di Scott Gibbons, Chiara Guidi
con Claudia Castellucci, Monica Demuru, Chiara Guidi
Societas Raffaello Sanzio
Napoli, Galleria Toledo, dal 18 al 20 aprile 2008
La ricerca vera - quella più avanzata, quella che si proietta verso il futuro - parte sempre dal passato. E ce ne dà l'ennesima conferma il concerto-spettacolo «The cryonic chants» (sottotitolo: «canti e poemi oggettivi, tratti da un impassibile animale») che la Socìetas Raffaello Sanzio ha presentato alla Galleria Toledo. Per capire di che cosa si tratti bisogna fare un bel salto indietro: addirittura fino al Seicento di Cervantes e di Don Chisciotte. Infatti, questa nuova creazione della Raffaello Sanzio - che con essa si conferma come il gruppo più estremo (in tutti i sensi) della superstite avanguardia teatrale italiana - invera perfettamente l'acutissima definizione che dell'Hidalgo della Mancia diede Foucault: Don Chisciotte è «scrittura errante nel mondo in mezzo alla somiglianza delle cose», poiché «la scrittura ha cessato di essere la prosa del mondo» e «le parole vagano all'avventura, prive di contenuto». In altri termini, «The cryonic chants» rimanda alla crisi decisiva dell'età moderna, la frattura tra le parole e l'esistente. Ecco, allora, che qui non c'è più un testo, ossia qualcosa di predefinito e, quindi, di finito. E di conseguenza non c'è più nemmeno un autore nell'accezione comune del termine: l'autore della Raffaello Sanzio è, nella circostanza, un capro lasciato libero di pascolare su un tappeto di lettere, fornendo, così, altrettanto libere associazioni di fonemi che poi Chiara Guidi ha organizzato in una partitura per quattro registri femminili sulla base delle musiche elettroniche di Scott Gibbons. Sono musiche ad un tempo magmatiche, seriali, ipnotiche, in cui s'aprono, improvvisi, squarci di melodia rapidissimamente spenti sul nascere, e guizzano accenni di voci come soprassalti della coscienza nel fluire tumultuoso e appunto «impassibile» della vita, quest'ultimo sottolineato per contrasto dalle sequenze innumerevoli di rette verticali parallele - il «gelo» espressivo dell'optical art - proiettate sul fondale. E si comprende, dunque, perché «The cryonic chants» costituisca un altro capitolo di quella «Tragedia Endogonidia» che ormai da sei anni vede impegnata la celebre formazione cesenate nelle grandi città europee. Ogni città un capitolo. E ricordo, in proposito, quel che Romeo Castellucci - l'autentica anima della Raffaello Sanzio - mi disse a Roma in occasione del debutto di «BR.#04 Bruxelles/Brussel», il quarto episodio della serie: «La "Tragedia Endogonidia" è un sistema drammatico in evoluzione. Il termine "Endogonidia" si richiama a quegli esseri viventi semplici che hanno al proprio interno la compresenza di gonadi sia maschili sia femminili: ciò permette loro di riprodursi senza fine, secondo un principio di immortalità. La "Tragedia" pura e semplice, al contrario, presuppone la fine dell'eroe». Insomma - ed è questo l'alto, vertiginoso approdo di «The cryonic chants» - la letteratura e il testo lasciano (devono lasciare) il posto alla verità eterna e inconfutabile della biologia e della «forma» organica. Davvero non a caso, perciò, le bravissime interpreti - Claudia e Teodora Castellucci, Monica Demuru e la stessa Chiara Guidi - a un certo punto, con le loro alte figure in nero, «diventano» le zampe del capro. Non disse forse Blanchot che scrivere è un «gioco insensato»?
Enrico Fiore