Di Mike Bartlett
Traduzione Monica Capuani
Regia Francesco Saponaro
Con Valentina Acca e Federica Sandrini
Costumi Daniela Salernitano
Scene Lucia Imperato
Disegno Luci Luigi Della Monica
Produzione Teatro Sannazaro – Centro di Produzione Teatrale
Teatro Sannazaro di Napoli Dal 3 al 5 marzo 2023
A volte ci spaventa pensare che la tecnologia, con i robot ad esempio, stia prendendo sempre più piede snaturandoci e rendendo sempre meno umani anche gli stessi esseri umani. Ci raccontiamo che, nonostante tutti utilizziamo accessori e strumenti tecnologici, è ancora lo stare insieme, la condivisione tra persone che pensano e vivono, la parte principale del nostro stesso senso esistenziale, ma poi la comodità tende a prendere il sopravvento e ricadiamo un po’ tutti nello stesso “errore”. Non è solo, però, il progresso contemporaneo a trasformare la nostra società ed il nostro animo. Esistono infatti, nel nostro tempo veloce e senza tappe, in cui sembra di dover essere sempre più bravi degli altri e di arrivare primi sugli altri, molte realtà in grado di cambiare la natura dei sentimenti e portare una persona ad annullare la consapevolezza emotiva, spegnendola del tutto. La quotidianità attuale è infatti sempre più dominata da notizie di chi si sente sempre un passo indietro, di chi crede di fallire per un esame non dato, per una laurea non presa, perché fuori corso o in ritardo con un pagamento, una consegna, un compito. Ecco che cresciamo allora bambini e poi ragazzi che, come stessero percorrendo i 100 metri, si sentono sempre in continua sfida e competizione non con se stessi per migliorarsi, ma con chi hanno accanto e che restano indietro e si sentono ultimi. All’università aumentano sempre di più le scelte tragiche di chiudere con un gesto estremo la propria carriera e la propria vita e quello che per tanti studenti è stato un luogo di gioia, piacere e istruzione, diventa per altri ambiente stretto e ostile dove chi non sa o non può stare al passo con i tempi, presta ascolto a quella voce insistente piena di disagio. È in tutta questa cornice che possiamo inquadrare il testo del drammaturgo inglese Mike Bartlett, al Sannazaro nella traduzione di Monica Capuani e per la regia di Francesco Saponaro. Contrazioni come i dolori raccontati, come forse la riduzione del personale, come il lavoro precario e quasi introvabile che ci fa convincere del fatto che una volta, chissà come, ottenuto, sia assolutamente impensabile anche solo l’idea di avvicinarsi a qualcos’altro, ai propri sogni, alle proprie aspirazioni e che ci si debba tenere stretta qualsiasi condizione lavorativa capitata, anche se poi la stretta diventa quella al collo. Le due bravissime interpreti di questa cruda e dura, ma altrettanto attuale, pièce, sono Valentina Acca e Federica Sandrini: la prima nei panni di una manager di cui non importa sapere neanche il nome né conoscere la sua vita privata forse perché ormai assorbita da quella lavorativa, la seconda in quelli di una giovane dipendente che compie una sorta di percorso di formazione al contrario nell’ora di spettacolo che ci regala. Infatti Emma, questo il suo nome in scena, inizia il suo percorso come una donna libera, indipendente e con delle proprie idee, che tuttavia sembrano sempre più sul punto di vacillare man mano che si moltiplicano i colloqui con la donna senza nome, suo capo che sostiene di agire sempre e solo per il bene e la trasparenza dell’azienda. Da qui si innesca dunque un vortice senza fine che porterà Emma quasi alla follia, fino a “rinsavire”, secondo i canoni dell’azienda ovviamente, attraversando tutte le peggiori brutture dell’animo umano e disumano che da attrice della sua vita in grado di decidere e scegliere per sé, di coinvolgersi sentimentalmente e impegnarsi professionalmente, la porteranno ad essere spettatrice del suo dolore e delle sue azioni, come un vassallo col suo signore. “Sentimentale: qualunque gesto, indicazione, comunicazione, verbale o di altro genere, aspetto, messaggio, intesa o incontro organizzato o evento che venga perpetrato con intenzione di far progredire la relazione in direzione dell’amore” si legge nel contratto che lei stessa ha firmato, postilla come quasi sempre accade di primaria importanza, in questo caso affinché non ci sia alcun coinvolgimento tra colleghi, sempre, per il bene dell’azienda, si sa. Peccato che di sentimentale tutto quello che verrà dopo non avrà più niente e lo stesso ingabbiare ogni emozione in una precisa e puntuale definizione, così come pilotarne il percorso e i momenti, diventeranno l’unica cifra continua che plasmerà Emma, fino a renderla, “ad immagine e somiglianza dell’azienda”, perché se anche volesse licenziarsi e vivere, finalmente, la sua vita, un altro lavoro di certo lei non lo troverà. Amaro, ma molto attuale, è tutto il susseguirsi dei colloqui tra le due, che rendono bene, con grande maestria e toccando le corde di tutte le espressioni e le corrispondenti intenzioni, il senso del personaggio che rappresentano, mettendo l’accento sull’invadenza che prevarica l’umanità e su quanto sia pericoloso perdere quell’intimità e quell’amore che, nonostante tutto, tengono ancora in piedi le relazioni umane.
Francesca Myriam Chiatto