di Pau Mirò
traduzione: Enrico Ianniello
con Chiara Baffi, Enrico Ianniello, Giovanni Ludeno
suono: Daghi Rondanini, luci: Lucio Sabatino, costumi: Roberta Nicodemo
spazio e regia: Francesco Saponaro
Napoli, Teatro Nuovo, 12 ottobre 2007
Milano, Teatro Strehler, dal 8 al 22 giugno 2008
In uno squallido appartamento di Napoli, tra musiche e rumori vive la sua vita di prostituta la giovane Lali con Carlo il fidanzato, misero sfruttatore, il suo amore per una poesia da foglietti nei cioccolatini, gli abiti sgargianti, il cibo spazzatura e un sogno di possibile riscatto che un cliente colto e gentile le fa balenare. Sono i tre protagonisti di Piove a Barcellona del catalano Pau Mirò che diventa nella felicissima trasposizione partenopea di Enrico Ianniello Chiòve, con la regia di Francesco Saponaro. Uno spettacolo ben recitato e diretto, dal tono minimalista che disegna una situazione di violenza e di crudeltà, un quotidiano di mortificazione, vissuto con allegra sventatezza da Lali che verrà tradita in modo malvagio e sottile quando, felice di aver trovato con il suo cliente «buono», il colto libraio una sistemazione che la toglierà dalla strada, non immagina che un patto tra lui e il fidanzato la venderà nuovamente e in modo ancor più spietato: la catena della schiavitù non lascia speranze, si è solo un po' allungata. Chiara Baffi è bravissima nel dare gioia di vivere, spontaneità e un alone di candore al suo personaggio nato sconfitto. Bravi anche Giovanni Ludeno un nevrotico, abulico, squallido «pappone» spietato nel suo egoismo, e Enrico Ianniello che dà uno spessore di falsità perbenista al suo libraio dal meschino animo da sfruttatore. Teatro Strehler, fino al 22 giugno
Magda Poli
Una Barcellona partenopea
Chi ha frequentato strade e stradine che si dipanano in reticolo fitto nel cuore della città, ai lati delle Ramblas, a Barcellona, può capire l'estrema pertinenza di Chiòve di Pau Miró, in "prima" italiana al Nuovo, nell'ambito del Festival Teatro Italia. Il testo, di un catalano trentatreenne autore di fortunate commedie come Happy Hour e Bales i Ombres, è stato tradotto in lingua napoletana da Enrico Ianniello, per la regia di Francesco Saponaro. Plou a Barcelona diventa Chiòve e con motivo, dicevamo. Perché non solo il linguaggio nelle sue scansioni ritmiche, bensì gli ambienti e le atmosfere di Miró combaciano con il trasferimento all'ultimo piano di un vecchio stabile dei Quartieri Spagnoli. A Napoli come a Barcellona ci sono gli accumuli di colore, i sentimenti forti, il mare, le cataste di segni e sogni proprie dei posti d'antica passione, dove vecchio e nuovo si intrecciano gaudiosamente in un mix di pagine ingiallite, cassette pirata, cibi eletti e resti avariati.
Chiòve va d'accordo con Plou in modo quasi sconcertante. Esiste, in entrambi, odore di fumo e di sperma, ugual profumo di pelle sana e cioccolato, lo stesso sfrigolare di carta di giornali e hamburger. Il triangolo - Lei, Lui, l'Altro - non è il solito. La ragazza (Chiara Baffi) si prostituisce, quasi naturalmente, ravvivando con il mestiere sia il borsellino, sia la routine del suo rapporto con Carlo, pappone e partner legittimo (Giovanni Ludeno). Il cliente (Enrico Ianniello) fa da cuscinetto fra gli "sposi", condividendo spirito e maniere, droga e abitudini, aspirazioni nate per morire, afflati ed evasioni impossibili che la realtà soffoca comunque, per istinto di conservazione.
Nei vicoli delle Ramblas, fra negozi di maschere e scherzi di carnevale, si mangiano le tapas di mariscos e pesce fritto, le puttane giocano a fare le signore e il sesso, qualche volta, contiene i germi della ribellione sociale. Non differente la vita a Napoli dove l'ultima rampa di scale del condominio dei Quartieri finisce nell'antro di Lali, Carlo e Davide. Due dannazioni filosofiche. Due similitudini che fanno poesia. Dello spettacolo è stato realizzato un mediometraggio, regia di Saponaro e sceneggiatura di Miró, ripreso e trasmesso in tempo reale da un appartamento/set dei Quartieri Spagnoli.
Rita Sala