di Ken Ludwig, traduzione Lilla Picciotto,
scene Nicola Rubertelli, costumi Dora Argento, musiche Luciano Francisci,
Regia Giancarlo Zanetti,
con Gianfranco Januzzo, Federico Pacifici, Claudia Coli, Tiziana Bagatella, Fabrizio Apolloni, Rodolfo Medina, Stefania Papirio
Teatro Vittorio Emanuele, Catania, dal 2 al 6 maggio 2012
Ken Ludwig, drammaturgo statunitense di York (Pennsylvania) ha scritto una dozzina di commedie compreso un musical di successo Crazy for you con musiche di Gershwin. Un suo brillante e divertente lavoro, Cercasi tenore (Lend me a tenor) che ha debuttato a Londra nel 1986 e che a Broadway è stato rappresentato per 14 mesi di fila, è approdato adesso al Vittorio Emanuele ( con repliche sino a domenica) con la regia di Giancarlo Zanetti e la traduzione di Lilla Picciotto. Il plot ambientato negli anni '30 del secolo scorso, all'interno d'un salotto color crema con vetrata centrale da cui è ben visibile un accogliente sofà dal gusto peccaminoso (la scena è di Nicola Rubertelli, mentre i costumi deco sono di Dora Argento), ruota attorno a Max (Gianfranco Jannuzzo) un galoppino tuttofare dello scorbutico Saunders (Rodolfo Medina), produttore dell'Opera di Cleveland, che in realtà aspira a diventare un famoso tenore. L'occasione gli viene data dall'arrivo del famoso tenore spagnolo Tito Merelli (Federico Pacifici) che doveva interpretare Otello e che messo knockout da un cocktail a base di alcol e sedativi, verrà sostituito dal talentuoso Max che grazie ad una serie di equivoci gli consentiranno di raggiungere l'obiettivo. Nel primo tempo, dove il bravissimo mattatore Jannuzzo riesce a strappare al pubblico qualche risata, conosciamo la brava Claudia Coli nei panni di Maggie figlia del produttore, la soprano arrivista Diana (Stefania Paririo) che per avere una parte andrebbe a letto con chiunque, la passionale moglie Maria ( Milena Miconi) del cantante spagnolo, l'elegante "zia" Giulia (Tiziana Bagatella) e il cameriere in livrea (Fabrizio Apolloni). Nel secondo tempo Ken Ludwig si ricorda che è esistito nel 3° secolo a.C. un tale Plauto autore dei Menaechmi, due fratelli gemelli ripresi poi da Shakespeare nella Commedia degli equivoci e Jannuzzo e Pacifici, agghindati entrambi da Otello, con continui scambi di ruoli, riescono a far sorridere la dormiente platea del teatro e a creare situazioni divertenti, comiche gags ed equivoci, grazie pure a quelle protagoniste femminili che amano giacere in soffici divani.
Gigi Giacobbe