non so quanto, senza mai riuscire ad acchiapparli, ma il pubblico tutto sembrava già conoscerli bene, ed avere con loro un feeling unico. Già, il pubblico: tutte ma proprio tutte le età rappresentate, tutti ma proprio tutti stregati dai gesti, dall’umorismo leggero, dalla maestria ineguagliabile di questa coppia nella quale i due componenti esprimono la propria personalità, diversa tant’è che si alternano, e solo nelle ultime scene compaiono insieme. Forse è stato bene per il cronista vederli, diciamo così, il là con gli anni: ne cogli appieno la ricerca, direi la meditazione sul concetto di circo che ha accompagnato decenni della loro vita. Uno spettacolo quasi senza parole, per di più in francese, lingua ai più in Italia ormai quasi sconosciuta, talvolta tradotta in un italiano volenteroso e delizioso, quando proprio necessario, dal grande giocoliere, lui, Jean Baptiste, oggi ottuagenario, che deve aver adorato i giochi di prestigio da bambino, ed oggi conserva l’humour birichino che li fa rivivere, e un po’ li prende in giro, aggiungendo l’attività di attore alle sue altre creatività artistiche. Così toccante nell’unico momento sentimentale senza remore, quello dedicato alla voce di Piaf, che abbiamo proprio voluto accertarci della sua città di nascita: certo, Parigi, una Francia iconica che forse oggi non c’è più, ma tutto il Novecento ha molto amato. Lei, Victoria, della numerosa schiera familiare costituita dal vecchio Chaplin e dalla giovane figlia di Eugene O’Neill, un mito della nostra giovinezza di amanti del teatro, che si oppose con tutte le forze a quell’unione. Del resto, come dargli torto? Per fortuna non ci riuscì, ed ecco una dinastia di teatranti che, generazione dopo generazione, si muove in teatro come a casa sua. Elegantissima Victoria, gioca con un elemento costitutivo del concetto di teatro, il costume, e non ci meraviglia che possa vantare riconoscimenti anche come costumista. E davvero virtuosa delle abilità circensi, che prende molto sul serio, ed alle quali dedica straordinarie invenzioni, di quelle che fanno tornare bambini. Già, i bambini del pubblico, coi loro commenti ad alta voce, le loro risate. Che seguono con passione come gli adulti una scena senza intervallo, così ricca di invenzioni che l’attenzione non può mai scemare, e la cui chiusa è uno spettacolo anch’esso, nel quale il pubblico ha il compito di applaudire ma non ci sono gli inchini. Paff! Gli interpreti spariscono. Per la prima volta nella vita, la sottoscritta ha battuto le mani a tempo, come tutto il pubblico. Un ricordo estemporaneo, ma non peregrino: le colorate immagini delle miniature medievali rappresentanti gli umili artisti di strada, giocolieri ed acrobati, quelli che qualche anonimo scultore ha avuto l’estro di collocare anche nei capitelli delle cattedrali medievali, che con un’arte quant’altra mai duratura hanno rappresentato il fantastico e la realtà di un mondo… forse è ancora il nostro? Annamaria Pellegrini