di Mike Bartlett
traduzione Monica Capuani
regia Luca Mazzone
con Viviana Lombardo e Silvia Scuderi
spazio scenico e paesaggio sonoro Luca Mazzone
luci Fiorenza Dado e Gabriele Circo
produzioneTeatro Libero Palermo | Centro di produzione
Sala Laudamo di Messina dal 29 al 31 gennaio 2016
C'è qualcosa di Quo vado? di Checco Zalone in questa pièce del 36enne inglese Mike Bartlett titolata Contrazioni (Contractions) nella traduzione di Monica Capuani, messa in scena con molta cura da Luca Mazzone nella Sala Laudamo di Messina. Lì dove in particolare il tema ruota sul lavoratore che deve/vuole conservare il "posto fisso" costi quel che costi. Anche se i due finali, quello del film e della commedia di Bartlett, divergeranno significativamente: Zalone "rinunciando" a quel posto dedicandosi con la compagna in missioni umanitarie di bambini, Emma ( la sottoposta dello spettacolo teatrale cui da vita un'ottima Silvia Scuderi) preferirà mantenere il suo status impiegatizio, scegliendo la via dell'integrazione e della "normalizzazione" aziendale, diventando la fotocopia della grigia manager che l'ha sempre avversata, interpretata con grande adesione da Viviana Lombardo. L'agile regia di Luca Mazzone per conto del Teatro Libero di Palermo, fondato dal padre Beno e dalla madre Lia Chiappara, entrambi affiatati teatranti insieme da più di 40 anni, tende a mettere in evidenza i caratteri delle due donne: di colei che sta sopra e dell'altra che sta sotto, la quale suo malgrado dovrà attenersi a regole aziendali balorde, come quelle che non si può avere alcun rapporto sentimentale, affettivo e sessuale con i colleghi. Addirittura quando Emma si legherà ad un compagno di lavoro e avranno un bimbo che morirà da li a poco, la perfida manager vorrà vedere de visu il corpicino accovacciato in una scatola di cartone. Il pensiero vola a Metropolis di Fritz Lang o ad Orwell 1984 in cui sono rigorosamente vietati sentimenti e amori, ma anche a certo Teatro dell'Assurdo, di Havel e Ionesco in particolare, per l'impianto drammaturgico che si articola in quattordici scene, i cui quattordici bui sono rischiarati da immagini oniriche ( il video è di Pietro Vaglica) tendenti a mettere in luce il carattere delle due protagoniste. Un modo per raccontare per frammenti la vita delle due donne, riprese nelle proprie due sedie con rotelle, divise da un tavolo d'ufficio e agghindate sempre con costumi che scandiscano i diversi momenti teatrali.
Gigi Giacobbe